The Rapture
In The Grace Of Your Love
Ve li ricordate i Rapture del fortunato Echoes? Allora era stato quel volpone di James Murphy ad approfittare della grande versatilità della band statunitense, plasmandogli addosso una maschera di p-funk abrasivo diluito in acque dance alternative. Anche quello, per certi versi, significava cavalcare una moda, ma dietro c'erano carattere e voglia di distinguersi e il risultato era stato una delle tappe più importanti del cammino DFA.
Guardateli oggi, invece: persa la spinta "contro" degli esordi, al terzo album ufficiale l'ago della bilancia si sposta definitivamente su un pop-rock ruffianissimo ad effetto immediato, confezionato ad arte per le radio (gli scimmiottamenti Yeah Yeah Yeahs di Sail Away o le perfette ingenuità à la Scissor Sisters di Miss You) o ancora peggio per lo stadio (la pacchianissima Blue Bird, una Roller Coaster di una mielosità che sfiora i Darkness). C'è ancora qualcosa che può ricordare il carisma degli anni passati (In The Grace Of Your Love, che riprende la miscela dance-rock giusta) e anche qualche riuscito aggancio seventies (Never Die Again), ma nel complesso al disco manca un'idea precisa, e tolta la grinta l'encefalogramma è piatto. Questo non è revisionismo intelligente, questo è ancheggio annoiato per smidollati che han perso gli attributi.
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