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R Recensione

7/10

Massimo Bubola

In Alto i Cuori

Torna con un disco a suo nome, a più di quattro anni di distanza dal precedente e dopo l’esperienza nella super band Barnetti Bros Band, Massimo Bubola, uno dei più importanti cantautori rock italiani. Autore di alcune delle più belle e amate canzoni d’autore italiane, co-autore con Fabrizio De André per Rimini e L’Indiano (spesso la cosa viene passata in secondo piano, ma questi due dischi non sarebbero stati gli stessi senza il suo apporto), il cantautore veneto si presenta con un lavoro intenso, molto curato nei suoni, e interpretato in maniera splendida. Un disco attento alla realtà che ci circonda e alla situazione del nostro paese, descritto in maniera realistica e spesso impietosa: un paese anestetizzato dalla tv, che non brilla più, che ha smarrito la pietà, finito, in mano agli sciocchi, un paese che fatica a ritrovarsi, che ama le cose finte, come la realtà virtuale e gli outlet, ed ha dimenticato il suo passato e le sue radici, in primis quelle contadine a cui Bubola è molto legato. Canzoni che raccontano la vita quotidiana e fatti appena accaduti, quasi delle instant songs ( proprio in questi giorni Bubola ha dato alla luce un progetto dedicato alle instant song www.instantsongs.it), come lo stesso cantautore ha definito il brano di apertura, Hanno sparato a un angelo, una ballad mid tempo cantata con voce delicata, e un testo intenso che racconta una storia vera, tragica (l’uccisione di una bambina di nove mesi e del padre che la teneva in braccio a Roma), ma che lascia trapelare un barlume di speranza, o quanto meno di volontà di resistenza, pur in una società avvelenata (non possiamo credere che pietà sia morta), dove l’unica cosa vera sono le armi, come canta in  Un paese finto, un brano dall’andatura veloce, quasi country, in cui la poesia di Massimo svela il suo lato ironico, per dipingere con assoluta precisione il nostro paese, un paese in cui passa per vera la finta realtà della tv, con i suoi finti reality show (la Verità è nemica, finta più della TV, è ormai la vita). In un periodo storico in cui quelli che erano i Valori del vivere comune lasciano spazio al degrado morale, diventa sempre più difficile vivere (Cantare e portare la croce), e anche i sogni di cambiamento sembrano infrangersi. Al capolinea dei sogni, ballad folk rock in cui emerge l’anima più americana di Bubola, ci racconta le illusioni e le speranze di una generazione che sfumano di fronte alla realtà di un paese di sciocchi, un generazione che ha visto svanire i sogni di cambiamento della società e del mondo.

Analogico-digitale, uno slow blues scritto a quattro mani con Beppe Grillo per un progetto poi rimasto nel cassetto, è un’accusa alla società del digitale e del virtuale, fatta di finti sentimenti e amicizie precarie (quelle su facebook) contrapposta a quella reale, fata di esperienze, tradizioni e culture millenarie. Un brano scritto ai tempi in cui il comico genovese chiudeva i suoi spettacoli teatrali spaccando a mazzate un personal computer, simbolo di quella realtà virtuale che niente ha a che fare con la vita vera. Ironia della sorte, oggi il comico diventato politico deve buona parte del suo successo proprio a quella realtà virtuale che allora osteggiava.

Nonostante questa visione cruda della realtà, questo non è un disco pessimista e cupo, anzi. In Tasse sui sogni, un rock blues con suoni anni ’60 che richiama alla mente i momenti migliori del Dylan più recente, l’autore si arma dell’ironia per costruire un elenco di tutto ciò che potrebbe essere tassabile. A morte i tiranni, rock veloce e molto orecchiabile, è un canto di speranza nella forza che i popoli storicamente hanno sempre avuto di ribellarsi contro il potere, e alla fine vincere, e In alto i cuori, lenta rock ballad dalle chitarre splendide posta in chiusura, è un invito esplicito alla speranza, pur in un paese che non brilla più, in cui l'anima è spenta e resta accesa solo la TV.

Musicalmente in questo disco ritroviamo tutti gli amori di Bubola, il rock americano in primis, ma anche il folk rock ed il blues, che da sempre nella sua musica convivono con la tradizione cantautorale, creando un suono che conferma senza dubbio Bubola come uno dei migliori cantautori rock italiani. Ma quello che più sorprende in questo lavoro è che Massimo canta davvero benissimo, sfruttando al meglio i toni della sua voce (splendida in questo senso Una canzone che mi spacca il cuore, una canzone d’amore in cui i toni caldi e profondi della sua voce si adagiano su un ritmo dai sapori jazz e notturni), imprimendo una forza comunicativa che valorizza ancor più la qualità dei testi. Considerato da sempre grande autore e musicista, con questo lavoro Bubola dimostra di essere anche un grandissimo interprete.

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