Management Del Dolore Post Operatorio
McMao
Tra le nuove leve di promettenti band italiane devote ad un electro rock cantautorale, giovani, irriverenti, fintamente scanzonate, secondo alcuni (in?)consapevolmente vuote, che iniziano a far parlare con una certa insistenza della propria musica (I Cani, Lo Stato Sociale, Lofficina della camomilla) i Management del Dolore Post Operatorio (o MaDe DoPo, come amano farsi chiamare loro) occupano oggi un ruolo di tutto rispetto, probabilmente i portabandiera di questa nuova onda. Auff!, lesordio del 2012, fu in effetti un gran bel sentire, e le innumerevoli esibizioni live del quartetto di Lanciano capitanato dalleccentrico e carismatico frontman, Luca Romagnoli, avevano dimostrato un po a tutti che si poteva in effetti trattare della nuova big thing italiana. Probabilmente la prima cosa veramente valida dellindie nostrano di più ampio e agevole consumo dal 2008 (lesordio discografico de Le Luci della centrale elettrica) a questa parte.
McMao, il nuovo album uscito proprio in questi giorni, si fa notare fin dalla copertina, con un Mao Tse-tung stile clown di Mc Donalds, a preannunciare il mood lirico dellalbum, dove si celebra la folle gioia di vivere male, come metodo di sopravvivenza alla precaria esistenza quotidiana [ ]attraverso il ghigno beffardo e la malinconia inquieta di un clown che srotola la verità con la profonda coscienza della propria responsabilità sociale, dellimportanza della propria arte.
La prima traccia, La scuola cimiteriale, così come Oggi chi sono, mescolano un sound ricco e potente a un groove che ricorda i Franz Ferdinand, quelli di Tonight, assieme alle sempre crescenti grida ispirate di Romagnoli contornate, soprattutto nel primo brano citato, da scomposti cori-ululati (che, di nuovo, ricordano molto i Franz Ferdinand). In Coccodè latmosfera è sempre ribollente ma, almeno inizialmente, più cadenzata e cupa come ultimamente forse le Savages, con lospite di turno (Lorenzo Kruger, leader dei NoBraino, fiore allocchiello della MarteLabel, la stessa che produce questalbum) a dare al finale del brano, nel frattempo deflagrato in un energico synthpop, un tocco di irriverente, mistica, profezia metropolitana. Hanno ucciso un drogato così come Il cantico delle fotografie sembrano pezzi rubati alle Luci della centrale elettrica dove però tutte le prese della corrente sono occupate. Il primo Vasco Rossi a braccetto con Luca Carboni (tutto sommato, è un complimento!) viene in mente in Fragole buone buone; un Ivan Graziani remixato dagli OMD è invece il pensiero partorito dalla conclusiva La rapina collettiva. Il pezzo più valido invece, secondo la mia personalissima visione, è Il cinematografo. Sound introduttivo scarno un po alla Violent Femmes, testi espliciti cantati con il giusto scazzo esistenziale che debordano in chitarroni alla Weezer a testimoniare che nel momento meno ingessato e più libero del disco i quattro abruzzesi danno il meglio delle loro potenzialità. Il link più forte al fervore dell'esordio lo mantiene La pasticca blu, sebbene molto più vicino a sonorità più (synth) pop di "colleghi" quali L'Officina della Camomilla o Lo Stato Sociale.
James Douglas Morrison è il primo singolo diffuso qualche settimana fa. I toni sono decisamente più rilassati e contenuti rispetto alle staffilate sonore e ai testi infuocati di Auff!, lasciando spazio ad unatmosfera più ovattata e pulita, cullati da un loop melodico di respiro indie-europeo (Foals, Maccabees, WU LYF) e richiamando alla mente più gli ultimi mansueti Zen Circus che i gruppi punk e post punk italiani (Skiantos, CCCP), come ricordavo essere successo con laltro disco.
Se ancora non si fosse capito, ammiravo nellesordio dei MDPO una genuina forza innovativa e dirompente che in questo seguito sembra in parte smarrita virando verso un sound più definito e ricco ma allo stesso tempo maggiormente derivativo. Mancano poi quei due/tre pezzi che spiccano/spaccano davvero e che non vedi lora di far ascoltare a un tuo amico perché troppo forti (era successo, due/tre volte, con Auff!, con perle quali Pornobisogno, Signor Poliziotto e Auff!). In un paese governato da un rampante ex-boyscout democristiano, dove le classifiche dei dischi le dominano Ligabue, i Moda' e Jovanotti, quelle dei libri Fabio Volo e Baricco, il miglior intrattenimento mediatico lo fa Fabio Fazio, il "film più bello che abbia mai visto" è La grande bellezza di Sorrentino, loro, i MaDe DoPo sono sinceramente tra le cose più belle e a questo punto sicure della nostra filiera artistica, e non mi riferisco necessariamente al solo panorama musicale alternativo (con brio) italiano. Magra, ma comunque una consolazione, nonostante questo secondo episodio non riesca a ribadire in pieno lefficacia travolgente dellesordio. Cè però tempo e cè tanta fiducia in loro.
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