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R Recensione

8/10

Songs: Ohia

Magnolia Electric Co.

mi sei apparso come un fantasma

 

Scrivere queste parole a più di due anni di distanza dalla splendida recensione di Fabio Codias su The Lioness, mi fa sentire molto piccolo, e triste. Piccolo perché dopo l’emozione nel leggere quelle parole, accompagnate dall’ascolto di quel sublime album, la cosa più sensata da fare era stare zitti per una decina di anni almeno, versando di tanto in tanto quelle tante lacrime accumulate in spesso inutili anni di spensieratezza. Triste perché nel frattempo, come tutti saprete, l’appello lanciato da Fabio per la raccolta fondi per consentire le cure mediche di Molina ha esaurito il suo nobile scopo, e Jason Andrew Molina ci ha lasciati, perdendo definitivamente la sua lunga lotta contro l’alcolismo, il 16 marzo dello scorso anno, ad appena 39 anni.

Magnolia Electric Co. è sicuramente l’album più famoso della carriera di Molina, anche se non esattamente il più bello. La recente scelta della Secretly Canadian di ristamparlo in versione deluxe dopo la sua prematura scomparsa testimonia l’appeal che lo stesso ha sempre avuto verso i fan dell’artista di Lorain in Ohio. Magnolia Electric Co. è sicuramente l’album della svolta nella carriera di Molina, che da lì in poi userà questo titolo come moniker per le sue successive produzioni, pur continuando ancora ad uscire con lavori a suo nome.

Magnolia Electric Co. è l’album con cui Jason Molina la smette di fare canzoni per se stesso e inizia a fare canzoni per gli altri. L’approccio è, quindi, necessariamente più agevole da un punto di vista strettamente musicale, perdendo però parte di quell’intensità e instabilità emotiva di cui erano intrise le precedenti produzioni, The Lioness su tutti. Magnolia Electric Co. esce nel marzo del 2003, esattamente 10 anni prima della morte di Molina, e riceve subito un buon riscontro di critica e pubblico. Il retrogusto delle radici folk, blues e rock, si fa molto più presente e la qualità del suono (registra per la prima volta Albini, forse in omaggio a quella splendida “Steve Albini’s blues”, inclusa nell’ultima opera ufficiale a nome Songs:Ohia, Didn’t rain) migliora  verso orizzonti di alta fedeltà e ricchezza sonora finora mai veramente ricercati, conducendo a catalogare facilmente l’album in quel filone folk rock revival che appena un anno prima era stato inaugurato con il botto dal capolavoro dei Wilco e che ancora oggi non ha minimamente esaurito la propria forza. Il brano simbolo dell’album è I’ve been riding with the ghost, uno dei pezzi più belli della sua carriera, dove si avverte ancora limpida l’intensità del suo canto struggente che finalmente, dopo un intro in vecchio stile, fa un vero e proprio scatto di riscossa in avanti e tira fuori tutta la forza finora tenuta nascosta nel portagioie di famiglia. La musica attorno esalta lo scatto e satura tutti gli spazi circostanti. Il brano più bello e imprescindibile, eterno, è invece Almost was good enough. Due brani in scaletta, sono poi regalati a due ospiti più o meno illustri, soprattutto cari amici di Jason,  ovvero Lawrence Peters e Scout Niblett che prestano la voce rispettivamente in The old black Hen e in Peoria Lunch Box Blues, quest’ultima, una favolosa ed emozionante marcia di catartica redenzione che con una voce femminile raggiunge ancora meglio il suo scopo. Hold on Magnolia, con i suoi pizzichi di slide guitar e violino, chiudeva la versione originale del 2003. Molina qui cantava “in my life I have had my doubts but tonight I think I've worked it out with all of them”, un messaggio che rassicurava, lui e tutti noi, suoi eterni ammiratori.

Magnolia Electric Co. pur essendo un grande album, non è l’album più bello di Molina, ma sa regalare delle emozioni forti, grazie a quel suo messaggio di rinascita e riscossa che oggi, a riascoltarlo, fa venire i brividi. Le ultime parole di Jason dall’ospedale, pochi mesi prima della sua morte, fatte confluire attraverso un comunicato scritto, furono: “I have not given up because you, my friends have not given up on me”.

Ho scritto queste parole perchè nonostante mi sentissi piccolo e triste di fronte a tutto ciò, anch’io non mi sono arreso e ho alzato la mano per salutare, per l’ultima volta, un uomo fragile, un artista forte, che ora mi appare sfumato in lontananza, come un fantasma che nell’atto di allontanarsi su una strada lunga e dritta che conduce ad un enorme sole, per metà immerso nell'orizzonte, color arancione tremolante, si volta un'ultima volta e mi sfiora dolcemente l’anima.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 3 voti.
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antobomba 9,5/10

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nebraska82 (ha votato 8 questo disco) alle 15:04 del 13 gennaio 2014 ha scritto:

il suo miglior disco dopo l'inarrivabile " the lioness", una serie di toccanti fessure sulla vita," almost was enough" e la neilyoungiana " riding with the ghost" le perle.

The musical box alle 12:21 del 14 gennaio 2014 ha scritto:

Davvero unico..insieme a lioness che rimane inarrivabile come giustamente detto....anche il suo ultimo solista e' commozione pura..