Air
Moon Safari
Da “Moon Safari” passa la storia della musica contemporanea. Un disco che assume il ruolo di crocevia per le influenze musicali più disparate: nella fattispecie, un mirabile connubio di pop contaminato, di vivida elettronica e di languido chill out.
Gli Air sono architetti del pop, capaci di costruire paesaggi sonori di rara pregevolezza, ricchi di influenze e difficili da collocare stabilmente in un contesto. Troviamo così una serie di brani tra i più variegati del periodo. Nicolas Godin e Jean Paul Duckuel ricreano a regola d’arte ogni possibile atmosfera sonora, ma senza risultare enciclopedici e riuscendo a dare il loro tocco personale a tutto ciò che “prendono in prestito”.
Un aspetto da non tralasciare in un lavoro come questo è il coinvolgimento emotivo che questi 10 brani sanno suscitare: raramente la musica elettronica ha saputo essere così umana, tanto da lasciare letteralmente ammaliati dopo l’ascolto.
Il biglietto da visita dell’album è “La Femme D'Argent”: una suite maestosa, un viaggio ipnotico nei meandri del subconscio. Un brano capace di rinverdire i fasti psichedelici dei Pink Floyd, pur presentandosi con sonorità ed approccio pressoché opposti. L’intreccio tra tastiere vintage e turbinii elettronici è qualcosa di splendido; il tutto realizzato con una spontaneità ed una compostezza disarmanti. “Talisman” arricchisce ulteriormente la componente straniante del disco con una ritmica leggera ma serrata, a sostegno di una folgorante sinfonia per archi e sintetizzatori.
L’atmosfera cambia totalmente in “Sexy Boy”, il cui beat sostenuto evoca fragranze del “french touch” da dancefloor in voga in quegli anni. Gli umori si fanno qui ibridi, fondendo suoni spigolosi ed una sensualità quasi candida. “Kelly Watch The Stars” si snoda sui medesimi binari, mantenendo però un morbido tocco. Le eco si sovrappongono in un estasi sonora davvero avvolgente.
Ancora più evidenti sono i richiami alla musica da discoteca in “Remember”, in cui le voci filtrate si uniscono ad un carillon fatato, arricchito da archi maestosi.
L’ epitome del sincretismo stilistico forgiato dal duo parigino è probabilmente la sontuosa “All I Need”. Miele per le orecchie, una melodia tanto semplice quanto perfetta, scandita da cristallini arpeggi di chitarra e accompagnata da effetti digitali ipnotici, da qualche nota delicata di piano e dalla splendida voce di Beth Hirsch. Altro esempio mirabile della capacità degli Air di tessere trame armoniche freschissime è “You Make It Easy”, questa volta con richiami onirici ed un equilibrio sorprendente. Le atmosfere si fanno vespertine, suggestive.
Ai loro massimi livelli, gli Air sanno dare vita a ninne nanne tenui come “Ce Matin La”, i cui struggenti corni sono capaci di commuovere in pochi istanti. “New Star In The Sky” è una sorta di anestesia che ci catapulta in un mondo evanescente, una ballata notturna al neon. La raffinatezza di suoni non dà alle canzoni un tono distaccato. Anzi, ogni brano coinvolge ed emoziona.
Il disco si chiude con la serenata sintetica per sax di “Le Voyage De Penelope”, ricca di intensità e carisma. Qui la musica analogica fa uno sbalzo nel tempo, riportandoci in un vecchio pub fumoso.
“Moon Safari” è un capolavoro, un disco piacevole all’ascolto ed estremamente ampio. La musica elettronica più sognante dona nuova linfa vitale a correnti ormai quasi del tutto spente come il rock psichedelico. Ma non solo: troviamo qui una rivisitazione di sonorità passate attraverso una strabiliante chiave modernista, arricchita da suggestioni orchestrali e da un gusto per le commistioni che si dimostra sempre pertinente e ben strutturato. Fondamentale.
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