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R Recensione

8/10

Lcd Soundsystem

This Is Happening

Propongo una sfida: affidare a James Murphy il remix o la produzione di un album dell’orchestra di Raoul Casadei. Scommetto che riuscirebbe a far suonare cool e catchy anche le fisarmoniche infuocate da balera romagnola dell’immortale beniamino della riviera.

Furbo il nostro James.

Centellina album con il contagocce (tre in dieci anni, e di media nove/dieci canzoni per album), tutti vorrebbero essere remixati da lui (sotto sotto anche Raoul), tutti vorrebbero essere prodotti da lui, tutti vorrebbero lavorare con lui. Le popstar gli sbavano dietro, le indie band hanno la sua faccia anonima e grassottella appesa al muro, ma lui niente, non si concede a nessuno se non a se stesso (forse a voler conservare una certa integrità artistica. Sarebbe una bella domanda da porre al diretto interessato).

Ma qual è questo talento inviolabile ed inviolato di James Murphy? Ecco, il punto non è cosa fa, ma Come lo fa; Vale a dire come fa suonare (nel vero senso della parola) un genere che sta per sfondare la soglia degli “anta” come la Dance e tutti i sottogeneri che si porta con se. Di come ha rinnovato, e rinnova tutt’ora dal suo interno, uno stile così variegato eppure chiuso nel suo recinto. Perché ad orecchie attente, il suo non è altro che Funk intriso di Dance, ritornelli Pop da dancefloor, un pizzico di Punk lo-fi e beat semplici ed essenziali tanto cari ai rockers “krautonici”.

Ma non sono forse i battiti serrati del Motorik di casa Neu! A gettare le basi dei beat Dance a venire? Non sono forse i bassi pulsanti del Funk il cuore melodico e ritmico della Dance? (da quella cafona di Gigi D’Agostino a quella più ricercata ed elegante di Four Tet, fino ad arrivare all’elettronica d’avanguardia di Autechre e il roster di casa Warp). Ed i coretti melodici orecchiabili e nonsense, messi li solo perché suonano bene dalla tradizione pop? (Pow Pow). Ecco, nella carriera degli Lcd Soundsystem c’è tutto questo e anche di più, perché quel genio di James Murphy non si limita a ricalcare le linee della tradizione danzereccia, ma le ripassa con un evidenziatore fluorescente, disegnando linee e “Great Curves” (i Talking Heads sono sempre dietro l’angolo ad osservare orgogliosi) alternative lungo il tratto.

L’introduzione al disco (Get Yourself Clean) si apre con un leggero tappeto percussivo sommesso e coretti dal gusto pop/soul appiccicosi, interrotti bruscamente dall’innesto fragoroso della batteria, contornata da synth cangianti ed irregolari che pulsano di un cuore funk impazzito.

Drunk Girls ricalca le linee melodiche e ritmiche di White Light/White Heat sfiorando il plagio, mentre One Touch si immerge nei mari oscuri e densi della techno più verace di matrice Detroitiana, per poi lasciare spazio al calore bianco di All I Want, una Heroes versione 2.0 che si inerpica fra lamenti ondosi di chitarra e ritmiche in climax emozionale intrappolato al suo apice; 6’ e 35’’ di puro cuore.

Si sfiorano i lidi minimal à la James Holden nell’electro-Soul di I Can Change in cui si staglia un ritornello killer da antologia, mentre segue il funk basilare e asciutto di You Wanted A Hit, incentrata sulla visione sarcastica dell’ansia da prestazione (“You wanted a hit/but maybe we don’t do hits/I try and I Try/It ends up, feeling kind of wrong”). Il ritornello catchy e nonsense di Pow Pow è da tesi universitaria per la facoltà del Refrain, col suo tappeto funk bianco remore dei Talking Heads, mentre Somebody’s Calling Me aleggia in un'aura di pigrizia acida e sfocata da risveglio post-nottata devastante. Il colpo di grazia finale è affidato alla semplicità funk di Home, pulsante di palpitazioni sistoliche e tremolio emozionale che esplode in cori di pura melodia trascinante e malinconica, dimostrando che anche i feticisti del dancefloor hanno un cuore.

James Murphy fa semplicemente quello che fanno tutti, ma meglio di tutti.

Ultimo impavido rimasto solo al centro del dancefloor, con il cuore in mano.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 18 voti.

C Commenti

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Cas (ha votato 8 questo disco) alle 0:43 del 10 maggio 2010 ha scritto:

Accidenti, l'impatto di Dance Yrself Clean è devastante. Disco a mio avviso brillante, caloroso, accattivante...Tutto da ballare, ma non solo musica da dancefloor...

bill_carson (ha votato 5 questo disco) alle 10:42 del 10 maggio 2010 ha scritto:

mi ha deluso

molto inferiore ai precedenti

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 16:14 del 10 maggio 2010 ha scritto:

Bhe, lui è sempre un grande. Ha sponsorizzato questo disco con spavalderia, dicendo che è di gran lunga migliore dei due precedenti. Ai primi ascolti mi sembra inferiore a Sound of Silver, ma comunque un gran bel sentire. Per il momento darei 7, ma voglio vedere cosa succede tra qualche ascolto ancora

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 16:17 del 10 maggio 2010 ha scritto:

oh, a proposito per chi si era scandalizzato quando avevo parlato anche di synth-pop per gli LCD Soundsystem: sentito I can change ?

target (ha votato 6 questo disco) alle 14:30 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Bello, sì. Ma a tratti Murphy si guarda un po' troppo allo specchio (e non penso solo alla durata elefantiaca di quasi tutti i pezzi), magari non accorgendosi di lasciare per strada canzone non all'altezza ("Someone's calling me" si fa fatica ad ascoltarla fino alla fine anche una sola volta). Certo, pezzoni come "Dance Yrslef clean", "All I Want", "Home" (che ha sotto "Heart It Races" degli Architecture in Helsinki) sono da santo subito. Pop di buona qualità, solo un po' troppo consapevole di sé.

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 14:44 del 11 maggio 2010 ha scritto:

bhe sì, da gran volpone sa che è meglio non rischiare rivoluzioni stilistiche. E alla fine, mi sa che nemmeno il pubblico lo vorrebbe. Per il momento riesce a evitare l'autocitazionismo troppo spinto, e si affida a suoni di presa facile, quelli che gli riescono alla grande. Chi ha il coraggio di crocifiggerlo per questo?

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 15:14 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Autocitazionismo fino ad un certo punto. Il disco è un caleidoscopio di riferimenti: al synth pop (giusto synth_charmer), alla new wave stile Bowie -periodo Low-, alla dance...Tutto filtrato attraverso la chiave di lettura (egocentrica, si) di Murphy.

target (ha votato 6 questo disco) alle 15:19 del 11 maggio 2010 ha scritto:

No, no, ma infatti io non ho parlato di autocitazionismo, neh (se, Cas, ti riferisci al mio commento): guardarsi allo specchio significa vedersi belli e bravi e godere a mostrarlo. Non autocitarsi. Non è un disco, insomma, per me, con la carica e la freschezza dei precedenti.

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 9:47 del 12 maggio 2010 ha scritto:

dopo numerosi ascolti i trucchi del prestigiatore Murphy si svelano. Le idee ci sono, sono ben confezionate ma durano solo mezzo disco: da You Wanted A Hit in poi è tutto un riempitivo a tratti indisponente. Sufficienza sindacale perchè è lui, ma al prossimo disco ora ci si aspetta una svolta (oppure è meglio davvero che sia l'ultimo)

loson (ha votato 4 questo disco) alle 12:29 del 14 maggio 2010 ha scritto:

Ormai Murhpy è prevedibilissimo, oserei dire sciatto. Il suo socio Goldsworthy ancora se la cava egregiamente, ma lui è proprio alla frutta. Fra plagi più o meno lapalissiani - stavolta davvero irritanti - e dance-funk/punk ormai ritrito, "This Is Happening" suona more or less come l'affossamento del suono leggendario di casa DFA. Spero di sbagliarmi, ovviamente.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 8:47 del 31 maggio 2010 ha scritto:

Più talkingheadsiano dell'ultimo Byrne con Fatboy

Slim (da parte mia una stelletta e mezza assicurata, per questo doppio, ad una eventuale

futura rece)al solito si lascia ascoltare, specie

come sottofondo, e alterna momenti godibili ad

altri ovviabili. Come dicon molti spesso la tirano un po' troppo per le lunghe (ma anche i

pezzi che preferivo del precedente, North american scum e New york I love you but..., non

eran certo brevi) e forse anche per quello sto

giro la mia preferita è la sintetica Drunk girls.

brian (ha votato 4 questo disco) alle 11:02 del primo giugno 2010 ha scritto:

il vecchio sound of silver è lontano mille miglia. non riesco a capire con quali criteri si possa valutare da 8 questo disco, è l'idale sottofondo tamarro per una giostra calcinculo. cantonata.

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 11:49 del 18 agosto 2010 ha scritto:

solito splendido disco dei grandi LCD