The Jimi Hendrix Experience
Are You Experienced ?
Un alieno. Tale era Jimi Hendrix quando sconvolse una pur fiorentissima scena rock con uno dei più memorabili debut album della storia.
Arrivato dalla natia America a cercare fortuna nella Swingin London, il geniale chitarrista mise su il più formidabile power trio che si ricordi, assieme al bassista Noel Redding e al batterista Mitch Mitchell. Gli anni passati a farsi le ossa suonando un pò tutto lo scibile compreso tra il blues elettrico di Chicago e il soul passando per il pi ù puro rock and roll diedero i suoi frutti: spalleggiato dai magnifici Redding e Mitchell il mancino di Seattle fece un balzo in avanti prodigioso, che permette tuttora di ascrivere Are You Experienced ? tra i più lucenti sacramenti rock, per almeno tre fattori.
Anzitutto, la mostruosa capacit à di stratificare i più disparati generi (il blues, il soul, il nascente hard e una già visibile laminatura psichedelica) in una mistura sofisticata, incendiaria e freschissima, cui quasi 40 anni di vita non hanno tolto un grammo del suo smalto.
Inoltre, tale sintesi si poggiava sulla leggendaria sei corde di Jimi: un totem degli anni Sessanta, capace di irradiarsi verso universi sconosciuti, sfruttando tutti gli effetti per accrescere distorsione, varietà e feedback al massimo, mentre limmenso talento del suo profeta disegnava orizzonti compositivi accecanti. Infine, qui nacque e toccò lo zenith il mito hendrixiano: un mito basato su un immaginario di straordinaria liberazione spirituale ed erotica allo stesso tempo che marchi ò indelebilmente i Sixties, trovando nella Fender Stratocaster un tramite verso una dimensione altra, e in Hendrix uno sciamano in grado di svolgere catartiche e oceaniche liturgie nella dimensione live.
Sarebbe necessaria una rigorosa track by track: difficile sintetizzare prodigi quali la scheggia elettro-lisergica di Purple Haze (uno dei primi singoli del nostro, sorretto da uno dei riff più memorabili di sempre), la malinconia confusa nel sisma luciferino di Manic Depression, la perfezione del soul-blues anfetaminico di Fire eRed House, il vortice lascivo di Foxy Lady, la deflagrazione sonica della title-track, la stupefacente congerie di intuizioni ipnotiche e stentoree staffilate di Love or Confusion .
Il miglior Hendrix è però quello fotografato dalla celebre Third Stone From The Sun. Se negli altri brani ci si era mantenuti dentro i canoni della forma canzone tanto cari agli inglesi, nei quasi 7 minuti di questa suprema composizione il trio espugna le roccaforti della cacofonia più acido-sperimentale dellepoca. Sostenuto da spiazzanti ritmiche jazz, luomo di Seattle alterna sognanti arabeschi a dissonanti turgori, catapultando per sempre la sua stella in unorbita compresa tra il pianeta Terra e lo spazio profondo.
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