Thee, Stranded Horse
Churning Strides
I dischi spogli sono come gli inverni dellinfanzia. Sono come domeniche nuvolose in cui non apri neppure le doppiefinestre. Churning Strides è un disco di otto canzoni fatte di tre sole cose: voce, chitarra e kora. Il folk anglo-americano, gli chansonnier francesi, i geli nordici, uno strumento africano che suona a metà tra unarpa e una chitarra: un esotismo crudo, senza orpelli. E uno dei dischi più evocativi dellanno.
La voce del francese Yann Tambour non è immediata: nasale e asprigna, preferisce la crudezza allintensità. Ad andare in profondità sono gli arpeggi ossessivi ricamati da kora e chitarra, nudi e iper-ripetitivi. Le variazioni sono affidate a continui cambi di ritmo e a bloccaggi improvvisi, a lunghe pause di silenzio. Nelle poesie fatte di pochi versi, gli spazi bianchi mettono in rilievo le parole. Nelle canzoni di Tambour, i lunghi silenzi amplificano i suoni scarni. So Goes The Pulse, il breve pezzo dapertura, è costituito da tre parti intervallate da vuoti lasciati senza decorazioni, come fossero burroni, abissi cavernosi.
Ogni canzone è affidata a un motivo soltanto: non ci sono modulazioni melodiche, distinzioni tra strofe e ritornelli, né cambi di tonalità. È solo il vento a sconvolgerle: in Le Sel, in cui il testo in francese dà un sapore malinconico e sfumato ai suoni, la successione di rallentamenti e spinte è come un vento che procede a buffi, a folate, creando incessanti e quasi impercettibili scosse. Il finale, dopo cinque minuti in trance, è leggermente variato, con lesplorazione di note bassissime.
Nella splendida Misty Mist riemerge un Drake ulteriormente denudato. La title-track si alza su note più alte, con la voce sovrapposta a cori fumosi, come in Fiend Over Your Knees, che finisce con contorni noir. Swaying Eel avanza stregante per dieci minuti in territori maniacali: il giro si costruisce di pochi tocchi, notturni e limpidi, per poi affollarsi di unimmensità di note che brulicano come lucciole impazzite. Gli ultimi quattro minuti sono un blocco indiviso e ipnotico: il breve giro viene iterato fino al collasso.
Sharpened Suede propone un arpeggio country-eggiante, con sfumature folk americane. Il pezzo si blocca anche per dieci secondi, si inceppa in continue fratture, emerge a tratti, si inforra carsicamente, percorre gallerie di buio inquietanti da cui esce enigmatica e frastornata, con la voce di Tambour che riprende a stento il filo del discorso, sempre più rotta. Autentico choc musicale.
I dischi spogli sono un circo dopo lo spettacolo, le strade dopo il passaggio del carnevale. Non sono divertenti, e, quando riesce loro un sorriso, è incrinato e triste. Sono scandagli, servono per andare in profondità, sono le campane del palombaro. E con Churning Strides cè il rischio, poeticissimo e autodistruttivo, di farsi affascinare dal fondo.
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