Death Grips
The Money Store
Questa democrazia così perfetta fabbrica da sé il suo inconcepibile nemico: il terrorismo. Vuole, essa, infatti, essere giudicata in base ai suoi nemici piuttosto che in base ai suoi risultati. La storia del terrorismo è scritta dallo Stato, cioè dagli Stati; quindi è educativa. Naturalmente le popolazioni spettatrici non possono sapere tutto sul terrorismo, ma possono saperne abbastanza da essere convinti che, rispetto al terrorismo, tutto il resto dovrà sembrare loro abbastanza accettabile, e comunque più razionale e più democratico. (da “Le Teste” di Giuseppe Genna)
Nelle puntate precedenti… Gli “exmilitary” sono tornati. Il governo li aveva mandati a morire in qualche buco infernale, asfissiati dalla sabbia e dalle mine anti-carro, ma loro gliel’hanno messa in quel posto. Ed ora - perdio - sono tornati. Tornati per restituirgli un po’ di quel terrore, di quel disordine, di quel rumore. Soprattutto quest’ultimo. La vendetta è la loro sola ragione di vita. La CIA, l’FBI, la NSA, li cercano tutti. Vivi o morti. Ma nessuno riesce a trovarli. Non sanno nemmeno se siano vivi o morti, in verità. Esistono davvero? In carne ed ossa? Forse sono solo ologrammi digitali, ectoplasmi intrappolati in un segnale Doppler di potenza sonica inaudita, fantasmi dell’Occidente e della sua cattiva coscienza. Ma sono pericolosi, perché hanno combattuto le nostre guerre e conoscono la verità. Ed ora vogliono vuotare il sacco. Sparare a zero. Sanno che coloro che siedono al Congresso, al Palazzo di Vetro, alla Federal Reserve e un po’ dovunque, nelle logge e nelle stanze dei bottoni di tutto il mondo, sono zombie i cui cervelli sono stati riprogrammati a livello subliminale da un’entità extraterrestre conosciuta con nomi diversi: “Mercati finanziari” o “Economia globale” sono solo i più comuni. Un Videodrome crea miraggi e illusioni che col passare del tempo diventano sempre più invasivi, abbacinanti e autodistruttivi. Una specie di Hal 9000, ormai completamente fuori controllo, sta progettando la sua soluzione finale. Essi vivono e noi dormiamo. E sarebbe ora di svegliarsi, prima che sia troppo tardi. I Death Grips, “exmilitary” di professione diventati ribelli e terroristi dell’etere, sono l’equivalente sonico di Anonymous e Wikileaks, sono i semi della Primavera Araba, sono i ragazzi di Homs con la faccia insanguinata e la videocamera del cellulare in mano per testimoniare al mondo il loro martirio. Vogliono dirci che il futuro sta arrivando e che nessuno è al sicuro. I prossimi potremmo essere noi. “The Money Store” - i soldi che evaporano, che si prosciugano, che si perdono nei flussi e nei contatori elettronici dei listini di borsa, che vanno a finire non si sa bene dove - riprende esattamente da dove si era concluso “Exmilitary”. O meglio: s’interfaccia perfettamente con esso.
Apertisi una breccia con le armi pesanti del predecessore e penetrati nel cuore delle linee nemiche, la strategia militare e musicale di Mc Ride, Flatlander & soci si fa più sottile, mimetica, occulta, mentale. Si attenuano le bruciature heavy e hardcore, gli inserti chitarristici all’arma bianca, i suoni decantano, diventano più ipnotici e ossessivi, i brani più compatti e insinuanti, claustrofobici e senza pause. Un caos organizzato nei minimi dettagli, meno urlato, più spietato, capillare, febbricitante. Più penetrante e persuasivo. Come nel punjabi schizofrenico di “Get Got” e “Punk Weight”, nella tempesta meteoritica di “Lost Boys”, sorta d’incubo dove “L’isola che non c’è” si trasforma ne “Il Pianeta delle Scimmie” e la testa della Statua della Libertà, semisepolta come quella di un torturato di Guantanamo, indica che non c’è più via di scampo per Peter Pan e si suoi Ragazzi Perduti; la voce letteralmente aspirata, risucchiata dalle basse frequenze di “Black Jack”. L’emulsione dei generi è pressoché totale, non è più rap, non è solo rumore, non è avanguardia, né retro-futurismo come nel minimalismo iperaccelarato e squassato di “Hustle Bones” dove un synth ottantesco s’intreccia su se stesso, centrifugato da un sistema binario impazzito. Solo “I’ve Seen A Footage” presenta tracce di un rap-rock oldschool ma annichilato alla loro maniera. Poi saltano gli argini in “Double Helix”, campioni singhiozzati su break-beat e sedicesimi e “System Blower”, con “Hacker” il brano manifesto della loro resistenza virtuale e cibernetica, un glitch industriale robotico e angosciante. Fino a rendere la loro distopia quasi ballabile, un ballo d’impiccati sotto elettro-shock, in “Bitch Please”, un loop dance totalmente fuori giri, rallentato, falcidiato, deturpato e nella già citata e magnifica“Hacker”: uno zapping inferocito di campionamenti e bleep elettronici alla deriva, un groove radioattivo degno quasi di una hit da rave.
Concludo il comunicato citando RZA: “Aiyyo,camoflouge chameleon, ninjas scalin’ your building/ No time to grab the gun they already got your wife and children/ A hit was sent, from the President, to rage your residence/ Because you had secret evidence, and documents/ On how they raped the continents (…)”.I Death Grips stanno arrivando, sono sempre più vicini: chiudetevi a chiave in casa o unitevi alla resistenza. È tutto un sogno, il mondo non esiste.
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