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R Recensione

8/10

Non Voglio Che Clara

Dei Cani

Non volevamo che Clara, e ci son voluti quattro anni e mezzo per averla di nuovo, perché lei un po’ somiglia alle sue montagne bellunesi, distanti e silenziose. Quando si fa rivedere, però, le perdoniamo tutto, anche la sua ritrosia. Tanto più stavolta: il terzo disco di Fabio de Min & Co. è senz’altro il loro lavoro più pop, meno intimistico, più aperto e pieno nelle sonorità, grazie anche alla coproduzione di Giulio Favero e ai numerosi contributi di amici e compagni di (neo)etichetta (dai Port Royal a Diana Tejera, da Nicola Manzan a Mia Julia Schettini). Ed è un altro signor disco, all'altezza dei precedenti.

La scrittura di de Min rimane inconfondibile, nel suo sgrassare la tradizione cantautorale italiana rendendola asciutta, giocata sulle frantumazioni e sulle pieghe, ma qui si arricchisce di altre corde, più armoniose e meno spezzate rispetto al passato. Ne escono, per dire, ritornelli che né nello scheletrico “Hotel Tivoli” né nell’omonimo del 2006 avevano trovato spazio: dove in quei dischi ci si ritirava in pause, reticenze o introversi stacchi strumentali, qui gli spazi si aprono e così le melodie. Esemplare “Le Guerre”, certamente il pezzo più pop (e più ‘radiofonico’) dei Non Voglio Che Clara, senz’altro grazie al lavoro nell’arrangiamento dei Port Royal, che danno maggiore spessore (un minimo e ‘nonvogliocheclariano wall of sound), ma anche grazie, per l’appunto, a un’orecchiabilità del refrain mai così spiccata.

Qui, dunque, sta il nuovo. Nel buio accompagnamento elettronico de “Il Tuo Carattere e il Mio”, che ben rende l’idea della ‘frattura’ tra lui e lei, nel rumore che sfregia, sopra gli archi, il finale iper-elegiaco di “L’Amore al Tempo del Kerosene”, negli stacchi un po’ Baustelle de “L’Estate” (aleggia il ritornello di “Sergio”), dove in realtà la stagione estiva vira verso una decadenza settembrina di violini, violoncello ed emarginazione dolomitica; ma nuova suona anche la scampagnata a due voci de “L’Inconsolabile”, chiusura fugace, esorcizzante e quasi serena – nella disperazione («mi consola che nessuno in questo secolo ami qualcuno») – di un capitolo di vita (2’14’’ di delizia).

Ciò che non cambia sono i turbamenti sentimentali di de Min, amplificati da lontananze incolmabili, ricordi agrodolci, un isolamento da provincia dimenticata che trova nei cani e nella vita di fabbrica due splendide e ricorrenti proiezioni simboliche. La lotta la si fa con le sassaiole, ma poi si rimane come il cane al guinzaglio in copertina: sempre troppo fedeli. E a non cambiare, per fortuna, è il lirismo franto e schivo di alcuni pezzi che vanno diritti tra i migliori della band: dalla già nota da tempo “Gli Anni dell’Università” (classico subito) a “Il Dramma della Gelosia”, fino alla conclusiva “La Stagione Buona”, che sembra mimare, nel violoncello che chiude sommerso nel caos, la possibilità di un’incosciente ma vitale speranza («dammi il coraggio di sorridere di un sogno se non si può esaudire»).

Non sempre, infatti, dominano i toni dimessi. Il de Min ‘guascone’ si esalta nella chicca folcloristica tra organo e chitarra de “Gli Amori di Gioventù”, andante scanzonato un po' De Gregori da sagra paesana, e nei colori swingeggianti di “Secoli” (ci si sente l'amico Artemoltobuffa). Anche i cani ballano, a volte (e lo confermano le terzine ammiccanti di “Tu, la ragazza l’ami?”, finita, invece che sul disco, su una compilation di Rockit).

Una band necessaria nell’Italia di oggi. E mica a caso è citato, nel libretto, un Garibaldi fieramente anticlericale. Ci ricorda anche lui, come il bifronte titolo del disco (io propendo per la 'e' larga) e come la dolcezza violenta dei Non Voglio Che Clara, di che pasta siamo (o saremmo) fatti.

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 21 voti.

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TheManMachine (ha votato 5 questo disco) alle 10:50 del 8 ottobre 2010 ha scritto:

Sarà un mio problema di mancanza di sensibilità, ma secondo me sono ancora fermi là, nella confusione fra ispirazione poetica, pathos, lamento e tedio, finendo poi a scivolare sempre e fatalmente verso gli ultimi due. Trovo poi davvero irritanti quegli arpeggi di chitarra acustica freddi e metallici come i carillon delle nonne. Impeccabile la tua recensione Francesco, complimenti, ma la mia percezione di questo disco come vedi è un po' diversa dalla tua, non me ne volere.

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 15:47 del 8 ottobre 2010 ha scritto:

Fantastica recensione per uno dei gruppi più interessanti della musica italiana di oggi e di ieri. L'attesa è durata tanto e le aspettative sono altissime! Sì, lo so, non ha molto senso questo commento visto che non ho ancora ascoltato l'album, ma sono gasatissimo... Non vedo l'ora di ascoltarlo! La recensione e il voto dello "stretto" () Target mi lasciano ben sperare!

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 16:21 del 12 ottobre 2010 ha scritto:

Che meraviglia! Le aspettative erano altissime e nonostante ciò NON sono rimasto minimamente deluso. OVVIAMENTE il più bel cd italiano di quest'anno e uno dei più belli del 2010, in generale. Parte il primo brano e ti senti subito a casa di Clara e sai che vorresti soggiornarci per tutta la vita. Perchè Clara è delicata, lirica, dolce, acuta, semplicemente complessa, malinconica, decisa, spietata... in una parola unica. Ormai i Non voglio che Clara assomigliano solo ai Non voglio che Clara. Canzoni preferite? Tutte! Però "Gli anni dell'università" è veramente sublime. Dopo le recenti delusioni riguardanti le ultime uscite discografiche (e non mi riferisco solo a chi già sapete ), una superlativa conferma.

De Min, uno dei talenti più puri degli ultimi (50!!!)anni.

Non vorrei aggiungere veramente nient'altro ad una recensione puntuale, esaustiva e sentita. Bravo Fra'! Io, però, propendo per la "e" acuta

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 17:41 del 13 ottobre 2010 ha scritto:

in buona parte delle composizioni di questo "dei cani" hanno mutato, seppur di poco, la "forma" (avvicinandosi al "pop" dei baustelle: "l'estate" è eloquente in questo senso, come fai giustamente notare tu Francesco), ma l'album sembra confermarsi sugli eccellenti livelli del precedente. una canzone, per ora, che mi ha colpito più delle altre: "l'amore al tempo del kerosene". ripasso per voto e commento.

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 22:36 del 13 ottobre 2010 ha scritto:

Mica mi era arrivato il doppio senso del titolo Curioso e divertente. Mi sa che, eresia a parte, un ascolto dovrei darcelo. Se non altro per levarmi dalle palle il fantasma di un Bianconi che ogni 3x2 mi parla di Hoellebecq e cinema francese...

Miro (ha votato 6 questo disco) alle 11:39 del 29 ottobre 2010 ha scritto:

Bel disco , apprezzabile.

Però c'è troppa assomiglianza con Dente e Baustelle.

Non so mi sembra che in italia si faccia realmente fatica a pubblicare un lavoro che non segua percorsi gia battuti.

Nonostante questo il disco ha 3/4 ottime canzoni e merita almeno un ascolto.

Filippo Maradei alle 14:29 del 13 novembre 2010 ha scritto:

Venerdì 17 Dicembre, live al Circolo degli Artisti di Roma! Yeah

target, autore, alle 14:57 del 13 novembre 2010 ha scritto:

26 novembre: release party al discofrisco a Treviso. Doppio yeah Qui le altre date: http://www.myspace.com/nonvogliocheclara

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 15:43 del 13 novembre 2010 ha scritto:

RE:

Beati voi... Come vi invidio!

Verranno mai dalle mie parti?

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 20:53 del 14 novembre 2010 ha scritto:

Da tempo non sentivo un cantautorato così solido e convincente. Tanto di cappello a Fabio de Min! (e ovviamente a te Francesco!)

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 21:59 del 14 novembre 2010 ha scritto:

i clara nn mi hanno mai "acchiappato" come si deve, questo potrebbe essere il mio disco preferito della band! dice bene targ...un lavoro che : "sgrassa la tradizione cantautorale italiana rendendola asciutta", apprezzo la vena melodica mai prevedibile. è pur vero, come diceva qualcuno, che si sono un pochino troppo avvicinati a Dente e addirittura ai baustelle...basta leggere i titoli per pregustare il menu. disco buono.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 10:26 del 15 novembre 2010 ha scritto:

"Tesoro, ascoltiamo un disco di musica italiana?"

"Cosa metti su?" "I Non voglio che Clara." "E chi sono?" "Dei cani." "???" "Vabbè dai stavo scherzando, è un album ben fatto che ripropone la tradizione melodica italiana con un tocco di modernità. A me piace molto solo la seconda canzone (Il tuo carattere e il mio), ma ugualmente

penso che meriti di esser conosciuto, sentirai..".

salvatore (ha votato 9 questo disco) alle 12:11 del 15 novembre 2010 ha scritto:

Vedo che siete in parecchi a trovare analogie tra la scrittura di Clara e quella di Dente (che con De Min è il mio artista italiano preferito) e dei Baustelle... A dire il vero non mi trovate molto d'accordo. Qualcosina (ma proprio qualcosina) dei baustelle ce la sento anche io (Le guerre, essenzialmente per l'arrangiamento, e l'estate), ma Dente non tanto. Insomma, dente è leggero, ironico, paraculo, liricamente surreale. I Clara sono più complessi, seri(osi), attaccati alla realtà, a tratti disperati... Lì le canzoni sono maggiormente incentrate sulla chitarra, qui sul pianoforte. Lì è l'indiepop, qui il cantautorato (banalizzando e semplificando un po' troppo, forse). Se io dovessi trovare delle somiglianze con la penna di De Min, direi piuttosto De Gregori, Tenco, Endrigo, Paoli e rimanendo più vicini alla contemporaneità, gli Amor Fou (sebbene questi ultimi non possano fare affidamento su una delicatezza di scrittura come quella dei Clara)... No?

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 16:55 del 16 dicembre 2010 ha scritto:

Incantevole davvero.

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 21:38 del 4 gennaio 2011 ha scritto:

Sì, nemmeno io ci sento Dente. Sicuramente litri e litri di canzone italiana anni '60 (loro probabilmente avranno i santini di Paoli e Tenco sul comodino) filtrata da una sensibilità più moderna. E' un recupero che porta, a volte, a risultati decisamente notevoli (ex. il duo centrale "Gli amori di gioventù" - "L'inconsolabile", praticamente la perfezione fatta pop), a chicche inusuete ("Il tuo carattere e il mio", il finale arioso e disturbato di "La Stagione Buona", e la mano armonica del Manzan versione arrangiatore di Alessandro Grazian qui si sente eccome), ma anche a baustellismi che mi fanno storcere un po' il naso, come "L'estate" o "Gli anni dell'università" (eddaje co 'sto vizio di spostare inconsultamente gli accenti delle parole ad cazzum per fare assonanza! Carina però la citazione dei Redworms' Farm in mezzo). Vintage ma ricco di fascino: ottimo consiglio.