V Video

R Recensione

9/10

Coldplay

Parachutes

Quando sarà ora di tirare le somme, scegliendo(chiamati a scegliere) i dischi più rappresentativi di questo decennio, che vi piaccia oppure no, saremo “costretti” a fare il nome anche di “Parachutes”, piccolo gioiellino che vide la luce agli albori del decennio per opera di quattro ex compagni d’università con la passione comune per la buona musica.

Con una manciata di Ep pubblicati tra il 1998 e il 1999 (Il SafetyEp, il Brothers And Sisters Ep e il Blue Rooom Ep) e una discreta considerazione da parte dei media, il gruppo pubblica il suo preziosissimo debutto: Il disco con il mappamondo o per i più distratti, il disco di “Yellow”.

Non si può e soprattutto non si deve però in nessun modo sminuire o minimizzare questo lavoro, limitando la sua importanza solamente a quel singolo episodio e rendendo quindi insignificante l’opera nel suo complesso.

Da “Dont’ Panic” fino all’ultima “Everything Not Lost” o meglio ancora la ghost track “Life Is For Living” infatti, “Parachutes” mantiene alto il livello qualitativo delle sue composizioni che ora si cullano tra le malinconiche note di un pianoforte, suonato da un trasognante Chris Martin, per poi magari trastullarsi in semplici ma efficaci riff partoriti dalla chitarra “pulita” e carica di delay di Jonny Buckland.

La parola d’ordine come avrete ben capito è: Semplicità.

Il meraviglioso ed indiscusso fascino della semplicità.

Canzoni “minimali” e “povere” di suoni ma ricche di emozioni, una produzione leggera e mai invasiva, testi che parlano per lo più d’amore corrisposto e non e infine una passione dichiarata per le melodie tenui e malinconiche (da li il discutibile accostamento al neonato new acoustic movement).

La musica dei Coldplay è tutta qui, nuda e cruda, senza effetti particolari, senza trucchi, soltanto del buon pop come in “Don’t Panic” che riesce fin da subito a catturare l’attenzione di chi sta dietro lo stereo con le cuffie ben salde sul capo, avvolgendolo in una canzone breve ma intensa, ornata di un testo ottimista che attacca si un mondo “malato” e “abusato”, ma riesce a trovare in esso un possibile appoggio su cui contare e sperare, una ragione per la quale vivere in questo magnifico mondo.

Don’t Panic”, così come “High Speed” non è a tutti gli effetti una vera e propria sorpresa per i fan di vecchia data che la conoscevano già dai tempi dal “Blue Room Ep”.

Questa volta però il pezzo viene appositamente rivisitato per l’occasione e, a differenza dell’originale può contare su di un ritmo di batteria piuttosto sincopato, decisamente più varo e completo e di un arrangiamento meno d’atmosfera ma più concreto.

Chris Martin appare decisamente a suo agio sia nelle composizioni per pianoforte come “Everything Not Lost” fortemente influenzata dai Radiohead e con il classico finale prolungato alla Beatles, ma anche nelle bellissime e acustiche “We Never Change” struggente e carica di pathos, “Spies” annunciata da una sirena dal sapore thriller e “Sparks” dove una linea melodica di basso decisamente indovinata si intreccia con una voce di un insolito e struggente Chris Martin, padrone di registri vocali bassi come non lo sono mai stati e di una voce vibrante e ruvida.

L’apice del disco è sicuramente rappresentato dalle splendide “Shiver”, “Yellow” e “Trouble”:

La prima è un continuo alternarsi di sali scendi grazie ai quali la voce di Chris Martin può spaziare così da un falsetto celestiale fino a vibranti e calde tonalità, arrampicarsi in evoluzioni vocali appese ad un riff trascinante e “rocambolesco”, mettendo così in rilievo le sue notevoli doti canore e sollevando più di un paragone con il grandissimo Jeff Buckley.

La seconda, parte invece da un riff chitarristico figlio di Malkmus e dei suoi Pavement per poi svilupparsi in quanto di più orecchiabile si possa immaginare, un verso cullato e un ritornello che ti si appiccica addosso per non mollarti più. Una canzone d’amore splendida e mai banale o ancor peggio mielosa.

Trouble invece è la classica ballata alla coldplay con il classico giro di piano “alla Coldplay”, una struttura compositiva che visto il successo riscontrato, verrà poi ripetuta negli anni diventando così il marchio di fabbrica del gruppo.

La classe strabiliante del quartetto è ancor più rafforzata e confermata quando scopriamo gemme preziose negli episodi più brevi e apparentemente meno rilevanti come la dichiarazione d’amore disperata e mai rassegnata di “Parachutes” dolce intermezzo da quaranta secondi e la “timida” ghost track “Life Is For Leaving” nascosta e non dichiarata. Un inno alla vita e all’amore, perché si sa, è facile commettere degli errori, è facile perdere la fiducia delle persone a noi più care, l’importante è però accorgersi degli sbagli e cercare di porre rimedio magari chiedendo scusa, magari dicendolo tra i versi di una canzone, si perché “ la vita è fatta per essere vissuta, tutti lo sappiamo e non voglio viverla da solo”…

Arrivati fino in fondo, non ci resta che lasciarci trasportare nuovamente da questo generatore di emozioni, schiacciare il tasto play, chiudere gli occhi e riaprirli solamente quando saremo in alta quota, cullati da una musica sincera ed emozionante, solamente allora potremmo aprire il paracadute, prepararci per una dolce discesa e tornare con i piedi per terra alla vita di tutti i giorni.

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C Commenti

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ozzy(d) (ha votato 7 questo disco) alle 11:10 del 20 aprile 2007 ha scritto:

coldpalla

oddio, i coldplay erano un buon gruppo, avevano un paio di canzoncine discrete in dispensa..adesso hanno veramente stufato.

Lobo (ha votato 8 questo disco) alle 23:03 del 9 aprile 2009 ha scritto:

RE: coldpalla

Avranno stufato te, secondo me sono molto bravi. Tecnici, precisi. Ma tu forse hai dei gusti un pochino più grossolani...

dario1983 alle 23:58 del 9 aprile 2009 ha scritto:

RE: RE: coldpalla

secondo me sono così criticati proprio a causa del loro enorme successo. Spesso il successo è considerato inversamente proporzionale alla credibiltà da tanta gente che deve giocare ad essere "alternativa" a tutti i costi. A me onestamente non dispiacciono e il loro ultimo viva la vida è un ascolto davvero piacevole.

Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 22:29 del 20 aprile 2007 ha scritto:

Cold...

A me non sono proprio mai piaciuti...

Nadine Otto (ha votato 8 questo disco) alle 15:10 del 22 aprile 2007 ha scritto:

La moda di odiare i Coldplay

Come succede a tante band amate calorosamente da pochi "insider" e poi, diventate famose, vengono rifutati ancor più fortemente ...anch´io mi sono stufata e ho ceduto al trend, però nondimeno, gli si deve concedere il giusto tributo. Hanno fatto alcune delle canzoni più belle della storia della musica pop recente. E non parlo soltanto di "The Scientist" del bellissimo "A Rush of blood in the head", ma anche dei gioiellini di "Parachutes". Complimenti per la recensione!

Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 19:27 del 22 aprile 2007 ha scritto:

Sai...

Forse hai ragione Nadine, però mi pare un po' eccessivo dire che hanno fatto alcune delle canzoni pop più belle della storia recente. Secondo il mio parere, in ambito indipendente ci sono molti, ma molti (e sono davvero tanti) più gruppi che fanno canzoni molto più valide di quelle dei Coldplay, senza dover rinunciare per forza al motivetto fischiettabile. Non so, parlando di tempi molto recenti a noi, cito Spinto Band e Xavier Rudd, ma rimanendo nella scena brit come non citare i Pulp, ad esempio?

Arnold Layne (ha votato 2 questo disco) alle 21:00 del 22 aprile 2007 ha scritto:

...

Uno dei gruppi più piatti e monotoni che io abbia mai ascoltato.. non li odio per "moda", dato che non guardo tv, ascolto pochissima radio e ho a che fare con gente che ascolta altro. Semplicemente non ci vedo nulla di buono.

Dr.Paul (ha votato 5 questo disco) alle 21:33 del 22 aprile 2007 ha scritto:

nn mi piace scrivere sotto le rece, ma qui l'argomento è interessante devo fare un eccezione.

è verissimo che alcune band si odiano per "moda", per partito preso, rimane il fatto che anche io non ho mai digerito i loro album. Biasio fa esempio della spinto band, ma anche senza avventurarsi in percorso indie ci sarebbero dozzine di nomi da fare e ben piu validi, che ne so...un qualsiasi brano dei belle & sebastian dal 96 al 2000, ma proprio uno qualsiasi...

johnnycash83 (ha votato 8 questo disco) alle 11:01 del 23 aprile 2007 ha scritto:

potevano...nn hanno

johnnycash83 (ha votato 8 questo disco) alle 11:03 del 23 aprile 2007 ha scritto:

ahi ahi ahi

qsto album mi piace molto,uno dei migliori album pop degli ultimi anni...nn ci sn vuoti...

poi è meglio nn parlare di qllo che hanno fatto dopo...

Mboma (ha votato 7 questo disco) alle 17:28 del 23 aprile 2007 ha scritto:

look at the stars, at how they shine for you...

gruppo dotato di un senso melodico spiccato e killer, una cinica incisività pop tipicamente british...trouble e yellow sono due classici, il resto dell'album molto meno.

greg ranieri (ha votato 7 questo disco) alle 12:48 del 30 aprile 2007 ha scritto:

direi che il voto è altino. I coldplay stanno deludendo sempre di più, ma quest'album si lascia ascoltare.

dagenham dave (ha votato 9 questo disco) alle 6:22 del 13 luglio 2007 ha scritto:

comunque bello

l'ho comprato quando è uscito,e il cd mi colpì per alcune canzoni molto belle. Per il resto condivido Nadine Otto. Bravi!

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 12:10 del primo settembre 2007 ha scritto:

ci sono alcune bellissime canzoni, ma gli ultimi brani deludono un pò, rovinando l'effetto complessivo.

swansong (ha votato 7 questo disco) alle 12:45 del 17 ottobre 2007 ha scritto:

Bello ma...

...preferisco il successivo.

L'ultimo invece mi ha lasciato l'amaro in bocca dopo 3 ascolti...

Vikk (ha votato 7 questo disco) alle 14:24 del 2 novembre 2007 ha scritto:

come swansong preferisco il successimo comuque il disco si lascia ascoltare senza picchi ne' positivi ne' negativi. "Yellow" canzone piacevole e radiofonica, ma se la copmpariamo a qualche estratto dei primi due dischi dei Belle & Sebastien non fa una gran figura.

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 14:21 del 11 giugno 2008 ha scritto:

PARACULES

Non li odio, alcune canzoni sono piacevoli. Niente di più.

Lupetto (ha votato 8 questo disco) alle 10:25 del 18 luglio 2008 ha scritto:

questo è un grande debutto!

lev (ha votato 7 questo disco) alle 13:16 del 10 novembre 2008 ha scritto:

buon debutto, ma non fosse stato x un paio di pezzi (tra cui il capolavoro trouble)penso che sarebbe passato praticamente inosservato. mi sembra un disco un pò ingenuo. molto meglio il successivi a rush of blood...

Lobo (ha votato 8 questo disco) alle 15:32 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Grandissimo album, bella recensioni ed eccellente gruppo. Altro che Radiohead ....

dario1983 alle 21:57 del 29 marzo 2009 ha scritto:

lobo

altro che radiohead? le influenze che martin e company hanno subito subito dai primi radiohead, sono enormi... credo che non avrebbero cominciato nemmeno a suonare se non avessero avuto l'imput di ok computer. ottimi musicisti per carità, ma i radiohead sono di un altro pianeta.

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 12:50 del 2 aprile 2009 ha scritto:

RE: lobo

d'accordo in toto, dario

alburno (ha votato 8 questo disco) alle 12:49 del 29 aprile 2009 ha scritto:

La bellezza delle piccole cose!!

Buon inizio per la band che guardava alla vita in positivo e che dalla stessa si è lasciata plagiare!! Bellissime melodie, per non dire ottime, intensificate da una voce per niente anonima, ma che emoziona e sa penetrare come poche nell'aria. Si tratta proprio di un buon disco, pregno di ricordi che emanano aromi e colori dai toni caldi e avvolgenti, tinte crepuscolari di un'estate oramai prossima alla fine. Cantano la bellezza ma delle cose semplici, che chiunque può abbracciare e condividere, la bellezza, appunto, delle piccole cose....un ricordo e niente più!!

Belzebù (ha votato 5 questo disco) alle 22:59 del 12 maggio 2009 ha scritto:

Cito egli: "PARACULES"...

Mi regalarono il cd qualche anno fa. L'ho ascoltato un paio di volte prima di rendermi conto che non era un prodotto completamente inutile, per esempio aiuta a dormire senza i deleteri effetti collaterali del Valium. Piatto, monotono, palloso...Ma perchè garberanno tanto? Che cosa ci troverà la stampa (perchè son considerati, eh!)in quello slavato, fiacco Chris Martin? (E che cosa ci troverà la Paltrow)? Dite che è "cool"? Ma io dico (citando uno che l'ha detto per primo) che è "paracool".

Mell Of A Hess (ha votato 6 questo disco) alle 2:38 del 13 maggio 2009 ha scritto:

Belzebù col suo commento mi ricorda or ora che questo disco appartiene ad un mio amico...curiosa dopo il singolo (e soprattutto il video) "Don't Panic" lo chiesi in prestito, corsi a casa a metterlo nello stereo e... rimasi delusa, non so cosa mi aspettassi, non ci si dovrebbe forse mai aspettare nulla dai dischi, semplicemente ascoltarli. Lo feci qualche volta dopo e poi non m'incuriosì più,(cosa che invece fa tuttora A rush of blood to the head)per me di salti nel vuoto ce ne sono eccome, li salva qualche paracadute (appunto) che avete già citato.

Non credo che il successo porti con sé necessaria critica per sentirsi alternativi;malgrado l'inizio non convincente ho continuato ad ascoltarli ed apprezzo molto Martin al piano, solo che dopo la recente fatica (???) con Eno a parere mio quei paracadute proprio non si son aperti...sbam sul suolo. Il disco prima o poi lo renderò...(6 che sarebbe un 6+)

Sor90 (ha votato 10 questo disco) alle 15:39 del 6 giugno 2009 ha scritto:

Buon esordio

Bell'album e belle canzoni, tranne alcune che alla lunga stancano, e Shiver nel finale sembra andare fuori controllo... Decisamente meglio A Rush Of Blood To The Head, ma da qui a dire che è "inutile" ce ne passa. Verissimo che sono influenzati dai Radiohead, ma c'è una cosa che li distingue: l'ottimismo di fondo delle canzoni...

BigMike (ha votato 6 questo disco) alle 15:32 del 13 agosto 2009 ha scritto:

X lobo

Tecnici i coldplay!? oh ma ci sei o ci fai? tecnici saranno i dream theater ... non i coldplay....comunuque buono anche se non è il loro miglior disco

Lobo (ha votato 8 questo disco) alle 1:37 del 16 agosto 2009 ha scritto:

RE: X lobo

I Dream Theater sono veloci. Non tecnici. Fanno le solite scale del cazzo, e siccome non sono in grado di impararne altre, le suonano su e giù fino allo sfinimento. Hanno 50 anni e passano tutto il giorno a suonare assoli. Ogni giorno otto ore a suonare lo stesso cazzo di assolo. Poi si incrociano in studio e ognuno suona il suo cazzo di assolo velocissimo. Hanno solo quello, la velocità della routine e della mancanza di inventiva. Come l'impiegata delle poste, che mette 1000 timbri in 2 minuti. Come i dattilografi. Tatatatatatata!

george (ha votato 7 questo disco) alle 10:35 del 16 agosto 2009 ha scritto:

sulla discussione radiohead coldplay lobo ha le idee un pò confuse ma sui dream teather sono d'accordo con lui....

DucaViola (ha votato 7 questo disco) alle 17:17 del 22 agosto 2009 ha scritto:

E' un bel disco, secondo me mai raggiunto dagli stessi coldplay. Non un capolavoro, ma un buon disco... atmosfera a lume di candela, qualche incenso quà e là e il gioco è fatto... mica devono tutti urlare... ma poi... dove sono gli altri album?

Roberto Maniglio (ha votato 7 questo disco) alle 20:59 del 22 agosto 2009 ha scritto:

un disco discreto, niente di più; certamente il migliore dei Coldplay sino ad ora

Utente non più registrato alle 12:12 del 25 novembre 2009 ha scritto:

mammamia...

...Che ricordi!

Della serie "album del liceo": insieme a Origin of Symmetry dei Muse, The Bends dei Radiohead, Ketchup Suicide dei Linea77, White Pony dei Deftones, Battle of Los Angeles dei Rage Agaist the Machine, Follow the Leader dei Korn, So long... dei NOFX, Enema of the State dei Blink182, Warning dei Green Day, Smash degli Offspring, 22 celebri motivi per sognare dei Latte e i Suoi Derivati...

Ma quanti ricordi! Bello, niente da dire.

sarah (ha votato 7 questo disco) alle 12:58 del 25 novembre 2009 ha scritto:

Si possono odiare, tutto quello che volete, ma "Trouble" e "Shiver" sono due canzoni splendide...

Utente non più registrato alle 13:17 del 25 novembre 2009 ha scritto:

RE:

Ma anche Sparks e Everything's not lost.

Nell'estate 2001 lavoravo al reparto bagagli dell'aeroporto di Heathrow a Londra, con turni anche da 16 ore... Al primo giorno di riposo, rimanevo tutto il giorno a letto con Parachutes a basso volume di sottofondo...

ROX (ha votato 8 questo disco) alle 10:53 del 4 gennaio 2011 ha scritto:

RE:

Utente non più registrato alle 1:04 del 5 dicembre 2009 ha scritto:

Dopo quest'album hanno cominciato a perdere colpi...

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 10:50 del 30 aprile 2010 ha scritto:

quando sono apparsi sulla scena, ho sentito qualcuno definirli "i nuovi radiohead" (come se nel frattempo i Radiohead fossero morti). Ecco, questo magari non ha giocato a loro favore nelle mie preferenze. Il disco lo trovo carino, ma niente di più.

alby66 (ha votato 9 questo disco) alle 11:40 del 6 settembre 2010 ha scritto:

Concordo pienamente con l'autore di questa recensione(molto bella oltretutto e rende merito a questo gioiellino uscito dieci anni fa).

Concordo soprattutto sul concetto di "semplicità" utilizzato per esprimere una delle caratteristiche salienti di questo disco.Ricordo che lo acquistai a scatola chiusa dopo essere rimasto letteralmente fulminato dall'ascolto in radio di "Spies", brano che personalmente considero il capolavoro assoluto. Lì ritroviamo come in un prezioso bigino la peculiarità di questo disco e condensati tutti gli aspetti positivi di questo gruppo.La capacità di tessere semplici trame con una chitarra acustica delicata e ispirata.Pochi accordi molto evocativi e pregni di emozioni. In quel dischetto ho ritrovato la malinconia crepuscolare dei Pink Floyd degli anni '70 e il carico emotivo di un cantautore illuminato come Nick Drake.In qualche modo Parachutes raccoglie l'eredità di questi grandi artisti.

J.J.FOX (ha votato 4 questo disco) alle 22:35 del 17 dicembre 2010 ha scritto:

A parte 2-3 brani carini (niente di piu') il resto e' noia.. STRASOPRAVVALUTATI

bart alle 16:14 del 14 marzo 2011 ha scritto:

Trouble è una canzone che mette un pò di tristezza. Però è un gran bel pezzo!

Hexenductionhour (ha votato 9 questo disco) alle 22:23 del 23 settembre 2011 ha scritto:

uno migliori album pop-rock della storia a mio parere, canzoni tanto semplici quanto stupende per composizione e arrangiamenti...purtroppo con i successivi album sono un pò "calati"

salvatore (ha votato 7 questo disco) alle 23:15 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Decisamente un bel lavoro: 7,5

gigino (ha votato 9 questo disco) alle 11:03 del 9 novembre 2011 ha scritto:

A Cesare quel che è di Cesare

Non mi piacciono i Coldplay anzi, come a molti di voi, mi stanno un bel po' antipatici, ma bisogna ammettere che questo è un gran disco.

Ricordo quando ascoltai la prima volta "Trouble" su MTV: rimasi folgorato !

E sorpresa ancor maggiore la ebbi quando comprai l'album... Cristallinità ingenua, ma nello stesso tempo emozionante. Credo ceh il primo giorno lo ascoltai 40 volte.... Ed ancora mi capita di ariascoltarlo...

Peccato non si siano mai ripetuti.

Alfredo Cota (ha votato 4 questo disco) alle 11:23 del 25 novembre 2011 ha scritto:

Dappocaggine musicale.

bill_carson (ha votato 7 questo disco) alle 14:54 del 26 novembre 2011 ha scritto:

uno dei migliori album pop-rock della storia?! uahhahhahah

ma per favore...

bel dischetto di pop-rock brit-malinconico. tendenzialmente frantuma-coglioni.

magma (ha votato 6 questo disco) alle 16:55 del 29 febbraio 2012 ha scritto:

L'unico loro che ritengo passabile.

nebraska82 (ha votato 7 questo disco) alle 19:53 del 2 novembre 2012 ha scritto:

questo e soprattutto il più maturo e variegato seguito " a rush of blood." sono le cose migliori che hanno fatto. shiver, trouble e yellow suonano ancora come piccoli classici.

fab uni (ha votato 10 questo disco) alle 18:41 del 11 febbraio 2013 ha scritto:

perfetto, da "don't panic" a "life is for living"

fab uni (ha votato 10 questo disco) alle 18:41 del 11 febbraio 2013 ha scritto:

perfetto, da "don't panic" a "life is for living"

Infantino01 (ha votato 8 questo disco) alle 18:22 del 22 ottobre 2013 ha scritto:

Alziamo la media al miglior album dei Coldplay. Eccellente.