Baths
Cerulean
All'inizio fu un suggerimento di un amico, altro grande appassionato di musica. "Hai ascoltato Baths?". Mai sentito, pensai, di che si tratta? Rapida ricerca sul fidato google, e arrivo a quella moderna Babilonia che è Pitchfork. Voto: 8.2. E la mente torna all'hype smodato su Vampire Weekend, Robyn o LCD Soundsystem di quest'anno. Una lettura rapidissima, giusto per cogliere alcuni frammenti: "...21 years old...", "...Toro Y Moi...", "...make love songs...", "...gay relationships...". Oddio, che è 'sta roba? Ok, schiaccio su play. E si leva un coro di voci bianche, smielate e zuccherose come non mai. Praticamente stavo per darmela a gambe levate.
Dopo pochi secondi però viene fuori il tratto distintivo di Cerulean: una sezione ritmica ricca, forte e acuminata. E mi rendo conto che l'accostamento diffuso a Flying Lotus non è dovuto a ragioni esclusivamente geografiche (entrambi risiedono a Los Angeles). Lo stile percussivo è lo stesso, le stesse sghembe irregolarità dal suono ricercato. Ma invece del glitch-jazz di FlyLo, stavolta siamo nei territori del dream-pop.
Scendendo a fondo sul disco, viene naturale l'accostamento al glo-fi per i vari punti di contatto: reminescenze di musica d'altri tempi, atmosfera ovattata, low fidelity. Ma Will Wiesenfeld, la mente dietro Baths, ha le proprie personali idee che rendono il tutto più inusuale. In effetti più che il synth-pop degli anni '80 (o comunque oltre ad esso), il ricordo sembra rivolgersi all'IDM degli anni '90. Con un effetto che non ti consente l'abbandono alla dimensione del sogno, ma ti mantiene in una veglia forzata, costantemente tenuta allo stato cosciente dal ritmo. Non è un vero e proprio dreambeat, ma una sorta di dream-big-beat, se mi è consentito di coniare l'astruso neologismo. La sfera onirica viene solo avvicinata, la si solletica dall'esterno, mentre la mente rimane aggrappata alla realtà.
E il divertimento sta proprio in questo. Avere la possibilità di poter spaziare a proprio piacimento verso l'aspetto che preferiamo, poter oltrepassare il confine e tornare indietro nel pieno controllo delle nostre facoltà. La ricchezza di brani come ♥ o Maximalist offre stimoli di natura diversa, e ci permette ora di volare sugli arpeggi melodici, ora di scalpitare sulla vivacità ritmica. Non è l'artista a imporre il proprio suono, ma noi a decidere cosa assimilare. Se vogliamo approfondire il lato dreamy del disco, possiamo soffermarci su Hall. Se invece ci vien voglia di andare a fondo sulle spigolosità, andremo più su Indoorsy. Nei fatti, comunque, si gode maggiormente a star lontano dagli eccessi, abbracciando con fiducia le tracce che equilibrano al meglio le diverse facce: Aminals non è un gioiellino?
Stavolta non avete scuse. Odiate Washed Out & co? Non è un alibi. Il vostro orgoglio virile vi vieta di essere sensibili alle morbidezze romantiche in musica? Peggio per voi. Baths però spacca, ve lo dico io.
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