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R Recensione

7/10

The Sea

Get It Back

La grande truffa: i giovani sono un’invenzione.

Una proiezione del sistema capitalistico, della psiche, degli –ormai- esclusi: ognuno decida per sé.

Lo scacco matto: cedere e lasciarsi affabulare, noi umani (troppo umani) abbiamo bisogno della complessità come promessa di elevazione intellettuale e nello stesso tempo di pregiudizi per orientarci.

Si aspetta l’ingenuo di turno e gli si offre qualche vaga coordinata, una copertina in bianco e nero, volti sfocati, mattoni che trasudano umidità e un nome troppo semplice per sembrare reale: The Sea. Tocchi il disco e senti distorsioni, chitarre maltrattate e batteria senza tregua, quando finalmente lo ascolti ridi perché ti hanno fregato: i Kaiser Chiefs rifatti dai The Vines. “Do You Want Me?” No, I don’t.

Ho giudicato un disco dalla copertina, persino dal suo brano d’apertura. Ho fatto ammenda.

Cornovaglia-Londra-Detroit: questo è il territorio da cui i due fratelli D’Chisholme giocano sempre al rilancio, sgusciando tra le pieghe del blues, isterismi vocali e melodie da seduzione prive di scampo. Chitarra e batteria si inaspriscono in “Love Love Love”, in cui la ruvidezza dei Flat Duo Jets  abbraccia i Buzzcocks di Another Music In A Different Kitchen, innervosendosi poi nel blues-pop di “Say It Again”.

Quando le suole iniziano a diventare roventi, stuzzicate da quattro/quarti ben dosati, ritornelli catchy e armonie nate da un pomeriggio di skateboard californiano coi Black Keys, il duo decide di riprendere fiato con la (tralasciabile) ballad “By Myself”, arpeggio iniziale che esplode in ritornello a squarciagola: scolastica.

What Are You Gonna Say Now”  ed “Everybody Knows” chiariscono in quale cortile Peter D’Chisholme abbia tirato i primi calci alla chitarra: quello dell’hard rock seventies, con la sorveglianza di Cheap Trick e Ten Years After, mentre Davie Davies lo richiamava all’ordine; “Can you feel” cerca di tirare le ultime corde vocali prima dell’epilogo, ma riesce solamente a scavare nel solco (nella fossa?) dei Jet per arrivare alla conclusione chitarra/voce di “Need You”.

Fedeli all’adagio “in medio stat virtus” il brano più incisivo è “Sun Noir”, la voce si fa corposa e chitarra e batteria costruiscono un ritmo serrato in un incedere a là Zeppelin che riassume perfettamente l’onda cavalcata dai The Sea. Un gruppo che per questo esordio sguazza agilmente nel passato, con furbizia e gusto soprattutto per quanto riguarda gli intrecci, ma ha ancora bisogno di sudare nella composizione dei testi per non disperdere un potenziale (molto alto) in stilemi da giacche di finta pelle nera e da classifica.

Get It Back è il titolo dell’album…But “don’t forget to look ahead”.

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