R Recensione

6/10

Gossip

Music For Men

Le puntate precedenti della storia dei Gossip ci raccontano di due album garage-rock partoriti nell’ombra indipendente della provincia americana più appartata e di un colpo di scena, per la verità testardamente ricercato, avvenuto nel 2006 grazie a “Standing In The Way Of Control” e alla popolarità britannica guadagnata da Beth Ditto: nuda sulla copertina di NME nel suo adipe straripante, a parlarci del suo lesbismo. Perplessità diffuse.

Perplessità striscianti in malafede, se si vuole, ma alimentate ad arte. Soprattutto se poi i tre cavalcano l’onda dell’ambiguità, titolando “Music For Men” («in love with each other», prosegue il pezzo eponimo) il nuovo disco – il primo pubblicato per una major – e piazzando in copertina il batterista Hannah Blilie androginicamente conciato. Sarebbe materiale che indispone per evidente occhieggiamento modaiolo-gossipparo (eh, d’altronde...), e se si aggiunge che la loquace e priva-di-peli-sulla-lingua Ditto dimostra, nei testi, un’impressionante povertà di spunti, inversamente proporzionale alla sua baldanza nei magazine, sarebbe materiale sufficiente per passare ad altro. Ma per fortuna ci sono le canzoni.

E “Music For Men”, da questo punto di vista, è un disco onesto, non molto diverso dal precedente e completo di non pochi singoli potenzialmente killer. La produzione affidata a Rick Rubin offre due soluzioni differenti: da una parte una resa ruvida e fedele a un impatto live, evidente fin dall’incipit, affidato allo «one two three four» del batterista scandito dalle bacchette; dall’altra una spinta elettronica invadente con flirt a un synth pop da club generato dalla consueta matrice Ottanta. I risultati migliori escono dalla prima modalità, più abrasiva e secca: le chitarre taglienti di “Heavy Cross” e quelle spasmodiche di “8th Wonder” hanno una patina punk prestata alla pista francamente irresistibile, merito di un Bruce Paine da preferire così rispetto a quando imbraccia il basso. “Vertical Rhythm” (la sigla di Supercar aleggia) e “Spare Me From The Mold”, con sax, confermano l’impressione che i Gossip incidano di più quando fanno più casino. Rock, insomma. 

Le prove più elettroniche non convincono (“Love Long Distance”, con piano 90s; “Four Letter Word”), e vanno ad appiattire inutilmente la superficie grezza dei suoni. La Ditto eccede in «oh oh oh» e «na na na», calandosi in una Donna Summer con le ascelle che puzzano (relata refero) e la verve che langue, pur consegnando qua e là qualche melodia interessante (“Pop Goes The World”). Altrove, è proprio la sostanza a mancare (“Love and Let Love”, “2012”). Sicché il disco rimane divertente, ma niente di più, e offre il fianco al passare del tempo con colpevole facilità. Perché il pop fa girare il mondo, sì, ma dopo un po’, se si guarda troppo allo specchio, fa girare anche qualcos’altro.

V Voti

Voto degli utenti: 4,3/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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tarantula (ha votato 1 questo disco) alle 11:17 del 26 luglio 2009 ha scritto:

Si tuffano a capofitto nel dancefloor eccetto la buona "Dimestore diamond" e l'appena sufficiente “8th Wonder”; il resto ,francamente, è imbarazzante!!!

simone coacci alle 11:26 del 26 luglio 2009 ha scritto:

Se Beth si tuffa di peso nel dancefloor, povero dancefloor.

Marco_Biasio alle 23:21 del 18 settembre 2009 ha scritto:

Non credo li sopporterei ancora sulla lunga distanza ("Standing In The Way Of Control" l'ho ascoltato per intero tipo una volta o due, poi subito resettato), però devo ammettere che "Heavy Cross" è un grandissimo pezzo, disco-funk con rasoiate di chitarra pazzesche. E meno male, perchè la voce m'è sembrata poca cosa, certo bella come impostazione ma sempre uguale, incapace di variazioni. Solita storia dell'altra volta, insomma...

dario1983 (ha votato 6 questo disco) alle 22:28 del 17 ottobre 2009 ha scritto:

onestamente a me è piaciuto. poi se il singolo heavy cross è paragonato a tutte le canzoni che si susseguono a palla nelle radio, sa di miracolo del music business di qualità.