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R Recensione

6/10

Transmontane

Staring Back At You

 

Per capire di che pasta è fatto Staring back at you basta leggere quale sia l'etichetta discografica che lo produce: Sick Room Records. Tradotto letteralmente viene “stanza debole”. Puoi non farci caso ma quando parte Molecules non puoi certo ignorare questo dato: sound desertico, voce spezzata, pochi scarni accordi elettrici ripetuti in un agone generale. Tristezza assoluta. Forse il fascino dell'autunno. Sicuramente una cristallizzazione notevole della decadenza e della tristezza. Inevitabilmente i ricordi vanno ai Black Heart Procession, per intensità drammatica e stile sonoro. Si possono senz'altro tirar fuori altri nomi importanti: Smog, il Neil Young più tetro, Boduf Songs, ecc... Ma per qualche arcano motivo nessuno di questi sembra più appropriato al confronto rispetto ai Black Heart Procession. Stesso intreccio di blues primordiale, folk-rock essenziale, soul strozzato e disperato. Stessa voglia di suicidarsi.

Undici soffusi “urli di Munch” lanciati nello stagno della desolazione. Senza variazioni sostanziali. Senza attimi di vivacità o di speranza. Scordatevi anche solo minime escursioni valzeristiche alla Blue Tears, tanto per dirne una. Transmontane (sigla dietro cui si cela Ryan Duncan, co-fondatore dell'etichetta Sick Room, e al secondo album da solista) è una meravigliosa tristezza slo-core da ascoltare nelle tetre giornate di pioggia. Tra i picchi da segnalare brani come Anything, The Howl e About a Shark. Vi balzerà però subito all'occhio il più grosso, enorme difetto del disco: l'estrema omogeneità stilistica. Al di là della pesantezza tematica e sonora sul lungo termine (per fortuna limitata grazie alla breve durata del disco) è proprio la non volontà di uscire seppur brevemente dallo stesso schema sonoro a costituire il limite più evidente dell'album. Quella che singolarmente poteva essere una gradevole prestazione rischia quindi di diventare una litania ridondante, perdendo quel pathos su cui fa ampio affidamento.

Nota bene: non adatto per disoccupati disperati, reduci da storie sentimentali andate a male, emo depressi.

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