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7,5/10

Fela & the Africa '70

Kalakuta Show

Il 23 novembre 1974 la polizia di Lagos fa nuovamente irruzione nella casa di Fela Kuti. L'accusa (sequestro di una minorenne) è ovviamente inventata, tutti sanno che nella residenza di Fela Kuti abitano persone che Fela nemmeno conosce, e di certo le donne non mancano. I poliziotti tagliano il recinto e tempestano la casa di Agege Motor Road con i lacrimogeni, picchiano tutti quelli che incontrano compreso Fela, il quale finisce in ospedale controllato a vista dagli agenti della polizia di Lagos. L'assalto è brutale ed occupa le pagine dei giornali per molti giorni. Quando Fela esce di prigione una folla di 2.500 persone lo accompagna lungo i sei chilometri che separano il carcere di Alagbon Close dalla residenza di Agege Motor Road, paralizzando il traffico. Tornato libero, Fela Kuti mette in musica l'esperienza del 23 Novembre in un brano intitolato "Kalakuta Show" scritto nel 1975 e pubblicato nel 1976. "Kalakuta" è il nome che Fela aveva attribuito alla sua cella (una distrosione di "Calcutta") e diventerà il nuovo nome della residenza di Kuti e dei suoi seguaci. Fela Kuti è un leader perseguitato, sa di doversi proteggere e di dover proteggere la sua gente. Nel 1976, recinta nuovamente la sua residenza, collega la recinzione ad un generatore di corrente e stabilisce turni di guardia alle entrate. Sostanzialmente, dichiara l'indipendenza della Repubblica di Kalakuta.

"Kalatuta Show" segue il solco di "Alagbon Close", ma aumenta il livello di provocazione, dichiara apertamente guerra all'autorità e porterà lo scontro al punto di non ritorno. La polizia colpisce, Fela quasi non vede l'ora di rispondere: "Un giorno, il 23 novembre 1974 / Il giorno dello spettacolo a Kalakuta / Hanno usato i bastoni, i lacrimogeni e i bulloni / e anche il casco per proteggersi, e hanno fatto qualcosa che non avevano mai fatto prima / Hanno tagliato il filo spinato, buttato giù il recinto e il cancello. / Noi siamo scappati / abbiamo visto teste rotte / sangue scorrere ovunque / era il Kalakuta Show". Parole di fuoco che accompagnano un afro-funk dal ritmo forsennato, vagamente reggae (sembra un Linton Kwesi Johnson incazzato col mondo) e continuamente pressato dal "dissing" nervoso e ironico di Fela.

Sul lato B, "Don't Make Garan Garan" rallenta il ritmo per esprimere concetti universali legati alla responsabilità dei ricchi ed alla proprietà universale della terra. E' una canzone che parla di uguaglianza ed è un monito per chi non ci crede. "Se il cielo dovesse cadere" canta Fela "cadrà sulla testa di tutti". Ed è esattamente quello che accadrà.

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