Outer Limits Recordings
Foxy Baby
Perché ascoltarsi un disco di Sam Meringue? Uno che neppure si sa se esista davvero, tanto che in molti credono sia un alter ego dello sfuggevole James Ferraro. Uno che mira a superare certo trashume perverso di Ariel Pink. Uno che pubblica sempre con nomi diversi (Matrix Metals, Yoga, Flashback Repository, ora questo Outer Limits Recordings) e che in realtà è (se è) un ex membro dei disastrati Test Icicles. I quali, per inciso, visti dal vivo, nel 2006, una settimana prima del loro scioglimento, furono talmente penosi da convincermi a privarli in eterno di qualsiasi chance per rifarsi (e penso anche al fighetto Devon Hynes, ora Lightspeed Champion). No, dico: perché ascoltare un disco di Sam Meringue?
Un disco come questo, poi: un concept sull’incontro in una Berlino sfatta tra un artista fancazzista e un’affascinante e misteriosa ‘foxy baby’, inseguita tra le discoteche sbrilluccicanti e i rumori acciaiosi della metropoli. Un disco di pop ipnagogico spinto il più possibile verso il cattivo gusto: suoni glammosi e plasticati coperti di echi appiccicosi e presi a prestito dal peggiore pop rock radiofonico tra anni '70 e '80, duetti sfigurati lui/lei che neppure Nick Kamen con Samantha Fox (“Foxy Baby”), chitarroni con la permanente in stile sigla di telefilm per adolescenti scaccolosi (“Smoke Opera”), synth ovattati e lanciati verso l’iperspazio, beat sommersi di riverberi e di gel, effetti da sale giochi di periferia in serate invernali (“Dancin’”), incubi atomico-industriali risolti con tastierine giocattolo (“Backstage Pass”) e verniciati di un cobalto kosmiche. Tutto stravolto in registrazioni orride. Perché?
L’incontro con la foxy baby sfocia in una sigaretta fumata in una notte da invasione dei Visitors (“1000 Ciggies”), ma la magia svanisce in una nuova perdita e in un'eterea smaterializzazione: in “LA Skyline” e “Driving At Night”, tra rombi di motori e allucinazioni fosforescenti, in un ritorno tra le palme e i grattacieli rosati di una California materna, Meringue, scostandosi dal pattume dei jingle eighties e tuffandosi in una psichedelia dreamy aerea e sfumata, tocca i propri vertici (così come nella iper-evocativa “Tanning Salon” come Matrix Metals: per me, finora, il suo zenit). Un mondo di Lamborghini, belle ragazze ossigenate, abbronzature posticce, cocktail fruttati e ammiccamenti funky tornerà in superficie, impiastricciato nelle sue pacchianerie, rimescolato come un drink nel suo rimosso più sordido (e interessante?).
La Not Not Fun fa uscire il disco di Meringue/Outer Limits Recordings in 500 copie di vinile rosa shocking contenuto in una busta zebrata. Il kitsch è sbattuto in faccia, fino a diventare, come la musica, quasi disturbante. Ecco, allora, perché ascoltare il nuovo disco di Sam Meringue. Perché fa schifo. Non è una ragione più che sufficiente?
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