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R Recensione

6,5/10

Yeah Yeah Yeahs

Mosquito

Riverberi aciduli, deliri psicosomatici, voce acuta ed isterica (inconfondibile!) sparata dentro megafoni, proveniente dalla stanza accanto, chitarre django come solo loro (da quando la so io) prima che arrivassero i Django Django. Elettronica dosata con parsimonia e sapienza,  loop di in-dub-bia ispirazione, ritmi tribali da club danzanti, inaspettate rime hip hop fino ad accorati finali nella migliore tradizione gospel. Sono questi solo alcuni degli ingredienti che si ritrovano, alla rinfusa, nell’ultimo album degli Yeah Yeah Yeahs, Mosquito.

 

Salterei a piè pari le presentazioni perché rischierei di dire troppo con l’ansia poi di aver detto troppo poco. Inizio quindi con il dire che il piacere di un disco nuovo degli YYY, il quarto sulla lunga distanza (sebbene il capolavoro, a mio modesto avviso, rimanga l’EP Is Is) è che sai di ricevere un dono, conosci ormai bene chi te lo porge, ma non sai mai di preciso cosa ci potrai trovare dentro. In più, per quanto differente da ciò che hai ricevuto prima e da quello che probabilmente avrai dopo, la novità non è mai percepita come realmente dirompente posto che i tre elementi cardine, la voce di quella pazza di Karen Lee Orzolek, meglio nota con il nome da combattimento di Karen O, la chitarra con il dono della sintesi dello stralunato Nick Zinner e la batteria minimale di Brian Chase potrebbero suonare pure dell’ottimo fox trot, ma suonerebbero sempre YYY .

 

In quest’album le novità, proprio perché volutamente più marcate e ostentate in un colorato carosello di musiche e sensazioni da richiamare e plasmare a propria immagine, lasciano probabilmente maggiormente il segno, facendo perdere in modo più convinto la bussola all’ascoltatore dei vari episodi succedutisi negli anni. I brani sono tutti mediamente validi, con un paio di instant-chicche (Sacrilege e Mosquito), momenti dalla forte intensità emotiva (Subway) e piacevoli exursus nel dub stile Horace Andy (Under the earth) nel synth pop (Slave, These Paths) nel sempre caro mi fu questo (tutt’altro che) ermo  garage (Area 52, molto The Kills) finanche, come anticipato, nell’ hip pop (Buried Alive, che ospita le rime futuriste di  Dr. Octagon) e poi pure nel trip hop in puro stile Massive Attack (la bella e commovente ultima traccia, Wedding Song). Girano veramente a vuoto solamente Always e Despair.

 

Mosquito è il quarto album degli Yeah Yeah Yeahs in ormai 12 anni di carriera. Non ci si aspettava niente se non un momento piacevole, come è sempre stato in questi anni. Alla fine, niente di eclatante né tantomeno epocale, ma il regalo è stato comunque piacevole e, per quanto mi riguarda, non verrà riciclato. Per momenti veramente esaltanti, mi vado a riascoltare il mio Is Is, per gratificanti ascolti di musica nuova, alla quale affezionarsi con il tempo, anche quest’ultimo episodio va alla fine bene.

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 2 voti.
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mavri 6,5/10

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mavri (ha votato 6,5 questo disco) alle 10:55 del 16 aprile 2013 ha scritto:

Si, concordo.