R Recensione

8/10

Black Rebel Motorcycle Club

Baby 81

Dopo aver ascoltato e apprezzato, pur non allo stesso modo, i primi tre dischi, viene naturale nonché spontaneo porsi una semplice ma inevitabile domanda:

Ma alla fine, i Black Rebel Motorcycle Club sono il gruppo shoegaze e “dark” a metà strada tra Jesus e Mary Chain , i Ride di Nowhere e i primi Verve dell’omonimo primo disco, il gruppo noise punk-rock casinaro di “Take them on, on your own” o la banda fortemente influenzata dalla tradizione Americana, blues, country dell’ultimo “Howl”?

Questo “Baby 81”, quarto atto della band di San Francisco, risponde alla domanda con un secco “nessuna delle tre!” o se preferite “tutte e tre!” o almeno così sembrerebbe ascoltando le tredici tracce presenti in questo ultimo disco.

Un lavoro che secondo alcuni avrebbe dovuto mettere chiarezza, facendo così luce una volta per tutte, sulla vera anima del gruppo…. e invece…e invece per fortuna, aggiungo io, ci ha spiazzati nuovamente, presentandoci così un lavoro compatto e maturo (anche se avevamo avuto prova di una maturazione già decisamente percepibile e compiuta dal precedente Howl) che è si un ritorno all’elettrizzazione dei primi due dischi, ma è un qualcosa ancora di diverso, dove le maggiori influenze dei tre riescono a convivere in modo sublime, alternandosi o mischiandosi tra di loro, convergendo armoniosamente senza mai calpestarsi i piedi risultando così un polpettone mal assortito.

Baby 81 è semplicemente un disco rock, senza mezze misure e senza tanti giri di parole,

che conferma una scrittura sincopata ed un’esecuzione quadrata e risoluta.

Lo si può di certo percepire nel trio iniziale spigliato e impertinente come si conviene…

Si parte dal blues primitivo del riff dell’iniziale “Took a loan” per poi passare a “Berlin”, un guitar rock tiratissimo che ricorda molto le atmosfere di “Take them” senza essere però così fastidiosamente “eccessiva” e confusa e infine un brano travestito da singolo di “successo” come “Weapon of choice” elettroacustica composizione che partendo da un riff acustico figlio del precedente Howl si sviluppa poi in un brano elettrico ed incalzante con tanto di ritornello “killer”.

Un inizio energico e deciso che non lascia scampo.

Stesso aroma che si ripeterà poi più avanti in tracce come “Lien your dreams” e “Need some air” che possono vantare un tiro notevole e una compattezza nel suono sorprendente, nonché un’orecchiabilità del tutto nuova.

666 Conducer” sembra invece essere stata recuperata dalle ispiratissime sessioni di “Howl” senza però sembrare per forza uno scarto di poco conto, mentre “Cold wind” è chiaramente uno sfogo alla maniera dei Nirvana dal retrogusto primi anni novanta dove, specialmente sul finale, i rimandi a Kurt Cobain e soci appaiono piuttosto evidenti.

Tuttavia Baby 81 può vantare anche numerosi e riusciti episodi “pop”.

Non è infatti un mistero che sotto coltri di feedback e “rumori” la band di San Francisco abbia da sempre celato armonie e atmosfere dalla tipica struttura “popolare”.

Mai come in questo disco però, il gruppo pare sentirsi libero di esprimersi in una chiave meno impegnata, più semplice e diretta, dove decisamente limpido e sorprendente appare l’animo pop. Difficile non rendersi conto di questa nuova evoluzione, specialmente in episodi come “Not what you wanted”, arricchita da parti di chitarra registrate e mandate in loop al contrario, “All you do is talk”, un pezzo che ha il sapore di certe cose degli U2, un aroma simile ai gioielli di The joshua tree, in particolare quell’inizio dall’atmosfera alla “Where the streets have no name” con tanto di voce carica di echo molto vicina a quella di Bono e soprattutto “Window”, composizione dai riverberi epici e dominata da un “soul” elegante che ben veste i panni della nuova “Promises” (una delle canzoni di punta in Howl).

Baby 81 ha quindi un pregio che nessun altro disco dei Black Rebel Motorcycle Club può vantare: la varietà.

Togliendo il mediocre e sopravvalutato “Take them on on your own”, gli altri due dischi infatti, pur essendo due lavori decisamente ispirati, rischiano però di risultare ripetitivi e in qualche senso monocordi, cosa che invece non riesce in nessun modo a questo nuovo lavoro che colpisce per la sua ricca e nutrita collezione di idee e spunti.

Forse, appunto proprio per questo, “Baby 81” può essere considerato il punto più alto della loro discografia…e pazienza se sul finale i nostri non riescano a trattenersi dall’incontrollabile desiderio di strafare e di lasciarsi andare in una jammata esagerata, fine a se stessa che prende vita nei nove minuti abbondanti di “American x”.

Pazienza, perché quello che resta alla fine di tutto è l’indubbio talento del gruppo, capace di cogliere non poche sfumature del rock e di presentarcele ogni volta con la classe e la disinvoltura che li contraddistingue dimostrando così una versatilità preziosissima che pochi gruppi possono vantare e che sicuramente va apprezzata senza riserve.

Si, perché i Black rebel, dopo i primi due dischi, avrebbero potuto continuare a marciare comodamente sull’ampio carrozzone dello shoegaze, cavalcando tra l’altro l’onda di un genere che in questi anni è tornato nuovamente di moda, evitando così di prendere rischi inutili….

e invece hanno fatto una scelta, hanno preferito rinnovarsi, dar voce alle proprie passioni neanche tanto nascoste, mettendosi in discussione e dimostrando così un talento che diversamente, difficilmente sarebbe venuto fuori.

Il club più prestigioso di San Francisco apre quindi per la quarta volta in sette anni le iscrizioni.

La quota è sempre più o meno la medesima, sta solo ai veterani scegliere se rinnovare l’adesione e ad i nuovi arrivati decidere se è il caso o meno di dare fiducia a questi tre ragazzi.

Allora, che fate, vi iscrivete?

V Voti

Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 8 voti.
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gogol 5/10
Sor90 8/10

C Commenti

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Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 15:54 del 2 maggio 2007 ha scritto:

Non mi iscriverò mai!

Però ammetto che questo è un gran bell'album