The Records
Moneys on Fire
Se fai il musicista e l apprezzamento che ti viene manifestato con maggior frequenza è complimenti per il sound, comincia a preoccuparti. Magari la tua musica possiede davvero un bel sound, ma probabilmente dentro quel suono cè poco altro. A meno che non identifichiate il termine musica con il concetto di suono.
I The Records, giovane band lombarda allesordio sulla lunga distanza, hanno quello che si dice (se avete superato i trentanni) un sound che spacca oppure un gran bel tiro (se veleggiate sui quaranta). Moneys on fire si fa apprezzare dalla prima allultima traccia per il suo suono energico ed orecchiabile, pieno di richiami alla musica ascoltata da piccoli sui vinili di papà.
Allora troviamo tracce di Jam e Kinks un po ovunque, a volte spinti a forza negli anni 80 (Clouds are moving), altre volte avvicinati ai Pixies o al primo Costello (Draft), una spiccata tendenza al divertimento puro e semplice (Rudy e soprattutto Hot spot, con quelle chitarre così Strokes ) e un senso generale da garage-rock ripulito (Girl of my wet dreams, Shoe shine).
Niente di nuovo, certo, ma neanche niente fuori posto o fuori contesto. E forse il vero difetto ascrivibile al terzetto bresciano è proprio questo. Perché nei rari momenti in cui provano a uscire dal binario, riescono a brillare davvero: lintenso rock-blues di A little content, ed esempio, è godibilissimo, così come il piano percussivo della title-track.
Sarebbe bello vederli guidare il loro indubbio talento verso questultima direzione. Più probabilmente, invece, spingeranno lacceleratore sul lato fun e diventeranno famosi. Perchè Mtv se nè già accorta i The Records hanno il sound.
E così che funziona: cè chi si danna inutilmente lanima una vita intera per ottenere il wharoliano quarto dora di notorietà, e chi invece nasce con il successo nella tasca dei jeans. E deve solo ricordarsi di non buttarlo in lavatrice.
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