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R Recensione

7/10

Giacomo Lariccia

Sempre Avanti

Giacomo Lariccia si presenta in copertina in primo piano con in mano un pezzo di carbone. Al centro del secondo disco del cantautore romano, ma ormai residente a Bruxelles, c’è il prezioso combustibile, il mondo delle miniere, gli uomini che negli anni lo hanno estratto, e la fatica che comporta questo lavoro. Alle miniere è infatti dedicata una vera e propria trilogia, che si apre con Dallo zolfo al carbone, il cui tema sono gli emigranti siciliani che andarono a lavorare nelle miniere del Belgio. Un racconto di sfruttamento e soprusi che ricorda molto quello degli emigranti di oggi, stretti tra la fuga da una condizione di sfruttamento e miseria, e l’arrivo in una situazione uguale o peggiore. I rumori della discesa al centro della terra e dei passi nelle gallerie dell’intermezzo La miniera aprono la successiva Sessanta sacchi di carbone, il valore della vita di un uomo nelle miniere, ancora incentrata sui migranti italiani in Belgio (partirono in cinquantamila), un paese che inizialmente non fu molto accogliente, e il testo del brano ricorda i cartelli dei locali pubblici con scritto “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”. Sotto terra chiude la trilogia dedicata alla miniera con il brano più poetico, dove la discesa al cuore della terra diventa momento per scavare dentro al proprio cuore pensando ai propri affetti (qui la vita non può essere vissuta, se non hai qualcuno che ti aspetta all’uscita). Un mondo, quello delle miniere, in cui ancora oggi si muore, per l’energia (carbone) o per i soldi (diamanti).

A queste canzoni, che potremmo definire di impegno, se ne accompagnano altre la cui cifra stilistica è la vena ironica di Lariccia. Esemplare il primo singolo estratto, Il primo capello bianco, un pop dalla base dance (può ricordare certe cose di Max Gazzé), in cui ci si prende gioco della vanità degli uomini alle prese con i primi segni dell’età. Ironia anche in Piuttosto, brano dall’andamento reggaeggiante, cantato e rappato, uno sfottò contro l’uso della parola “piuttosto”, per sfottere in realtà modi di dire e fare della Milano trendy e modaiola (la Milano che si beve, si pippa e si ubriaca, e che di quest’Italia è diventata prostituta), con tanto di citazione per la signorina Minetti e i bunga bunga dell’ex cavaliere. Il Silvio nazionale (senza mai essere citato direttamente) ritorna in La fine del mondo, un giudizio universale a cui si deve sottoporre un potente, con un carico da novanta di acida ironia. E tra le righe (ma non troppo) vengono ricordati tutti i sette peccati capitali a cui il potente ha ceduto nella sua vita. Da questi brani emerge un’immagine piuttosto impietosa dell’Italia vista dall’estero, e però non manca la speranza nel futuro. La title song Sempre avanti, un rock ritmato con un’ottima sezione fiati, è infatti un invito alla speranza, per un paese che è ancora vivo. E in Bella è la vita Lariccia ci ricorda che il piacere della vita è soprattutto nelle piccole cose comuni, le poche cose davvero importanti (l’acqua, l’aria, il sole, il vento, un sorriso, un bicchiere di vino) e che la vita è bella, anche quando è in salita.

In Due fratelli in un bosco, uno slow acustico dai toni blues colorato da una bella slide, Lariccia dimostra anche una notevole capacità di far convivere rock e la canzone d’autore, in un racconto (quasi lo story board di un film) che ha la delicatezza nel dipingere i soggetti e le scene tipica di Massimo Bubola. Il disco si chiude con l’allegria contagiosa di Mambo della gonna di Marilyn Monroe, un gioioso mambo in cui l’ironia corrosiva dell’autore colpisce in pieno il non pensiero di chi si omologa a tv e opinionisti, e rinuncia a pensare con la propria testa. Un disco che sa stare elegantemente in bilico tra impegno e divertimento, un ottimo lavoro per il cantautore italiano emigrato in Belgio, alla cui capitale dedica anche la bella Bruxelles, la città che lo ha accolto, e che ha fatto pace con gli immigrati (città continente di tutti e di nessuno). Un paese che ha saputo integrare gli immigrati, tanto che oggi il Primo Ministro belga è Elio Di Rupo, figlio di emigranti abruzzesi.

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