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R Recensione

7/10

Teho Teardo

Il Gioiellino

Vederlo in apertura agli Einsturzende Neubauten, nel loro recentissimo tour italiano, è stata una sorpresa. Ma a rifletterci bene la congiuntura fra il più europeo dei compositori (di colonne sonore) nostrani e la band berlinese, autrice di sonici e veraci ritratti di una mitteleuropa dal rigurgito industriale non è poi così casuale. La musica di Teho Teardo abbiamo imparato ad apprezzarla attraverso una serie di film che ci hanno ridestato l'orgoglio di appartenere alla stessa nazionalità dei loro registi: "Il Fuggiasco" (di Andrea Manni), “Il Passato è una Terra Straniera” (di Daniele Vicari), “Lavorare con Lentezza” (di Guido Chiesa), "L'Amico di Famiglia" e "Il Divo" (Paolo Sorrentino), “Una Vita Tranquilla” (di Claudio Cupellini), “La Ragazza del Lago” (di Andrea Molaioli). Anche in questo "Il Gioiellino" (sempre di Molaioli) si riconfermano tanto le ambientazioni quanto il profilo caratteriale delle tematiche compositive di Teardo.

Scorrono fluide le sue note fra decelarazioni emotive e lacerazioni sensoriali, verso qualche luogo sospeso fra nostalgia e inquietudine esistenziale. Violoncello (a cura della fida Martina Bertoni e di Luca Bolognesi), violino (a cui da voce anche il talento di Alexander Balanescu), basso, chitarra elettrica, contrabasso, viola e qualche (rin)tocco di pianoforte, delineano insieme ad una elaborata elettronica, panorami di rara consonanza fra realtà e immaginazione. Con qualche predilezione per le location offerte da un certo post-rock più ambientale. Tornano alla mente, oltre agli Explosions In The Sky e i The Evpatoria Report o i Mogwai più minimali, anche le composizioni di Craig Armstrong: ma qui la magniloquenza non è di casa. Ad essere preziosa è tutta la sezione d’archi della Sala da Musica della Città di Budapest. Girare per una grande città con un disco come questo nelle orecchie regala la strana impressione di trovarsi dentro a uno dei lungometraggi per i quali Teho Teardo (che in qualità di polistrumentista ne “Il Gioellino” si fa carico di chitarre, basso, piano, Fender Rhodes, synth, theremin, onde martino, glockenspiel ed elettronica varia) ha costruito le sue architetture sonore lavorandoci dentro, nel profondo, quasi a livello molecolare. La compiutezza formale è sicuramente uno degli obiettivi a cui punta il compositore di Pordenone, raggiungendo tale scopo con grande arte e senso della misura. E allora si viene a capo del fatto che forse sono i film nei quali Teho Teardo è coinvolto a divenire "altro", trasformandosi in vere e proprie colonne visive alla suoi mondi musicali.

Nel cd sono presenti anche brani non originali ma rielaborati per l’occasione fra cui citerei Useless dei Depeche Mode remixata da Kruder e Dorfmeister.

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Marco_Biasio alle 11:34 del 14 luglio 2011 ha scritto:

Che bella sorpresa in hp e che bella recensione! Teardo è un piccolo genietto della nuova sonorizzazione filmica italiana, ma in giro se ne parla ancora troppo poco. Il suo risultato più alto, per ora, l'ha raggiunto per me con la miscellanea altrui - e le proprie composizioni - della colonna sonora de "Il Divo". Ma tanti suoi lavori sono degni di nota, compreso questo (molto bello l'uso degli archi, come in "Una vita tranquilla"). Se ci pensi non è così strano che abbia suonato assieme agli Einsturzende: mi pare che poco tempo fa abbia realizzato un disco assieme a Blixa Bargeld (e non a caso la voce prestata nel tema di "A Quiet Life" è proprio la sua!).