R Recensione

8/10

Rancid

Let's Go

Per realizzare il loro secondo album, i Rancid inseriscono nella loro line up un altro componente. Si tratta del chitarrista-cantante Lars Frederiksen, che senz’altro contribuirà notevolmente alla maturazione artistica del gruppo di Berkeley e a confezionare intrecci sonori (relativamente) più complessi. Let’s Go mostra un gruppo più sicuro delle proprie potenzialità: l’album, che vanta una track list di ben ventitrè canzoni, si apre con Nihilism, brano di disinvolta cattiveria punk rock, di autodistruttivo compiacimento à la Sex Pistols, basato su un formidabile duetto Armstrong-Frederiksen che diventerà un leitmotiv delle successive produzioni.

Dal precedente “Rancid”, comunque, poco è cambiato: canzoni semplici, immediate che costruiscono la loro fortuna su degli impeccabili ritornelli epici alla Clash: Radio è praticamente una dichiarazione d’amore per lo storico gruppo londinese (basti citare questi due versi della canzone: “Radio clash,/ magnificent 7”).

Tutte le altre canzoni si discostano di poco da questa formula vincente: Salvation e Tenderloin, una di seguito all’altra, spingono ulteriormente sull’acceleratore anche se il suono si fa più pulito rispetto al precedente, omonimo, album. Ne sono testimonianza anche Gunshot, che come Tenderloin è una presa in giro dei problemi adolescenziali, Gave it away e Harry Bridges, quest’ultima una delle composizioni più interessanti sia per testo che per musica. Si tratta infatti di una delle canzoni più melodiche con una partenza quasi timida, ma che poi esplode in un riuscitissimo ritornello da far invidia allo stesso Joe Strummer.

Il testo riguarda uno sciopero generale nel quale è coinvolto anche l’operaio Harry. Ma il ragazzo pagherà a caro prezzo questa sua partecipazione: la General Motors lo licenzia in tronco e, senza soldi e senza lavoro, perde anche la moglie. La canzone termina con una immagine molto evocativa: “Over and over again the doors are locked/And the windows are broken”; che non può che non lasciare un groppo in gola. Si tratta per la verità di uno dei pochi testi degni di nota dato che la maggior parte di essi, pur parlando di temi interessanti come la droga, l’alcohol, l’emarginazione sociale non hanno lo stesso piglio vagamente poetico di Harry Bridges.

Le sorprese comunque non sono finite: Black & Blue, St.Mary, Motorcycle ride regalano sicuramente altri momenti di grande hardcore, sempre meno di stampo californiano e sempre più british. È indubbio che l’album soffra di alcuni cali compositivi, ma del resto mantenere lo stesso livello per ventitre canzoni consecutive è un risultato che pochi possono ottenere. Se ne avessero messe quindici o sedici il voto poteva essere addirittura superiore forse, ma lamentarsi è difficile. I Rancid, con un suono più policromo e pulito, ma sempre intenso e veloce, si impongono come i Clash a stelle e strisce e staccano il biglietto della fama sfruttando come trampolino di lancio il successo che in quello stesso anno arride al punk revival con album quali Dookie e Smash, rispettivamente targati Green Day e Offspring.

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Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 2 voti.
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byron 8,5/10

C Commenti

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byron (ha votato 8,5 questo disco) alle 17:21 del 28 settembre 2016 ha scritto:

A me piace scherzosamente (ma neanche più di tanto) definirlo un album country/punk!I suoi riff di chitarra e la batteria praticamente tutta uguale me i fa accostare i due generi.

Anzi, secondo me se si rallentano i bpm e si addolciscono le chitarre potrebbe diventare un album tipicamente country ahahaha

zagor alle 13:12 del 30 settembre 2016 ha scritto:

io di questi avevo solo "..and out come the wolves"...loro bravini, pero' davvero troppo troppo devoti ai Clash.

byron (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:21 del 30 settembre 2016 ha scritto:

Bhe si, palesemente confermata dalla Hellcat Records, casa di Tim Armstrong e Joe Strummer. Io li vedo come un incrocio tra i Clash, appunto e i Social distorsion.

Prova ad ascoltare "Life Wont Wait", sicuramente il loro album di eclettico e forse anche il più bello.

zagor alle 14:18 del primo ottobre 2016 ha scritto:

certo, c'è anche il punk californiano nella loro miscela, le origini geografiche sono quelle...pero' poi ascolti una "time bomb" e pensi che si tratti di una cover band di strummer&jones....grazie del consiglio, magari me lo procuro sto life won't wait

byron (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:56 del 3 ottobre 2016 ha scritto:

Su youtube lo trovi tutto. PS se ti piace Zagor c'è una grandissima band chiamata Radio Vudù cui l'ultimo album si chiama proprio Zagor, Charlotte e altre avventure. Prova ad ascoltare anche loro