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R Recensione

7/10

Marco Cambri

Saera i euggi

Marco Cambri racconta storie. Storie che hanno quali protagonisti persone normali, che tutti potremmo conoscere, una coppia di fidanzati, un cacciatore, un barista, un vicino un po' solo. Oppure storie che raccontano di posti di Liguria, Genova, Cabella, il Passo del Portello, dove in tanti prima o poi siamo passati. Le scrive e le canta in genovese, riuscendo, in alcuni casi, nel piccolo miracolo di rivestirle di pennellate poetiche, trovando nei piccoli gesti nelle semplici cose o nella contemplazione di un panorama, la chiave per toccare le emozioni e parlarci di come siamo. Nel suo nuovo album “Saera i euggi”, pubblicato da poco per l’etichetta ligure Orangehome records di Raffaele Abbate, a distanza di quattordici anni dalla prima raccolta “A curpi de pria”, il cantautore ha stipato dodici canzoni /poesie corredate da una raffinata e ricca veste strumentale, grazie agli arrangiamenti di Marco Cravero, Fabrizio Padoan e Sirio Restani  che figurano anche fra gli interpreti, insieme ad una nutrita rappresentanza di musicisti del panorama folk e jazz ligure, da Marco Fadda a Filippo Gambetta, Pino Parello e Dino Cerruti. Nel disco ci sono ballate romantiche, come l’iniziale “Coverte Pezanti”, assorte riflessioni sul rapporto fra uomo e natura (“Aegoa do bronzin”, condotta dall’organetto di Filippo Gambetta, “Passo”  e “Pasòu e rive”) , e momenti più leggeri ed ironici come la swingante “Che rìe” o l’irriverente “A bagascia a dùa” .  Ma la sintesi più ambiziosa fra testi e musica si raggiunge in “Battuta”, la descrizione di un giorno di caccia al cinghiale, scandita da una serrata batteria di corde, in “Saera i euggi”, sofisticato tango che ricorda l’Argentina evocata da Ivano Fossati, e nell’amara riflessione di un barista al suo bancone di “Canto”, sviluppata sulle note del pianoforte. Trovare una via personale nella storia della canzone genovese, e schivare le insidie dell’oleografia o dell’imitazione di illustri epigoni non era impresa semplice. Marco Cambri con questo disco di persone e luoghi, come quelli della bella immagine di copertina, disegnata da Simona Ugolotti, sembra esserci riuscito.

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