R Recensione

6/10

Saxon Shore

It Doesn't Matter

Lo scomodo aggettivo/etichetta Post- Rock designa band musicalmente ben distinte fra loro, ma che condividono un approccio comune alla informe e mutevole materia musicale.

Band sonoricamente distanti fra loro come ad esempio Low, Mogwai e Tortoise condividono una attenzione comune nella strutturazione musicale, calibrando attentamente i momenti più riflessivi e sommessi ed i crescendo emozionali fatti di intrecci strumentali che si ergono come arcobaleni all’apparenza intricati, eppure, scavando sotto la forma, di una semplicità disarmante.

Anziché colpire dritti al cuore, loro passano per le intricate vie della mente per poi schiantarsi contro il muro delle emozioni. I Low prendono il folk e lo dilatano in chiave strumentale e narcolettica, i Mogwai esplodono in digressioni elettriche, mentre i Tortoise tessono trame prog intricate, eppure tutti e tre sono accomunati dalla stessa attitudine musicale, e rientrano fra gli esponenti di spicco di quello che convenzionalmente è definito Post-Rock.

È un fatto di attitudine dunque, più che di suono.

Gli americani Saxon Shore rientrano in questo marasma labile, e giungono alla loro seconda fatica dopo l’esordio The Exquisite Death, con l’album It Doesn’t Matter coadiuvati dalla mano sapiente di Dave Fridmann, già manipolatore dei cursori di MGMT e Flaming Lips, nonché dell’esordio dei Saxon Shore.

Dieci tracce totalmente strumentali, arricchite dall’innesto di pianoforti, tastiere e percussioni che rendono It Doesn’t Matter un album ricco e denso di emozioni.

Suoni stratificati, ricchi di strutture intrecciate che si sovrappongono tessendo intrecci intricati a cui rimanda anche la copertina, in cui fili di lana si intrecciano generando momenti di pura estasi sonora, fra chitarre sature di elettricità e feedback che riecheggiano come echi lontani, partiture ritmiche sospese fra stacchi vertiginosi e andature solenni, riff come guizzi elettrici che recidono il filo dei ricordi.

Intrecci di fili appunto, che i Saxon Shore riescono a districare con una buona maestria, creando paesaggi immaginari sfocati e risvegliando emozioni e ricordi sopiti.

Cresceranno, o rimarranno immutati nella loro statica fantasia, ma l’importante è che band del genere ci siano sempre per ricordarci che la mente non cancella nulla, semmai mette da parte.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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kaneda 7/10

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