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R Recensione

7,5/10

Massimo Bubola

Il Testamento del Capitano

Si avvicinano le celebrazioni per il centenario della cosiddetta Grande Guerra (o  Prima Guerra Mondiale, nella visione eurocentrica della Storia di noi occidentali), e la ricorrenza non poteva sfuggire a Massimo Bubola, che questo tema ben conosce e aveva già trattato in un precedente lavoro del 2005, Quel lungo treno. Tema su cui torna oggi con il nuovo album, Il Testamento del capitano, interamente dedicato a quei tragici eventi. Un lavoro molto sentito, in cui si raccontano fatti accaduti in zone geografiche che Bubola conosce bene, essendo qui le sue radici. Il disco è ben equilibrato tra canti tradizionali della Grande Guerra e brani nuovi scritti dal cantautore veronese per questo album. Sono quattro gli inediti, tutti riuscitissimi. Apre il disco Neve su neve, uno splendido lento, quasi una lettera d’amore di un soldato in prima linea alla propria amata, dallo scavo della trincea fino al racconto della propria sepoltura. Da Caporetto al Piave è una ballad che con quattro strofe ci riporta tutta la tragedia della guerra, dalla partenza per il fronte (partiti tra canzoni fanfare e gran discorsi, abbiam lasciato i campi le bestie e i figli nostri), alla ritirata dei soldati in ritirata (da Caporetto al Piave è tutta una colonna, di profughie sbandati portati via dall’onda). Raccontare gli eventi attraverso l’uso di poche immagini, perfette, emozionanti, è la cifra stilistica di Bubola, che ritroviamo in maniera esemplare in Vita di trincea, un gran rock, arioso, quasi allegro, in cui la vita di trincea viene raccontata in maniera quasi fotografica, come fossero piccole istantanee che si susseguono. Certamente una delle migliori composizioni di Bubola. Il quarto inedito è quello che chiude il disco, ed è una canzone di speranza nel futuro: L’alba che verrà nuova (ho cercato nei ricordi, guardando dentro me, un posto in cui tornare, una patria, una casa, un po’ di libertà). Uno slow rock con arrangiamento dai colori folk che convince al primo ascolto.  

Dalla tradizione popolare Bubola riprende alcuni dei canti più conosciuti, canzoni che, come le storie che raccontano, hanno un secolo di vita. A partire da quella che intitola il disco, Il testamento del capitano, uno dei grandi classici tra le canzoni della Grande Guerra, qui rivisto in chiave rock, con fisarmonica e steel guitar. Stesso trattamento riservato ad altri due classici del genere: La tradotta, un arrangiamento che sta a cavallo tra country rock  americano e folk italiano, le due radici musicali di Massimo Bubola, e Ta pum, una canzone che i giovani della mia generazione, costretti a sentirla, hanno quasi odiato, e invece qui se ne riscopre la bellezza, soprattutto in questa versione folk rock, con il solo di armonica, la fisarmonica, il Ta Pum quasi in lontananza, e su tutto la splendida voce di Bubola, calda, intensa, emozionante. Gli altri canti tradizionali, certamente meno conosciuti, sono Bombardano Cortina, cantata a due voci con Lucia Miller, arrangiata ancora tra il folk italiano ed il country americano, Sul ponte di Perati, una ballad che sa di country rock, e racconta i giovani in partenza per il fronte (è il lutto della Julia che va alla guerra, la meglio gioventù che va sotto terra), e Sui monti Scarpazi, cantata da Lucia Miller con Bubola che doppia la voce nel ritornello. Chiudono il disco, quasi due bonus track, due canzoni di Bubola già conosciute, e qui eseguite dal coro degli Alpini di Milano: Rosso su verde e Noi veniam dalle pianure.

Bubola con i sui brani inediti riesce a dare un immagine meno epica e militaresca della Grande Guerra, raccontandola non attraverso i grandi eventi o i personaggi storici, ma attraverso lo sguardo dei militari, dei ragazzi come tanti, mandati a morire in trincea, restituendo un affresco sovente emozionante anche per chi quei fatti li ha solo letti sui libri di storia. E riproponendo i canti tradizionali in questi nuovi arrangiamenti, compie un’operazione di memoria, togliendo quella patina di retorica che li ha allontanati dagli ascolti delle nuove generazioni.

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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zgphv 8/10
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C Commenti

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zgphv (ha votato 8 questo disco) alle 12:24 del 26 maggio 2014 ha scritto:

Bravissimo Massimo, disco eccellente.- Uno dei tuoi migliori in assoluto.- Apprezzabile ricerca storica e ottimi i brani nuovi.- Una versione così di Ta-pum, fa venire i brividi....