V Video

R Recensione

7,5/10

Beach House

Depression Cherry

Questa è stata la mia impressione: che per la prima volta, davvero, i Beach House abbiano fatto un disco privo di qualsiasi novità rispetto ai precedenti, nonostante lo iato di tre anni da “In Bloom”, per loro inedito, e nonostante il titolo e le anticipazioni facessero pensare a un ritorno alle introversioni autunnali della doppietta “Beach House”/”Devotion”. In realtà “Depression Cherry” fa una sola cosa: aggiunge nove pezzi pienamente Beach House al loro repertorio. E lo fa bene.

Poi, a riascoltare, qualcosa di diverso inevitabilmente si nota. Il tratto distintivo di questo disco mi sembra che stia in una maggiore tendenza all’abbandono, una propensione a lasciarsi scivolare via le vesti pop per farsi trasportare dall’inerzia degli organi e della “piena” sonora, come in trance, come se Scally e Legrand fossero una band da jam psichedelica, cosa che continuano a non essere, malgrado l’altissimo tasso, sempre costante fin dai primi dischi, di suggestione visionaria e tasso evocativo (ma non c’è, in effetti, allucinazione: c’è trasporto, piuttosto).

I pezzi, allora, sono più lunghi rispetto al solito, con code che alzano i volumi degli organi, fino a quasi a sommergere la batteria, con effetti ereditati da certo shoegaze (“Levitation”), o che replicano lo stesso giro e arpeggio di chitarra in loop infiniti e maestosi (“PPP”, dove spicca anche il sensuale spoken-word di Legrand). Dico shoegaze non a caso, vista l’impressione – quella, sì, davvero nuova, per il duo di Baltimora – che aveva fatto “Sparks”, il primo singolo, con il primo piano di una chitarra distorta molto ‘90s cullata da un effetto vocale ondivago tipico di certo torbido indie pop post-The Jesus & Mary Chain. E poi c’è il solito pezzo finale più aereo, qua sorretto da un coro che va a sostituire, a inizio brano, l’organo di Legrand (“Days of Candy”).

Insomma, non è il loro disco più “aperto”, ma di certo il più “spazioso”, e in quanto tale potrebbe stare al centro del quadrato che formavano i suoi quattro predecessori. “Space Song” conferma, elevando l’arte dei Beach House ai suoi livelli massimi, perché a quell’effetto di vagabondaggio per eccesso di godimento abbina una melodia cristallina, esaltata dal languido fraseggio di chitarra e dalle bolle di synth dall’effetto dreamy assicurato: da top 3 della loro carriera. Più standard gli altri pezzi, nei quali a fare da perno tornano a essere le melodie vocali e la voce di Legrand, con minutaggi contenuti ma non diversa bellezza (spiccano “Beyond Love” e “Wildflower”).

Ne esce un disco a cui niente impedisce di diventare il Beach House preferito di molti e che continuerà a tenere a distanza gli scettici. Di certo nel loro ambito cinque dischi di questa qualità pochi o nessuno, prima, era riuscito a piazzarli.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 8 voti.
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zebra 8/10
hiperwlt 7,5/10
salvatore 7,5/10

C Commenti

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hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:12 del 23 agosto 2015 ha scritto:

"Insomma, non è il loro disco più aperto, ma di certo il più spazioso". Da scolpire

hiperwlt (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:15 del 23 agosto 2015 ha scritto:

Secondo me, l'unica novità sostanziale è l'utilizzo di una nuova istintività compositiva, la quale si riversa in un'estetica altamente fluida - ma sicuramente non shoegaze, come poteva far pensare inizialmente "Sparks". Idee melodiche (quante cromaticità nelle tastiere!) e ritmiche semplici, al solito, a ruotare attorno ai brani, ma meno ragionate e perfezionate. Il disco, in questo senso, va come un flusso, piuttosto che specchiarsi continuamente nelle proprie bellezze ("Bloom"). "Beyond Love" è l'eccezione: secondo me, tra i loro capolavori. Per ora 7,5, come per Francesco - ottimo.

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 13:58 del 26 agosto 2015 ha scritto:

veniamo al sodo: meglio o peggio di Bloom?

target, autore, alle 14:07 del 26 agosto 2015 ha scritto:

Direi che se la giocano alla pari. Ho messo a questo mezzo punto in meno più per la cristallizzazione del suono. Ma forse, chissà, sulla lunga distanza, questo può reggere meglio.

A me riesce davvero difficile fare una classifica dei dischi dei Beach House. Va a periodi. Mi sembra che abbiano tutti, più o meno, la stessa qualità.

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 15:40 del 26 agosto 2015 ha scritto:

grazie targ

salvatore (ha votato 7,5 questo disco) alle 21:54 del 26 agosto 2015 ha scritto:

Recensione accuratissima, gruppo immenso (a mio avviso, il migliore degli ultimi 10 anni, come ho già detto spesso) e album bellissimo. Detto ciò, io non ho dubbi: peggio di "Teen Dream" (che secondo me resta, ad oggi, il loro capolavoro), peggio di "Bloom" e, forse, un pizzichino sotto "Devotion". Sopra il debutto di un altro pizzichino, invece. Detto così, può sembrare un giudizio negativo, ma non lo è. Il "problema" essenziale - a mio avviso e molto semplicemente - è che la scrittura dei brani è un poco meno ispirata (sono pero d'accordo sul fatto che "Space Song" sia un vertice della loro discografia), le melodie un poco meno vincenti, e l'emozionalità (come l'espressività vocale della Legrand, o forse proprio a causa di ciò) un po' frenata. Un pochino deluso, non lo nascondo, ma l'album è meraviglioso, sicuramente tra i migliori dell'anno, nonostante la concorrenza agguerritissima del 2015. Tra il 7,5 e l'8, ma mi prendo ancora qualche ascolto di tempo.

target, autore, alle 23:03 del 26 agosto 2015 ha scritto:

Bravo Salvo che azzarda la Beach-chart! Nei promessi giorni mi faccio un riascolto totale e propongo la mia (che potrebbe, in realtà, essere uguale, con "Devotion", forse, più su). Probabile, sì, che anche la scrittura sia un po' meno ispirata. Sono convinto, comunque, che su eventuali giudizi più tiepidi su questo disco giochi molto l'effetto assuefazione, inevitabile.

salvatore (ha votato 7,5 questo disco) alle 23:33 del 26 agosto 2015 ha scritto:

Sono d'accordo sulla questione dell'assuefazione. E' naturale che una volta provata la delizia della "prima (e della seconda e della terza e della quarta) volta" si perda un po' di pathos. E' soprannaturale, invece, che l'incanto resti pressoché inalterato.

Ma che la voce della Legrand non tocchi i picchi espressivi del passato è solo una mia impressione (dovuta all'assuefazione, forse) o mancano i grandi e stellari crescendo vocali del passato ("10 Mile stereo" - forse la sua interpretazione più riuscita, sempre da pelle d'oca o da lacrimuccia, fate voi -, "Heart of Chambers", "Wishes": Dio, cosa hanno scritto!)?

La Beach-chart è fantastica Schematizziamola, allora: 1-TEEN DREAM, 2-BLOOM, 3-DEVOTION, 4-DEPRESSION CHERRY, 5-BEACH HOUSE. Aspetto la tua, Fra' e quella di Mauro

target, autore, alle 10:57 del 30 agosto 2015 ha scritto:

Sì, è vero: certe interpretazioni vocali del passato qua mancano.

La mia Beachart, allora, quasi uguale a quella di Salvo: 1. Teen Dream 2. Devotion 3. Bloom 4. Depression Cherry 5. Beach House (dove però c'è "Auburn and Ivory", ossia il mio pezzo preferito dei "vecchi" Beach House).

salvatore (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:17 del 30 agosto 2015 ha scritto:

Quando il clavicembalo lascia il posto al solo pianoforte, con la voce della Legrand che si schiarisce e intona la breve strofa interrotta "come to me and I'll tell you what's wrong / she said, "I'll wait for you. I'll wait for...", prima di risprofondare nell'autismo, mi viene la pelle d'oca. Ho riascoltato "Master of None" e "Tokyo witch".... Mi fermo qui ché non vorrei già ritoccare la Beachart :/

target, autore, alle 13:37 del 30 agosto 2015 ha scritto:

Eh... Se ritocchiamo, poi, tocca mettere "Depression Cherry" per ultimo! (Che, davvero, pensa te).

Comunque me l'hai fatta riascoltare ancora. Ci va che "Auburn" sia la mia preferita in assoluto. Quei Beach House autistici, come dici tu, mi mancano.

salvatore (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:44 del 30 agosto 2015 ha scritto:

"Se ritocchiamo, poi, tocca mettere "Depression Cherry" per ultimo! (Che, davvero, pensa te)": Eh, per l'appunto...

salvatore (ha votato 7,5 questo disco) alle 13:45 del 30 agosto 2015 ha scritto:

Per la preferita in assoluto, provo a pensarci, ma temo di non farcela...

zebra (ha votato 8 questo disco) alle 15:32 del 2 settembre 2015 ha scritto:

Auburn and Ivory è una perla.

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 18:27 del 2 ottobre 2015 ha scritto:

lavoro molto bello, è spiazzante pensare che non abbiano sbagliato un disco questi due tizi!! necessiterebbero di una scheda tutta loro!! certo...io mi riconfermo outsider preferendo nettamente Bloom a tutti gli altri dischi.....

REBBY alle 21:30 del 2 ottobre 2015 ha scritto:

Completamente d'accordo con te, siamo almeno in due eheh

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 21:47 del 2 ottobre 2015 ha scritto:

fiuuuuu meno male!

LucaJoker19 alle 20:41 del 28 agosto 2015 ha scritto:

al primo ascolto sono deluso.. porcamiseria...

old alle 11:09 del 29 agosto 2015 ha scritto:

Rapito da Bluebird.

Clabbio86 alle 23:15 del 31 agosto 2015 ha scritto:

Com'è, com'è??? Domani vado a prendermelo, so già che probabilmente rimarrò un po' deluso rispetto agli album precedenti, ma non vedo l'ora di ascoltarlo

LucaJoker19 alle 13:12 del primo settembre 2015 ha scritto:

a me già al secondo ascolto piace un po di più.. cresce con gli ascolti

zebra (ha votato 8 questo disco) alle 19:05 del primo settembre 2015 ha scritto:

Al primo ascolto mi piacciono Space Song e 10:37.

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:45 del 3 settembre 2015 ha scritto:

Non male.

Ogni volta che Victoria schiude le labbra bisogna inginocchiarsi di fronte a tanta potenza: sacerdotessa. Bene la prima parte, eccetto - a mio avviso - la modesta "Sparks", ma si cade morbidi dal volo di "Levitation"; incredibile doppietta con "Space Song" e la vera colonna sonora di questa stanca estate, "Beyond Love", da scioglimento puro quando la Legrand incomincia con "The first thing that I do before I get into your house..."; in "10:37" non risultano sterili le scale cromatiche della voce e i soliti ricami di Scally; "PPP" mi ricorda gli anni Novanta e la mia infanzia, qualche guru venga a dirmi il perché; nuova impennata con "Wildflower", carine le sonorità di "Bluebird" e cullante il finale di "Days of Candy".

Un disco semplice, delicato, mai melenso. Candido. Confermarsi così credibili è dote di pochi. Ed è dote dei Beach House.

LucaJoker19 alle 16:34 del 3 settembre 2015 ha scritto:

sparks non riesce a piacermi purtroppo.. impressionante levitation, piu la ascolto e piu diventa la mia preferita ..

target, autore, alle 22:47 del 7 ottobre 2015 ha scritto:

Non so se sia uno scherzo (non è il primo aprile), ma i Beach House hanno appena annunciato l'uscita del loro nuovo disco, "Thank your lucky stars", per il 16 ottobre prossimo, specificando che si tratta di un album vero e proprio, non di una raccolta di b-sides o altro. Wow. Regalo di compleanno (il mio) in extremis.

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 0:58 del 8 ottobre 2015 ha scritto:

Non è uno scherzo: è una manna dal cielo.

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 14:57 del 24 ottobre 2015 ha scritto:

7 pieno

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 18:55 del 24 ottobre 2015 ha scritto:

Lavoro che mi ha positivamente impressionato, inducendomi a riprendere in mano una discografia che forse ho accantonato con troppa fretta. Recensione calibratissima e molto bella a mio avviso.

LucaJoker19_ alle 23:35 del 24 ottobre 2015 ha scritto:

Levitation comunque è pazzesca ogni volta che parte .. l'ascesa al paradiso proprio .. visto che quello nuovo è già uscito devo definitivamente farmi rimanere in testa questo , tanto un buon 80% l'ho assimilato la settimana che è uscito, fortunatamente non l'ho trovato complicato nell'ascolto, ma avevo messo in conto di riascoltarlo a novembre tanto per quello nuovo ci sarebbe stato tempo (seeee proprio...)

zebra (ha votato 8 questo disco) alle 21:49 del 20 novembre 2015 ha scritto:

Wildflower, brano che mi piace sempre di più ad ogni ascolto...