R Recensione

6/10

Travis

The Boy With No Name

Terzo atto “post-manwho”.

Terzo tentativo di confermare quel piccolo grande capolavoro.

Terzo fallimento.

La verità, in fin dei conti, sarebbe imprigionata in queste tre righe.Tuttavia non è giusto liquidare in modo così affrettato un gruppo diciamo pure dotato e rispettabile come i Travis.

Non sarebbe corretto perché dal 1999, anno d’uscita di “The man who”, se è vero che non sono mai riusciti a bissare o anche solamente avvicinarsi qualitativamente a quel diamante isolato è anche vero che lavori come “The invisible band”, “12 memories” e il “neonato” “The boy with no name” sono pur sempre dei dischi pop tutt’altro che disdicevoli.

Il copione infatti si ripete nuovamente in questo 2007 che segna una conferma delle capacità sicuramente innate nello scrivere canzoni pop, un ulteriore perfezionamento in fase di arrangiamento ed un ritorno eccellente in cabina di produzione con il superlativo Nigel Gordich (nuovamente “in pista” dopo la “pausa” di “12 memories”)

Se poi ci aggiungiamo anche un Brian Eno chiamato a dirigere le prime sessioni dell’album e poi tramutato nella veste di consigliere di fiducia, padre spirituale e amico fidato, allora è difficile non farsi prendere da facili entusiasmi pre-release

Purtroppo però, non possiamo non accorgerci che per la terza volta consecutiva i Travis riescono a sfornare lo stesso disco…

Tutto sembra al posto giusto: la voce, gli strumenti, la produzione, ciò nonostante manca ancora una volta e questo mi duole doverlo dire, quella magia e quell’eccellenza che ci si aspetterebbe da un gruppo che, quando anche gli ultimi rantoli del brit pop si erano estinti, seppe stupire, anticipando la moda dell’effimero New acoustic movement, con un disco “intimo” e “sussurrato” come “The man who” capace di influenzare in seguito persino i Coldplay del bellissimo “Parachutes”.

A riprendere solamente l’atmosfera di quel “best sellers” ci pensa la “cyberstoria” celestiale di “Out in space” mentre il resto è decisamente più vicino all’ultimo “12 memories” o ai “profumi acustici” di “The invisible band” con la sola differenza che qui la malinconia di fondo (tratto somatico peculiare dei nostri Scozzesi) appare positiva e ottimista, una malinconia che potremmo definire “finto triste”, spensierata, fresca ed estremamente vicina al suo antitetico del buonumore…

In cima alla piramide ci troviamo la dolcissima e commovente “My eyes” dedicata da Fran al suo nuovo pargoletto (il “boy with no name” appunto), il falsetto decisamente ispirato nella toccante “Battleships” e la solare ed contagiosamente estiva “Selfish jean” che parte quasi fosse un inutile plagio di “Lust for life” per poi personalizzarsi in una composizione dai tratti giocosi ed estivi sulla falsa riga dell’esordio…

Il resto è totalmente (o quasi) puro contorno. Di qualità se si esaminano la “cantautoriale” e sussurrata “3 times and you lose”, “Closer” il classico singolo “allaTravis” e “Big chair” forse l’unico pezzo dove l’influenza di Eno appare evidente e determinante grazie ad indovinati accorgimenti elettronici.

Menzione speciale invece per la traccia nascosta “Sailing awayBeatlesiana fino al midollo che avrebbe sicuramente meritato un posto in scaletta nel finale a discapito dell’anonima ed insufficiente “New Amsterdam”, discutibile omaggio di Fran alla sua nuova città d’adozione…

Già, “New Amsterdam” il finale che non t’aspetti, il calo d’ispirazione netto ed evidente, una banalità palpabile anche in “Eyes wide open” che tenta di riprendere una certa verve a la “Good feeling” ma che riesce solamente ad apparire scontata in modo piuttosto imbarazzante.

Eccoci quindi dopo tre anni di pausa con questa nuova creatura senza nome tra le mani…Come prendere quindi questa nuova natalità?

Le chiavi di lettura possono essere essenzialmente due:Tutto dipende dalle aspettative che ognuno di noi ripone nel gruppo di Glasgow

Se volevate un altro disco pop semplice e diretto alla “Travis post man who” allora questo è il disco che fa per voi.Certo, non salterete giù dalla sedia, non vi strofinerete gli occhi, di questo statene pur certi, ma probabilmente vi cullerete tra le dolcissime note di “My eyes”…

Se invece vi aspettavate un diversivo, un pizzico di genialità in più rispetto al passato, quell’ingrediente chiamato “rischio” un “must have” per le band che vogliono differenziarsi dalla massa o magari li attendevate al varco in cerca di un definitivo riscatto e di una conferma di certe eccellenze passate, beh allora il piatto che vi troverete di fonte sarà probabilmente “anonimo” e difficile da digerire…questo è indubbio.

V Voti

Voto degli utenti: 5,4/10 in media su 9 voti.
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C Commenti

Ci sono 5 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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ozzy(d) (ha votato 4 questo disco) alle 22:03 del 29 maggio 2007 ha scritto:

closeeeeer

tra questi e i coldpalla, c'è da tagliarsi le vene...vogliamo un brit-rock più energico! aridatece gli stone roses!

Marco_Biasio alle 22:11 del 30 maggio 2007 ha scritto:

Io direi...

Aldilà del disco, che non ho ascoltato, a ridatece i Pulp!!!!

dagenham dave (ha votato 5 questo disco) alle 6:31 del 13 luglio 2007 ha scritto:

non va...

Recensione perfetta, il disco è impalpabile, e stufa dopo 2 ascolti...inutile..

Totalblamblam (ha votato 2 questo disco) alle 19:04 del 17 dicembre 2007 ha scritto:

cacca pura

Roberto Maniglio (ha votato 7 questo disco) alle 23:43 del 30 settembre 2008 ha scritto:

Non sarei così severo... In fin dei conti è solo pop, nel complesso carino, spensierato e nemmeno poi così tanto banale.