Virginiana Miller
Venga il Regno
Per il sesto disco, i Virginiana Miller affidano la produzione artistica a Ale Bavo (già al lavoro con Mina, Linea 77, Subsonica e Morgan tra gli altri). Non sappiamo quanto questo elemento esterno possa aver influito sulla composizione del disco, ma il risultato, almeno dal punto di vista sonoro, è una unitarietà di suoni molto ben definita. Il disco, pronto da più di un anno, ancora prima di uscire ha avuto modo di ricevere un riconoscimento importante: la vittoria del David di Donatello per il brano Tutti i santi giorni, inserito nella colonna sonora del film omonimo di Paolo Virzì (ispirato tra laltro al romanzo La Generazione, esordio letterario di Simone Lenzi, voce della band).
Nonostante la bellezza di questa ballata rock, i brani che colpiscono di più di questo lavoro sono altri, quelli più attenti a descrivere la realtà sociale, tanto che qualcuno ha definito questo il loro disco più politico. E certamente un brano come Nel Recinto dei Cani colpisce come un pugno ben dato. Una ballata pop che descrive, con poche e ben calibrate immagini, come sono ridotte le nostre città ed il nostro paese, un recinto per cani dentro al quale siamo rinchiusi (io e questi altri pezzenti, nel recinto dei cani, in questoasi di pace, di merda e di fango, di kebab e lattine, e di benzodiazepine).
Splendidi anche i due brani in cui si parla degli anni 70 italiani. La tragedia del terrorismo in Anni di Piombo, dove alcune parole chiave ci fanno capire il periodo storico (telefono a gettoni, brigate rosse, piombo, leggi speciali) raccontato attraverso pochi accenni in un discorso tra due amanti (con tanto di citazione dallultima lettera che Aldo Moro, prigioniero delle B.R., scrisse alla moglie). E le lotte degli operai in Lettera di San Paolo Agli Operai, un brano lento e intenso, cantato quasi sottovoce, uno dei testi più belli del disco, in cui sono rinchiuse le contraddizioni di unepoca.
Non è però uno sguardo retorico al passato, anzi. E semmai un tentativo di chiudere una vicenda, fare i conti non tanto col passato ma col presente. E il presente è quello di L'Eternità di Roma, una splendida ballata, dove troviamo la città eterna dipinta come una Gotham City, e rimandi musicali che mischiano le ballate popolaresche allinno dItalia. Un dipinto a modo suo inquietante e realistico della città (definita ironicamente botulinia), dove la cocaina è un bene di largo consumo, una città schiacciata tra demoni e pontefici, celtiche sui muri e servizi segreti.
Ironia acida e caustica che si riversa anche sui comportamenti del vivere quotidiano, in una società dove lunica cosa vera e normale è un abbraccio, descritta in maniera brillante in Effetti Speciali, un grande pop, arioso, melodico e leggero, con un testo al contrario pe(n)sante, e in Chic, dove ci si prende gioco di persone che hanno più paura delle rughe che della morte. Cè anche molta leggerezza in questo disco, con brani pop dallanima quasi solare, come la già citata Tutti i Santi Giorni, una ballata piena di amore e speranza (dopo gli inverni verranno altre primavere), e Una Bella Giornata, che descrive la sensazione di felicità e di come tutto sembri funzionare quando si è con la persona giusta. Canzone di speranza, pur sapendo che lamore dà e toglie Pupilla. Un disco apparentemente facile e leggero (merito anche dellottimo lavoro su musiche e arrangiamenti), ma dai risvolti complessi e che si presta certamente a più chiavi di lettura. Un disco che richiede più ascolti, con la certezza che ad ognuno di essi si possa scoprire qualcosa di nuovo. Un disco destinato ad accompagnarci per i mesi a venire.
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