R Recensione

7/10

Jimi Tenor-Tony Allen

Inspiration Information

1 - Solo nel 2009, siamo a quota tre. Dopo l’accoppiata Horace Andy / Ashley Beedle e l’incontro pirotecnico tra Mulatu Astatke & The Heliocentrics, la serie “Inspiration Information” giunge al quarto capitolo (il primo, ad opera di Amp Fiddler / Sly & Robbie, risale agli ultimi mesi del 2008). L’idea ispiratrice della serie, per chi ancora non lo sapesse, è quella di mettere a confronto un artista attuale con un suo grande idolo del passato.  

2 – Jimi Tenor è un musicista finlandese decisamente singolare, capace di spaziare dal jazz vellutato degli esordi (“Sähkömies” – 1994), al pop irrorato di funk e jazz (“Intervision” – 1997), dall’ossessione per il soul di Curtis Mayfield (“Out of nowhere” – 2000) a quello per il jazz di Sun Ra (“Heliopause” – 2000). La sua incarnazione più recente lo vede coinvolto in una divertente ripresa dell’afro beat, accompagnato dalla band tedesca Kabu Kabu (“4th dimension” – 2009)  

3 – “Tony Allen è il più grande batterista mai esistito”. Lo disse Brian Eno, dopo aver sentito il batterista nigeriano condurre l’orchestra di Fela Kuti lungo quelle cavalcate afro-funkche resero celebre il Presidente Nero. Tony Allen è stato per anni il motore dell’Africa in musica, testimone e braccio destro di Fela in quella “rivoluzione” che rischiò di cambiare il destino di un paese. Riscoperto recentemente dal mondo indie-rock (ricordate quando Damon Albarn cantava “Tony Allen dancing / Tony Allen gets what a boy can do”?) ha collaborato con Sebastian Tellier, Air e con la  all-star band The Good, the Bad & the Queen.  

Sarebbe sufficiente la semplice somma delle parti per comprendere il valore del quarto volume della serie “Inspiration Information”. Ancora una volta, infatti, l’idea della Strut records si rivela vincente: l’accostamento tra un grande nome della storia della musica ed un artista emergente (o quasi) riesce nell’intento di rivitalizzare l’ispirazione del primo e contemporaneamente canalizzare gli elementi di novità introdotti dal secondo.  

Dovendo fare un paragone con l’illustre predecessore (Mulatu Astatke & The Heliocentrics), il duo Allen / Tenor raggiunge un grado di compenetrazione reciproca inferiore, probabilmente dovuto ad un minore scarto tra le due personalità, o quanto meno ad una inventiva, quella di Tenor, in grado di “tener testa” al carisma ed alla classe di Allen (per la quale veramente esistono pochi aggettivi).  

Registrato in una sola jam session durata cinque giorni, “Inspiration Information” ha il suo elemento di continuità nel drumming misurato ma ricco di sfumature di Tony Allen: fenomenali, a tal proposito, gli stacchi di rullante che donano dinamismo ai ritmi afro-funk di “Against The Wall” o i duetti basso-batteria della splendida “Sinuhe”. Il batterista nigeriano conduce le danze soprattutto nei momenti che più si avvicinano al suo passato-presente: la già citata “Sinuhe”, con tanto di cori “call & response” come da tradizione afrobeat; “Mama England”, composta sul tour-bus di Tenor (che nel finale da sfogo ad un’altra delle sue manie, il flauto) e “Got My Egusi”, talmente “calda” e perfetta nella ripetizioni dei temi sax-tromba da far pensare ad una versione 2009 degli Africa ’70 di Fela Kuti.  

Da parte sua, Jimi Tenor immette dosi massicce di folle genialità, capaci di modificare la rotta disegnata dal maestro Allen. “Selfish Gene”, ad esempio, impone tempi in levare creando un bizzarro dub cantato da Tenor nel suo caratteristico stile in falsetto; “Path To Wisdom” è uno spoken word di MC Allonymous adagiatosu un ritmo teso e improvvisato; “Darker side of night” e “Cella’s Walk” riprendono quel concetto di jazz “libero” già interpretato da Tenor in alcuni suoi lavori precedenti. Concetto che viene definitivamente “liberato” nella lunga jam session finale “Three Continents”, dove la batteria di Allen (mai fuori posto, mai invadente eppure sempre protagonista) conduce una serie di fughe a base di tastiere vintage, percussioni africane, voci, echi dub, fiati e strumenti autocostruiti (ennesima fissazione di Tenor).

Quando esce il quinto?    

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 4 voti.
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REBBY 7/10

C Commenti

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Dr.Paul (ha votato 8 questo disco) alle 21:09 del 12 ottobre 2009 ha scritto:

eh mo metto in lista pure questo...ho palate di arretrati santiddio...

hiperwlt alle 17:18 del 13 ottobre 2009 ha scritto:

bene bene...un altro disco "inspiration information".spero crei una sorta di "continuum" esplorativo di sonorità idealmente irraggiungibili tra loro: mi fido di te, fabio(come del resto ho fatto con i.i. vol 3...ripagato in pieno!).

p.s.:“ Three Continents, dove la batteria di Allen conduce una serie di fughe a base di tastiere vintage, percussioni africane, voci, echi dub, fiati e strumenti autocostruiti": non potevo sperare di meglio!

Dr.Paul (ha votato 8 questo disco) alle 14:33 del 21 ottobre 2009 ha scritto:

non avevo mai sentito nominare jimi tenor, beh di tony allen conosco le cose essenziali (con fela kuti)...e la sua collaborazione con the good the bad & the queen, quindi il suo drumming sgangherato non mi è estraneo, cmq in generale non sono uno che "sta dentro" le cose afro.

nn credo che il mio entusiasmo sia un po l'eccitazione dell'esordiente cojone....a me questo disco piace molto, e credo possa piacere di piu a chi non mastica abitualmente queste sonorità. un disco adatto ad ogni stato d'animo e in ogni momento della giornata, disco privo di momenti di stanca. potrebbe finire dritto nella mia top ten!

PS. mi piacerebbe sapere chi suona cosa e altre questioni tecniche ma il sito della Strut non fornisce ulteriori info.

fabfabfab, autore, alle 15:04 del 21 ottobre 2009 ha scritto:

Quello che posso dirti io è che Tenor suona sax, flauto e tastiere, e che in studio c'erano anche i Kabu Kabu, che sono la band che accompagna tenor nel suo progetto Afrobeat. Allen si limita a batteria e percussioni, ma insomma ....

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 9:08 del 2 novembre 2009 ha scritto:

Rece ed album esemplari. Anche il finnico, almeno

qui, diventa africano e con il mitico batterista e i suoi amici confeziona un disco piacevole da ascoltare anche per un profano. La testa (la canzone d'apertura Against the wall) e la coda (la

suite finale three continents) sono i miei brani

preferiti.