A Epsilon Indi + Solar Orchestra @ Casa del Jazz, Roma – 06/09/2012

Epsilon Indi + Solar Orchestra @ Casa del Jazz, Roma – 06/09/2012

Sapere che gli Epsilon Indi sono di nuovo in circolazione dopo 13 anni di assenza, è qualcosa di rasserenante. Gli Epsilon Indi meritano di appartenere al presente, avendo fatto dei propri esperimenti sonori non dei sentieri di alta montagna per cervellotici scalatori di dissonanze, ma un veicolo per trasmettere emozioni compiute; purtroppo, nonostante la loro carriera ventennale e l’altissimo livello dei lavori realizzati, ancora oggi la loro vicenda sonora resta talmente underground da risultare nota ai soli “esperti del settore” o ad un pubblico particolarmente attento ma esiguo. Una incredibile situazione di oblio, condivisa con altre realtà italiche, che si stempera un po’ nel rivederli in azione con un album fresco di stampa (“Wherein We Are Water” su etichetta BitBazar), ben distribuito ovunque grazie ad Audioglobe. La loro è una di quelle storie che attraversano generi e oltrepassano tendenze: se, specialmente nelle fasi iniziali della loro discografia, l’immaginario di riferimento era quello offerto dai Tuxedomoon, o anche da certe cadenzate e asciuttissime digressioni psichedeliche accostabili ai primi Cure, con il tempo ogni membro ha contribuito a formare e a plasmare una materia unica nella quale hanno trovato posto propensioni chitarristiche crimsoniane (principalmente grazie al chitarrista Alessandro Bruno), suggestioni world provenienti da mondi vicini e lontani (al modo in cui le ha concepite il Peter Gabriel del capolavoro “Passion”), una cura negli arrangiamenti solo in parte riconducibile al progressive, dilatazioni elettroniche assimilabili alla lezione di Brian Eno e alle soundscapes di Robert Fripp, invenzioni “contemporanee” figlie di Philip Glass, ma  anche intuizioni di stampo kraut-rock alla maniera di Can, Neu! e Faust e certi taglienti nervosismi elettrici, eredità della del post-punk più “di testa”.

La serata alla prestigiosa Casa del Jazz (nell’ambito del “Progressivamente Festival 2012”) ha permesso di testare come suonano dal vivo i nuovi brani: Shine, Unreal, We Were Water, The Rainbow’s End (nelle quali spicca la performance vocale di Alex Romagnoli), riescono a rivivere della stessa evocativa essenza che hanno le versioni in studio, pur suonando fisiologicamente più vigorose e meno dipendenti dalle finezze di produzione. Splendida oltre ogni misura Rainy Day, interpretata dalla profonda voce dell’altro chitarrista Simone Bertugno: una ballad introversa e ombrosa che regala una magia di grandissima suggestione. Un paio di estratti dal debut album del 1992, “A Distant Return”, hanno chiuso il cerchio con il passato: la title-track è ancora oggi un viaggio mentale che vive dello stesso fremito della new-wave più sperimentale, mentre Dreamfall Weaver mantiene il fascino obliquo che all’epoca la rese un piccolo gioiello dell’undergound italiano. Un solo ma significativo ripescaggio da “Crystal Soup” (1999): No Easy Way (Alessandro Bruno al canto), opportunamente riarrangiata, marziale e ascetica allo stesso tempo. Una fra le loro “canzoni” più compiute e comunicative. Sergio de Vito è sempre lì dietro a tutti, a manovrare le macchine, armeggiando con tastiere e campionatori. La sezione ritmica è la spina dorsale delle sognanti architetture e delle visioni urbane evocate dalla musica degli Epsilon Indi: Antonio Leoni col suo basso dona visceralità e vibrazione di vita all’anima mentre Giulio Caneponi dimostra di essere uno fra i migliori batteristi contemporanei in Italia.

Ci aspettiamo davvero che alla pubblicazione di “Wherein We Are Water” segua una tournée vera e propria, con una setlist che sappia più estesamente spaziare all’interno del repertorio della formazione romana.

I Solar Orchestra, band gemellata con gli Epsilon Indi, fino al punto di incorporare nella line-up Alessandro Bruno e  Giulio Caneponi, si ripresenta con la sua alchimia fatta di elettronica, progressive e psichedelia. La band guidata dal chitarrista Enrico Angarano è da un po’ che non aggiorna la sua setlist, tuttavia avendo da poco pubblicato “Stars That Never Were” (non un vero e proprio nuovo album, ma una raccolta contenente inediti, brani dal vivo e alternative versions), qualche novità possiamo comunque ascoltarla. Con la presenza della virtuosa violinista Her, viene proposta la vertiginosa Faust (qualcosa di molto vicino agli umori psichedelici degli Ozric Tentacles o dei Porcupine Tree di “Voyage 34”), la delicata e sospesa Nowhere Land (con la suadente vocalist Elisa) e la sghemba ballad All I Have. In quest’ultima è riconoscibilissima l’impronta di Alessandro Bruno (ovviamente qui impegnato anche alla voce), principalmente in virtù della sua impostazione Crimsoniana: se nella prima parte gli intrecci chitarristici sono ariosi e armonici, il finale in maestoso e poderoso crescendo riporta prepotentemente a quel “Thrak” che nel 1994 pose fine allo stato di “hiatus” della band di Fripp. In scaletta non mancano alcuni pezzi da “Hearts At Dusk” (del 2008, fino ad oggi ultimo disco in studio): It Was In Summer e la fantasmagorica The Remote Viewer, a parere di chi scrive, uno dei momenti più alti dell’intera produzione di Angarano.

Due realtà differenti, quella degli Epsilon Indi e quella dei Solar Orchestra, che al di là di una attitudine comune a navigare mari raramente solcati Italia da altre band, meriterebbero palchi separati per esprimere con set completi, i propri mondi sonori, senza limitazioni di spazio e di tempo.

Epsilon Indi: http://www.epsilonindi.it/

Solar Orchestra: http://www.myspace.com/solarorchestra

Per approfondire: http://www.epsilonindi.it/

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