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R Recensione

7/10

Patrizia Cirulli

Sanremo d’Autore

Tra pochi giorni si aprirà il sipario sul carrozzone del Festival di Sanremo. Lasciando le consuete polemiche agli esperti di tv, il nuovo disco di Patrizia Cirulli, che esce proprio in questi giorni, ci offre un punto di vista particolare il festival della Città dei Fiori, quello degli ultimi arrivati e degli esclusi. Non canzoni minori o meno importanti, però poco fortunate al festival, anche se alcune sono poi diventate grandi successi. Il disco è aperto proprio una di queste, “Vita Spericolata” di Vasco Rossi, qui in versione strumentale con il pianoforte del maestro Vince Tempera. Ottima scelta per introdurre il senso di questo disco, con il brano forse più di tutti esemplare: penultimo arrivato al Festival del 1983, ed in seguito uno dei brani più popolari non solo del canzoniere di Vasco Rossi, ma di tutta la canzone italiana.

Si entra nel vivo del disco con il secondo brano, un omaggio a Luigi Tenco e alla sua “Ciao, amore, ciao” (al piano ancora Tempera) e non poteva essere altrimenti. Tenco è stato non solo uno spartiacque per la storia della canzone italiana (c’è un prima e un dopo Tenco), ma anche per la storia del Festival di Sanremo, dopo la sua esibizione del 1967 proprio con questo brano, che venne escluso, e la tragica conclusione di quella sera del gennaio 1967. Da quel triste evento infatti nacque l’abbandono del Festival del suo ideatore, Amilcare Rambaldi, che dopo pochi anni darà vita, sempre a Sanremo, alla Rassegna della Canzone d’Autore, meglio conosciuta come Club Tenco.

Un altro brano che non arrivò in finale (nell’edizione del 1965), per fortuna senza le stesse tragiche conseguenze, fu “Il tuo amore” di Bruno Lauzi, qui ripresa in una bella versione jazzata, con ospite alla voce e al piano Sergio Cammariere. Per “Un altro posto nel mondo” Patrizia Cirulli ci presenta un altro duetto, questa volta con l’interprete stesso del brano escluso dalla finale dell’edizione 2006, Mario Venuti (anche autore del brano in coppia con Kaballà). Un brano lento, cantato con eleganza dalla Cirulli, che adatta la sua voce in maniera sorprendente a quella del cantautore siciliano. Ottima la versione ritmata e dall’aria jazzata di “Colpevole”, scritto da Franco Fasano, Grottoli e Vaschetti per Nicola Arigliano, splendida la ripresa di “Pitzinnos in sa gherra”, brano firmato da Luigi Marielli e Fabrizio De André per i sardi Tazenda. La cantautrice milanese adatta il brano alle sue corde, sostenuta da uno splendido Giorgio Cordini (collaboratore dello stesso De André) al bouzouki.

Patrizia Cirulli dà prova delle sue capacità di interprete in “Canzoni alla radio” (scritto da Gaetano Curreri e Ricky Portera con Luca Carboni per gli Stadio), brano che arrivò ultimo all’edizione del 1986, e in “1950” (Amedeo Minghi, 1983), accompagnata solo da pianoforte e archi, ci fa riscoprire un brano forse ingiustamente dimenticato. La scelta dei brani per la parte finale del disco è forse meno convincente. Si va da una lenta e acustica “Il mare immenso” (scritta da Bungaro, Ferreri e Calò per Giusy Ferreri nel 2011), allo slow reggae di “Donne” di Zucchero (penultima al festival del 1985 e primo grande successo del cantautore emiliano), dal pop leggero della “Rosanna” di Nino Buonocore alla conclusiva “Lei verrà” di Mango. Notevoli comunque le interpretazioni, sempre ben oltre la media, che confermano Patrizia Cirulli come una delle più brave e originali interpreti del panorama italiano. 

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