Justin Currie
The Great War
Justin Currie è una di quelle persone che è stata baciata dalla dea bendata.
Il destino gli ha generosamente concesso di disporre di una voce di qualità superiore, un ipotetico incrocio fra Peter Gabriel, Paul McCartney e Ray Wilson (alcuni di voi lo ricorderanno come sostituto di Phil Collins nei trascurabili Genesis di Calling All Stations).
Justin mise cotanta qualità al servizio dei Del Amitri, progetto momentaneamente archiviato anche se mai ufficialmente sciolto, con una manciata di album molto apprezzati nel carniere, tre dei quali in grado di raggiungere la top 5 delle chart britanniche durante gli anni 90.
Oggi Currie prosegue la propria carriera come solista e lanno 2010 è marchiato a fuoco da The Great War, disco piacevolissimo e gradevolmente estivo, nel quale il felice songwriting dellautore si coniuga alla perfezione con arrangiamenti orecchiabili, ma non certo smaccatamente pop.
Lartista scozzese (è nato a Glasgow nel dicembre del 1964) si destreggia ottimamente sia quando disegna irresistibili up tempo (Anywhere Im Away From You, Everyone I Love e soprattutto At Home Inside Of Me si impongono come i migliori del lotto), sia quando sfodera il proprio versante più malinconico (Youll Always Walk Alone, The Way That It Falls e la conclusiva Baby, You Survived), lasciando magari al pianoforte ed agli archi la possibilità di impadronirsi momentaneamente della scena al posto delle chitarre, suonate in maniera ineccepibile dal fedelissimo Mike Slaven.
Lunica pecca emerge quando lex Del Amitri cerca di complicare le strutture, come nel caso di The Fight To Be Human, tirata avanti per oltre otto minuti girando intorno ad una buona idea sviluppata male.
Quando invece Currie sintetizza il materiale a propria disposizione, nascono i momenti migliori di un disco in grado di fare degna figura in qualsiasi playlist.
Magari si perde un pochino nel finale, con qualche traccia un po sotto la media (As Long As You Dont Come Back, comunque di innegabile eleganza), e di fatto The Great War è lungi dallessere considerabile un capolavoro dei nostri tempi, pur imponendosi per freschezza e buona costruzione delle architetture.
E sarebbe bello ascoltarlo sfrecciare a tutto volume da qualche auto in uno dei tanti pomeriggi estivi che ci attanaglieranno nelle prossime settimane, al posto dei soliti Lady Ga Ga o Ligabue.
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