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R Recensione

5/10

White Lies

To Lose My Life

White Lies: il nome è già una dichiarazione d’intenti, mentire strizzando l’occhio di nascosto ed incrociando le dita nelle tasche, come almeno una volta abbiamo fatto tutti noi da bambini.

Si parte à rebours, la gestazione del primo lavoro del gruppo inglese si apre con  “Death” che ricorda troppo da vicino l’intermezzo dei fumatori fuori dalle porte degli ospedali degli Editors, in attesa di un climax che sembra non arrivare mai, ma che quando si presenta si dimostra capace di smuovere i piedi grazie ad una simbiosi basso-batteria di vecchio stampo.

Continuano i debiti: “To Lose My Life” sembra riprendere una svogliata sessione ricreativa tra Chris Martin, Dennis Leigh e i New Order, , aggiungendovi un po’ di dance, scelta che ne fa il primo singolo estratto e tutto sommato un buon biglietto da visita, senza però tracciare particolari tratti distintivi tra la miriade di band inglesi e non che hanno scelto la stessa impronta, tant’è che il tiro cala per “A Place To Hide”.

Quando i toni si fanno più intimisti con “Fifty On Our Foreheads”, quasi una short story di Hawthorne, e “Unfinished Business” il trio londinese si libera dall’imperativo di dover star dietro a tutti costi a certi stilemi cosiddetti “indie”, si intravede la credibilità: organo iniziale e suoni ovattati che ben introducono un grottesco quadro, con poche ma buone pennellate/schitarrate.

E.S.T”. e “From The Stars” sono atmosferici riferimenti  ai testi di Robert Smith, attualizzati con melodie più da (Bloc) Party che da funerale, buona però la scelta di non esagerare con i violini e sintetizzatori.

Nothing To Give” è l’apice del gloomy, claustrofobico shoegaze alla Slowdive, ove la voce di Harry McVeigh riesce ad aggiungere personalità e condurre con stile sobrio al termine dei quasi cinquanta minuti: “The Price Of Love”, incalzante elettronica ed ottima scelta per chiudere un disco in cui una delle parole più ricorrenti è “fear”.

I White Lies non hanno paura a guidare l’ascoltatore dandogli subito punti d’appiglio a partire dal titolo del disco To Lose My Life, testi sentimental-noir, una geometrica e rigorosa copertina (forse un po’ troppo Vnv Nation) ed i tre video realizzati con un buon lavoro di regia, trench scuri che ci riportano con l’immaginazione ad una Manchester post industriale: purtroppo solo con l’immaginazione, ci sono echi degli anni ’80, c’è un basso che ammicca a Peter Hook, ci sono ritmi incalzanti ma non quanto basta, il trio londinese sembra proprio aver paura di volare ( Fear of Flying era il precedente nome della band, sarà un caso?), o forse solo di osare, osare di più, partire da una camera troppo stretta, guardare dalla finestra e però poi spalancarla, bisogna ammettere però che ci avevano avveriti: bugie bianche…quindi innocue.

Ci avverte il cantante con la title track : “I was always careless as a child”, ne apprezziamo quindi quella che sembra spontaneità, un esordio tra le righe anche se alcuni avevano urlato alla best new thing.

A fine gennaio arrivano al primo posto delle classifiche Uk, tra qualche anno dove saranno?

Io di sicuro adesso ad ascoltare gli Ultravox…quelli veri.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 34 voti.

C Commenti

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target (ha votato 5 questo disco) alle 23:05 del 18 febbraio 2009 ha scritto:

To lose my white lies

Su questo disco ho l'impressione che si potrebbero imbastire discorsi simili a quelli (timidi) che a suo tempo nacquero qui attorno al disco dei Cinematics (a cui un po' somigliano, neh), con tanto di recensioni e controrecensioni. Secondo me è un disco curato e ben confezionato nel suo genere, un disco che tre/quattro anni fa, oltre al successo commerciale in patria, avrebbe strappato anche qualche critica positiva extra-NME. Perché di buone canzoni ce ne sono, soprattutto nella prima metà del disco. Certo, uscito ora, con un deleterio ritardo, lascia molte perplessità: sembra l'ultimo carro rimasto indietro dalla sfilata quando la gente si è già smarronata del carnevale. Detto questo, il cantante ha anche, qua e là, un'attitudine e un tono che mi ricordano assai il Brandonio Fiori dei primi Killers, e anche molte sonorità piene li riportano alla mente (quelli di "jenny was a friend of mine" e "mr. brightside": "A place to hide", qui, è di quella pasta). Tutto sommato, un dischetto neppure brutto, ma di cui nessuno sentiva il bisogno: 5,5. Sono più verboso di bonolis, kaiser. [Bravo te, e benvenuto!]

benoitbrisefer (ha votato 7 questo disco) alle 15:36 del 19 febbraio 2009 ha scritto:

Certo di difetti non ne mancano, talvolta un po' troppo barocchi (si ritorna ai Killers) e derivativi (talvolta - To Lose My Life o Unfinished Business ad esempio - fanno venire in mente i Teardrop Explodes e il primo Julian Cope), però forse la valutazione è un po' cattivella. Piacevolezza, buon gusto e un po' di emozione riescono a trasmetterla e in giro c'è molto ma di molto peggio...

target (ha votato 5 questo disco) alle 18:50 del 19 febbraio 2009 ha scritto:

Sai, benoit, in effetti il voto poteva essere un 6 (un 7 mi pare troppo), perché l'ascolto, nel complesso, pur non facendo mai sobbalzare dall'emozione, è piacevole. Sai cosa? Purtroppo non riesco - ed è una mia stortura - a non pensare a quanto questo disco in prospettiva sia un cul de sac, sicché la mia sensazione, anche nel puro e semplice ascolto disimpegnato, avverte implicita una certa 'labilità'. E' un album che mi sembra di vedere morire mentro lo ascolto. La verità è che sto diventando un cinico: sono stato troppo scottato da band simili in passato per fidarmi di nuovo di investire irrazionalmente il mio entusiasmo... Parlo come una lettrice di Cosmopolitan che scrive alla posta del cuore, lo so, ma il senso più o meno è quello.

benoitbrisefer (ha votato 7 questo disco) alle 20:23 del 19 febbraio 2009 ha scritto:

x target

Premesso che più che un 7 era un 6.5 (sul registro avrei messo 6/7), capisco perfettamente il tuo punto di vista e penso anch'io che i White Lies, come tante altre belle promesse, potrebbero rapidamente svanire dall'orizzonte musicale senza aver lasciato niente. C'è un lungo elenco. Nonostante la grande abbondanza di uscite discografiche (mai come in questi ultimi anni) le cose che veramente ti attenagliano lo stomaco (sai cosa voglio dire, vero?) sono pochissime. E, a proposito di rammollimento sentimentale, devo dire che gli ultimi dischi che mi hanno veramente catturato emotivamente sono quello di Neil Halsted e l'ultimo dei Ballboy (prove it!).

target (ha votato 5 questo disco) alle 22:32 del 19 febbraio 2009 ha scritto:

Neil Halstead è l'uomo Slowdive, vero? E' da mo' che mi riprometto di ascoltare le sue cose più recenti, ma abbandono sempre. Ballboy ignoro: ascolterò!

benoitbrisefer (ha votato 7 questo disco) alle 23:01 del 19 febbraio 2009 ha scritto:

Neil è ora soprattutto l'uomo Mojave 3, mentre gli scozzesi Ballboy sono quello che avrebbero potuto essere i Belle And Sebastian ora se non avessero perso il capo per quel pop-psycho-lounge tardi '60-primi '70 che a me francamente non convince...

rael (ha votato 7 questo disco) alle 10:41 del 26 febbraio 2009 ha scritto:

buoni per ballare_' sono d'accordo con benoitbreisfer, c'è in giro molto di peggio, vedi gli alternativi di sta cippa_'

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 11:54 del 28 febbraio 2009 ha scritto:

E' vero, non sono il diavolo! Album per nulla

originale, ma gradevole nel complesso. Io porterò

con me le prime 2 e arrivederci al prossimo disco

che, con Target, penso non porterà nulla di buono

(chissà, ascolteremo). Tra gli sbarbi della regina

preferisco Cajun Dance Party, Late of the pier e

Maccabees (se sono ancora al mondo), considerando

che Pete and the pirates, veri sbarbi non lo sono

più.

target (ha votato 5 questo disco) alle 12:33 del 29 marzo 2009 ha scritto:

Riascoltato stamani, e confermo la prima impressione. Nel lato B spicca solo "nothing to give", mentre il resto della cinquina è ignorabile ("the price of love" ricalca persino una vecchia hit anni novanta dei New Order). Il lato A è una riproposta ben confezionata della revival wave.

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 10:06 del 9 maggio 2009 ha scritto:

ultima erede di chameleons-joy division e di quel filone revival wave che iniziato con gli interpol è andato giù già passando per editors, bravery e in parte national.

Senza infamia e senza lode, a me continua a piacere questo genere però si sente che la freschezza e l'originalità sono già sparite da un pezzo, e certi passaggi sono un pò pesantini. Cmq più che discreto e ottimo in certi brani. Un 7 di stima anche se oggettivamente siamo più sulla sufficenza

Mr. Wave (ha votato 6 questo disco) alle 23:37 del 11 giugno 2009 ha scritto:

Lo sto ascoltando da lunedì, e devo dire che è evidente, che si tratta dell'ennesimo album che non propone nulla di artisticamente originale o autentico, e come tale s'ispira al filone stilistico (oggi sfacciatamente abusato) del ''revival post-punk'', che da più di un quinquennio sta dilagando. "To lose my life" è un disco fin troppo derivativo e volutamente arrotondato, nel senso che è fin troppo smussato e sterilizzato per non dubitare che si tratti di un prodotto spudoratamente commerciale, però è anche vero che è un disco tutto sommato piacevole all'ascolto, che presenta due pezzi forti decisamente vigorosi, ovvero; ''Death'' e la title-track, per cui il mio voto è sufficiente.

Mr. Wave (ha votato 6 questo disco) alle 23:45 del 11 giugno 2009 ha scritto:

Joy Division?

leggendo diverse recensioni di ''To Lose My Life'' su alcune webzine, è spuntato spesso il nome dei Joy Division legato al gruppo. Ogni qual volta che una band d'oltremanica, tenta un minimo approccio e/o riutilizzazione di certe sonorità Ottantiane vengono puntualmente tirati in ballo i Joy Division? Non capisco. Rimanendo nella fattispecie, i White Lies con i Joy Division non c'entrano assolutamente nulla, sotto ogni punta di vista (attitudinale, sonoro, stilistico, artistico) a mio avviso.

DonJunio (ha votato 7 questo disco) alle 16:09 del 10 ottobre 2009 ha scritto:

Me lo ha regalato un caro amico, e mi ha stupito favorevolmente. Chiaramente guarda agli anni 80, ma almeno percorre sovente i sentieri meno battuti di Teardrop Explodes e Chamaleons che non quelli dei soliti nomi.

Mr. Wave (ha votato 6 questo disco) alle 11:45 del 22 ottobre 2009 ha scritto:

Casualmente ieri sera, ho assistito ad ''Ics Factor'' alla carneficina di ''To Lose My Life'' uno dei pezzi più interessanti del lotto dei White Lies, da parte di due tipi (emo? boh) :S No comment.

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 12:25 del 22 ottobre 2009 ha scritto:

l'hanno rovinata, sta canzone è carina forte!

mi giunge voce riguardo x-factor di ieri...due buone cover di drive my car e helter skelter, quest'ultima veramente buona, si trovano facilmente su youtube!

ozzy(d) (ha votato 5 questo disco) alle 13:21 del 22 ottobre 2009 ha scritto:

Io ho visto di sfuggita una ciccione che rovinava " eleanor rigby" lol...comunque rovinare i pezzi di questi insulsi white lies e' cosa buona e giusta.

Sante (ha votato 8 questo disco) alle 22:26 del 8 dicembre 2009 ha scritto:

Si può dire qualsiasi malignità di questo gruppo...ma restano comunque belle canzoni e scritte bene. Non innovative forse, ma molto belle.

Utente non più registrato alle 19:53 del 26 gennaio 2010 ha scritto:

Uno dei dischi più belli dell'anno scorso, curiosamente ignorato dai più....mah!

hiperwlt (ha votato 6 questo disco) alle 22:33 del 26 gennaio 2010 ha scritto:

il disco è carino, qualche pezzo buono c'è ("a place to hide","death","farewell to the fairground" ), l'approccio stilistico non mi dispiace; ma ,più in generale,"to lose my life" è troppo poco longevo per i miei gusti. 6 1/2

4AS (ha votato 7 questo disco) alle 12:29 del 29 aprile 2010 ha scritto:

Senza dubbio molto derivativi ma il problema è che a parte i singoli (e "E.S.T.", davvero molto bella) gli altri pezzi sono discreti, non di più.

FeR (ha votato 10 questo disco) alle 19:06 del 30 agosto 2010 ha scritto:

Capolavoro assoluto.