Josh Rouse

El Turista

Che sensazione piacevole quando un disco si presenta bene già dalla confezione. Questo, per esempio, all'interno della copertina apribile in cartone, al posto del libretto con i testi ha la riproduzione fedele, in piccolo, del passaporto di Josh Rouse, con tanto di foto e visti di ingresso dei paesi visitati, su cui sono sovra impressi i testi delle canzoni. Idea geniale per un cd dal titolo “El turista”.

Titolo inspagnolo, come buona parte dei testi delle canzoni, in quanto Josh ormai lì si è trasferito per seguire la sua compagna. E l'atmosfera infatti un po' è cambiata rispetto al passato, anche se restano i riferimenti fondamentali della sua musica, dalle orchestrazioni alla Bacharach, al pop raffinato di Elton John o dei Beach Boys. Si sente però un'aria nuova, suoni che si rifanno alla tradizione brasiliana del tropicalismo, alla bossanova, come in ”Mesie Julian” o in “Valencia”, con i suoi ritmi caraibici, o ancora in “Las Voces”, dove, tra marimba, cymbals e ukulele, sembra di sentire il miglior David Byrne etno andare a braccetto con il Paul Simon della svolta africana.

Il Paul Simon versione Soweto di “Graceland” ritorna nella splendida “I Will Live On Island”, dove anche la voce di Josh sembra rendere omaggio al grande compositore americano. Interpretazione comunque ottima quella di Rouse, a volte anche intensa, come nel mid-tempo “Sweet Elaine”, con ottimo accompagnamento d'archi. L'orchestrazione perfetta del disco spicca in particolare in “Lemon Tree”, e qui il paragone potrebbe essere con il grande Scott Walker. Anche il brano di chiusura, lo slow “Don't Act Tough”, si avvale di un'apertura orchestrale notevole, sulla quale entra il sax con un ottimo solo.

Disco coraggioso per il cantautore americano, dalle molte sfaccettature, che prova strade nuove con coraggio lodevole, coraggio che lo porta anche a rileggere un traditional del calibro di “Cotton Eye Joe” (tra le molte interpretazioni, ricordiamo quella di Nina Simone) con un'orchestrazione quasi pop.