TOPS
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Sono molto cresciuti, i canadesi TOPS, dal debutto, in effetti ancora un po acerbo, di Tender Opposites (2012), che faceva però intrasentire, in alcuni pezzi (Rings of Saturn in testa), i numeri di una band interessante, capace di spaziare tra le riprese dei suoni fm tra 70 e 80 senza rinunciare a un proprio tocco personale.
Cresciuta è soprattutto Jane Penny, la vocalist, a cui difettava nellesordio labilità nel controllare la propria voce durante gli episodi più movimentati, dove la sezione ritmica in groove infettivo tendeva a farla sbandare verso toni striduli. Qua invece il suo contributo dà dolcezza e sinuosità a un impianto strumentale davvero maturo, dove un ruolo preponderante è dato alla chitarra tutta svolazzi e pennate ritmiche in costante dialogo funky con basso e batteria, mentre il synth continua a dare una patinatura dreamy e vaporosa al tutto.
Su questi territori sono recentemente sbarcati altri compagni di sonorità (Yumi Zouma, il più recente Toro Y Moi), e così capita che certi pezzi prendano, come là, persino una curvatura balearica (Blind Faze), anche se il padre putativo rimane un ripulitissimo Ariel Pink (Circle the Dark), così presente nelle snervature di alcuni pezzi semi-addormentati (da titolo, proprio: All the People Sleep, Sleeptalker) come negli ancheggi incalzanti su cori glassati vintage di altri piccoli inni per balere remote (Way To Be Loved, Superstition Future: bellissime). Come già nel disco precedente, comunque, il meglio i TOPS lo danno quando rallentano i tempi e si distendono in malinconie fuori tempo massimo (Outside, con inserto mooolto take-my-breath-away), giocando a un less is more di somma sensualità (Driveless Passenger).
E ora che al secondo disco sono arrivati dove si auspicava, possono pure iniziare a stupire.
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