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R Recensione

9/10

Sisters of Mercy

First and Last and Always

Quando si pensa ai Sisters of Mercy viene immediatamente in mente un genere che ha sfornato artisti meravigliosi, altri francamente un pò pacchiani e grossolani: il goth.

Beh, i Sisters of Mercy sono sempre stati in bilico tra meraviglia e pacchianeria, tra genio e occhiali neri a mezzanotte. La loro musica a tratti è mozzafiato a tratti un pò troppo da stereotipo. Infatti i cinque britannici gli stereotipi goth li incarnano tutti e non hanno avuto mai intenzione di prenderne le distanze: i famigerati occhiali neri di cui parlavo prima, i capelli laccati e rigorosamente neri. La voce baritonale di Andrew Eldritch ha fatto la storia del genere, ha subito decine di tentativi di plagio ed è diventata l'essenza stessa dell'essere dark.

Siamo nel 1985, il goth rock ha ormai raggiunto il suo apogeo artistico. I Joy Division hanno già pubblicato lo splendido Closer, i Cure Pornography. Siouxsie and the Banshees e Clan of Xymox continuano a ruota libera la loro personalissima ricerca e interpretazione del genere, ma anche loro hanno già pubblicato i loro A kiss in the dreamhouse e i loro Medusa. Ad Andrew Eldritch, Crang Adams, Wayne Hussey, Gary Marx e Doktor Avalanche (così venne ribatezzata la drum machine del gruppo) non resta altro che entrare in studio e provare a scrivere il loro personalissimo capolavoro dark.

First and Last and Always inizia come ogni appassionato dark vorrebbe: con Black Planet, il cui titolo già dice tutto. Un riff che sembra provenire dalle viscere della terra e un Eldritch da pelle d'oca regalano ai fans uno dei pezzi più rappresentativi del gruppo. Walk Away riesce a mantenere l'album su standard qualitativi eccellenti, mentre No time to Cry e A Rock and a Hard Place, pur non essendo all'altezza dei primi due brani, fanno il loro dovere e non deludono le aspettative dei ammiratori in occhiali scuri.La quinta traccia è Marian, una canzone semplicemente stupenda, che tutti gli amanti della musica dark dovrebbero conoscere.

La negatività, il senso di vuoto, il feeling claustrofobico pervadono anche il lato B del disco, e la title track e così cupa e desolata da far aumentare paurosamente i battiti cardiaci. Possession è una di quelle canzoni da stereotipo di cui si parlava prima, col ghigno baritonale del cantante che in questo caso bisbiglia il testo. Le discrete Nine while nine e Amphetamine logic sono solo il preludio di quello che è il capolavoro di questo capitolo delle Sorelle della misericordia: Some Kind of Stranger. Un lungo e desolato inno al nulla che conduce al celebre verso "Come here I think you're beautiful My door is open wide Some kind of angel come inside" che culmina con un cantato disperato del frontman. Da pelle d'oca.

Uno degli album e delle band più sottovalutati di sempre, che a modesto avviso di chi scrive non hanno mai trovato la giusta consacrazione proprio a causa dell'incapacità di saper spaziare e di sapersi allontanare dal clichè che ha un pò perseguitato altri artisti simili. L'incapacità di trovare un equilibrio versatile e differenziato che ha contraddistinto band come Bauhaus o The Cure.

Pietra miliare.

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Voto degli utenti: 7,9/10 in media su 14 voti.
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Cas 8/10
REBBY 9,5/10
Lelling 8,5/10
Vatar 9,5/10
Lepo 10/10

C Commenti

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Dr.Paul alle 23:10 del 15 marzo 2009 ha scritto:

pietra miliare ma non raggiunge 5 stelle?

secondo me nn sono stati sottovalutati, hanno raccolto quanto dovuto, credo!

dario1983, autore, alle 2:13 del 16 marzo 2009 ha scritto:

non ho aggiunto l'altra mezza stella perchè, come ho precisato nella recensione, non tutte le canzoni sono allo stesso livello. Sapevo che Doktor Avalanche fosse la drum machine, ma è stato sempre citato come un membro del gruppo in carne ed ossa (pure nei booklet dei loro album), quindi mi sembrava doveroso e quasi automatico definirlo "il batterista". Ho scritto davvero "sister"? Imperdonabile errore di distrazione!

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 12:37 del 16 marzo 2009 ha scritto:

Bel disco, soprattutto se consideriamo che l'anno in questione era l'85, e il goth aveva già detto molto producendo i definitivi capolavori (da te citati)...Proprio perchè siamo nell'85 trovo che più che pietra miliare questo dei Sisters Of Mercy sia più un gioiellino del genere.

benoitbrisefer (ha votato 6 questo disco) alle 17:27 del 16 marzo 2009 ha scritto:

Recensione puntuale e assolutamente corretta nell'analisi, ma non riesco proprio a trovarmi d'accordo nella valutazione. Chiaramente si tratta di gusti soggettivi, ma la mia impressione sulla musica dei SOM è che nel loro, come dici giustamente, stare in bilico fra meraviglia e pacchianeria, sia troppo spesso scivolata nella seconda direzione; in particolare ho sempre pensato che la voce di Heldritch fosse, tranne qualche eccezione, una sorta di involuzione forzata e addirittura caricaturale dei toni di Ian Curtis e soprattutto di Peter Murphy. In definitiva dei SOM ho amato qualche brano ma non ho mai retto più di tanto l'ascolto di un intero disco.

REBBY (ha votato 9,5 questo disco) alle 19:18 del 16 marzo 2009 ha scritto:

Ho riascoltato il vinile. Quello che scrive Dario

mi trova concorde, ma anche l'intervento di Cas

non fa una grinza. Aggiungo solo che, a mio parere, questo è l'unico album indispensabile della band.

dario1983, autore, alle 6:51 del 17 marzo 2009 ha scritto:

il loro limite sta appunto in questo:l'essersi eccessivamente ghettizzati nel genere, dalla voce del cantante, ai videoclip, all'abbigliamento. cmq l'importanza della band è innegabile e anche floodland un gran bell'album. la loro attuale versione mette davvero tristezza

ozzy(d) alle 22:10 del 19 marzo 2009 ha scritto:

la rece mi piace, il genere proprio no.....

dario1983, autore, alle 22:12 del 19 marzo 2009 ha scritto:

grazie gulliver

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 23:27 del 27 marzo 2009 ha scritto:

non so se la data di produzione possa influenzare la mia opinione, sarà che ho sempre considerato questo album come una specie di surrogato, godibile quanto si voglia, addirittura splendido per gli amanti del genere, ma, come dire, un po' all'ombra di predecessori troppo illustri. la recensione però è bellissima! ciauz

shadowplay72 alle 3:22 del 25 novembre 2017 ha scritto:

Mitici.inarrivabili.che band e che disco!