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R Recensione

6/10

Gavin Harrison & 05Ric

Circles

A tre anni di distanza dal loro esordio come “coppia musicale” (l’album si intitolava “Drop”), Gavin Harrison e 05Ric danno alle stampe il follow-up, “Circles”. Non credo che Gavin Harrison abbia bisogno di particolari presentazioni: anche se ai più è noto per essere, dal 2002, il drummer dei Porcupine Tree, la vicenda artistica del musicista inglese è piuttosto precoce e intensa. Nel 1983 (a vent’anni) era già nella line-up dal vivo di un gruppo storico come i Renaissance, anche se la vera affermazione come session-man lo incontra in Italia, lavorando con Alice, Eugenio Finardi, Fiorella Mannoia, Claudio Baglioni (quasi quindici anni con la sua band persino nella formazione che lo ha accompagnato nella trasmissione Rai Anima Mia!), Franco Battiato.

È con il sua primo vero gruppo (con Jakko Jakszyk alla chitarra, Danny Thompson al basso e di Pandit Dinesh alla tabla e alle percussioni), i Dizrhythmia (1988) che inizia ad emergere la sua personalità musicale: in questo caso si tratta di una ariosa miscela di etno-jazz in chiave fusion-prog, debitrice degli insegnamenti degli Hatfield & The North ma allo stesso tempo incredibilmente anticipatrice delle sonorità lambite da Pat Metheny nell’album “Secret Story” (1992). Da solista ha realizzato l’album “Sanity And Gravity” (1997), nel quale suonano alcuni dei suoi più stretti amici come Mick Karn, Richard Barbieri e Jakko Jakszyk 05Ric è invece un polistrumentista decisamente talentuoso e un singer raffinato con tonalità che vanno da David Bowie a Mick Karn, sfiorando David Sylvian, e con timbri profondi ed evocativi.

La loro collaborazione, dagli esiti molto elettrici e geometrici, evoca suggestioni e panorami sonori riconducibili ai Gordian Knot del grande Sean Malone, ai dischi solisti di Mick Karn, ai Fjieri (il loro lavoro del 2010, guarda il caso, vede fra i protagonisti proprio Harrison, Mick Karn, Richard Barbieri), al magmatico album “Polytown” (1994), del trio David Torn/Mick Karn/Terry Bozzio, e marginalmente ai King Crimson degli Anni 2000 (e il cerchio si chiude essendo Harrison nell’ultimissima formazione in cremisi). Tuttavia il flusso sonoro si dipana, attraverso le sue precisissime strutture, in modo un po’ lezioso e privo di picchi creativi in grado di travalicare la tecnica e l’ostentazione di matematiche intuizioni: diciamo che dei riferimenti citati poco sopra manca l’estro e l’innovazione.

E ciò sia avverte specialmente dopo ripetuti ascolti, quando si stempera la fascinazione d’insieme, per rimanere con una architettura melodica totalmente asservita agli irrequieti flutti strumentali. Avendo il sottoscritto recuperato anche il precedente lavoro “Drop”, la carenza di una evoluzione in questo progetto musicale risulta ancora più palese, sebbene sotto qualche aspetto (sicuramente il cantato era più innestato nelle dinamiche strumentali), il debutto risultava più promettente.

Non manca la materia viva: manca l’organizzazione delle idee. In taluni frangenti il sopperire a ciò con la perizia tecnica mostra decisamente la corda e il desiderio di ricominciare da capo cala sintomaticamente. Il senso del bello qui risponde quasi esclusivamente all’idea di una bellezza formale e difficilmente è possibile estrapolare un brano da questo continuum. Anche se in Faith (a mio parere il brano migliore di “Circles”), Crisis e in Break, mi pare che la volontà di equilibrio abbia alla fine prevalso, dando risultanti ottimi, tali da lasciar trasparire una ispirazione decisamente alta.

Sono dispiaciuto, perché la voce di 05Ric è veramente bella e meriterebbe di essere l’asse portante attorno alla quale avviluppare atmosfere maggiormente aderenti, allontanando quella percezione di dispersione a cui le sovrastrutture dell’esecuzione inducono. Per il futuro auguro al dinamico duo di essere meno dinamico, spostando il focus sulla continenza sonora e, perché no, sul senso della misura.

 

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Utente non più registrato alle 13:58 del 16 febbraio 2012 ha scritto:

Secondo me 6 è un voto un pò scarso per un questo disco, anche se effettivamente non aggiunge nè toglie nulla al genere.