Judas Priest
Painkiller
I Judas Priest sono la dimostrazione di come non sempre i migliori dischi di un gruppo debbano essere necessariamente partoriti nei primi anni di carriera. Quando esce Painkiller siamo nel 1990. I Priest hanno alle spalle vent'anni di attività, e l'età media dei suoi componenti si aggira intorno ai quaranta. Assieme ai soliti quattro si unisce un nuovo batterista, l'ennesimo. Si tratta di Scott Travis, proveniente dai Racer X. Con il suo stile potente e incisivo contribuirà in maniera importante al suono dell'album.
Painkiller è uno dei loro prodotti migliori. Anzi, forse è il migliore. Secondo qualcuno rappresenta una rinascita artistica, che riscatta qualche passaggio a vuoto dopo la pubblicazione di Screaming for Vengeance, altra opera capitale della formazione.Sicuramente è l'album più metal prodotto dalla band fino ad allora. Ed è uno dei più grandi album metal della storia, capace di non sfigurare affatto di fronte ai migliori lavori dei Metallica o Iron Maiden.
Mai i Priest erano stati così aggressivi. In ogni loro album, infatti, c'era sempre stata una componente hard rock, mentre qui ci troviamo di fronte ad un disco di vero heavy metal. Diretto, senza fronzoli.
Le orecchie dell' ascoltatore vengono martellate da una serie di brani dallo spessore sonoro devastante. Dalla traccia d'apertura fino all'ultima si alternano in maniera spettacolare gli acuti di Halford, gli assoli micidiali dei due chitarristi e le bordate percussive del nuovo arrivato. Solo "Touch of Evil", solenne power-ballad dai toni maestosi, concede un scampolo di melodia. Difficile stabilire quale sia il pezzo migliore. Da "Painkiller" a "Hell Patrol",da "Between The Hammer & The Anvil" fino alla chiusura in grande stile con "One Shot At Glory" (solo per citare quelli che stanno una spanna sopra il resto), tutti i brani contribuiscono a fare di questo album una pietra miliare del genere.
All'interno del gruppo, però, le tensioni crescono. Il cantante e il resto della band iniziano a litigare pesantemente e si sciolgono poco dopo. Halford (forse l'unico cantante metal ad aver dichiarato pubblicamente la sua omosessualità) verrà sostituito da Tim Owens, per poi tornare una decina di anni dopo. Il vecchio prete inglese continua ancora oggi a pubblicare dischi e a calcare i palcoscenici di tutto il mondo.
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