Trentemøller
Into the Great Wide Yonder
Innanzitutto, devo confessarvi una cosa: prima di potervi parlare lucidamente di questo disco, ho dovuto far passare ripetuti ascolti per diverse settimane. Se mi aveste chiesto un giudizio al terzo o quarto ascolto, nel descriverne le emozioni che suscita vi sarei sembrato un invasato in piena dimensione mistica. Completamente imbambolato dall'effetto che Into The Great Wide Yonder ha avuto su di me, avrei faticato parecchio ad entrare nei suoi meriti oggettivi.
Da Anders Trentemøller non mi sarei mai aspettato un disco del genere. Fino ad ora aveva dimostrato di essere un fuoriclasse del panorama elettronico, grazie a quel gioiello che è stato The Last Resort del 2006 e ad una serie interminabile di riusciti remix. E' uno dei produttori più ambìti a livello internazionale. Di lui si può dire che ogni cosa che tocca diventa oro, e che non ne ha mai sbagliata una.
Ma Into The Great Wide Yonder va decisamente oltre. In primis perchè non può essere definito semplicemente un album di "elettronica", ma copre una varietà di aree stilistiche così vasta da diventare una perla dell'intera musica contemporanea. Ma soprattutto perchè ambisce a diventare l'opera rappresentativa del microcosmo sonoro fatto proprio dalla generazione degli anni 2000.
Immaginate che siano stati selezionati i momenti più intensi della musica degli ultimi due decenni, ne siano state estratte le coordinate stilistiche e si sia rinchiuso tutto in un unico disco. Improbabile vero? Mettiamo che adesso vi dica che questo genio che viene dalla fredda Danimarca sia anche riuscito a superare la forza d'impatto di ognuno di quei momenti, partorendo creazioni addirittura più emozionanti. E che sia riuscito a trasmettere tutto questo tramite un ascolto per nulla difficile, libero da complesse sperimentazioni, assimilabile in maniera del tutto naturale fin dal primo contatto.
Sono impazzito? Spero di no. Sto esagerando? Beh, se una volta ascoltato quest'album riterrete in tutta sincerità che vi abbia rifilato una bufala, vi autorizzo a mettermi alla gogna.
Ma prima, valutate ogni sfumatura del disco. Affrontate un brano come ...Even Though You're With Another Girl, e ditemi se davvero ha qualcosa da invidiare ai migliori esempi di songwriting. Lasciatevi trasportare da Past The Beginning Of The End e chiedetevi quante altre volte il trip-rock ha raggiunto climax così spiazzanti. Cavalcate lungo le chitarre di Silver Surfer, Ghost Rider Go!!! e provate a non farvi elettrizzare da questa perla di surf rock revival.
E non è tutto. The Mash And The Fury sembra scrivere il manuale del perfetto brano ambient, in un eccezionale incontro tra suoni elettronici e acustici. Dietro Sycamore Feeling c'è tutta l'eredità del rock melodico più ispirato. Il delicato minimalismo di Neverglade, apice emozionale della tracklist, è un'estasi commossa dalle tinte crepuscolari, capace di sciogliere il cuore più duro. Ogni singola traccia è una seducente ragnatela in cui si rimane intrappolati. Le atmosfere sono dense ed avvolgenti, e rispolverano riferimenti a signori come Portishead, Unkle, Radiohead. L'intero disco non ha un singolo momento di calo, offrendo un mosaico estremamente variegato di suoni e suggestioni.
Sinceramente, non so dirvi se amerete Into The Great Wide Yonder quanto me. Ma sono convinto che anche voi ci troverete dentro le sensazioni che cercate in musica. Se Trentemøller sarà riuscito a rispolverare anche solo una delle corde del vostro animo, l'arte avrà raggiunto il suo massimo scopo, ancora adesso.
Per quanto mi riguarda, pochi altri artisti erano riusciti a far vibrare le mie corde con tanta veemenza.
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