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R Recensione

6/10

Craft Spells

Nausea

Se nel 2011, al suo debutto (“Idle Labor”), il progetto di Justin Vallesteros si inseriva in un’onda di indie pop da cameretta cavalcata e apprezzata da molti, con la Captured Tracks a fare da chioccia, nel 2014 il paradigma è un po’ cambiato, e quei suoni – quei New Order riprodotti in casa con fai-da-te strumentali e produzione poco più che casalinga – risultano stanchi e fuori moda.

La “Nausea” del titolo di questo secondo lavoro a nome Craft Spells, tuttavia, non è tanto questa, ma quella che Vallesteros avrebbe provato, dopo un’eccessiva immersione nei loro meandri, per i social network. Certo, un po’ avrà contato anche la volontà di smarcarsi da una wave musicale usurata, se Vallesteros ha deciso per questo disco di lavorare non in solitudine ma con una band, senza prodursi da sé e mettendo al centro del momento compositivo il piano e non la chitarra. Qualcosa, in effetti, rispetto a “Idle Labor”, cambia.

Ne esce un album più delicato del precedente, più sofisticato nei puntelli strumentali, tra archi e ritmi quasi lounge, con il rischio, un po’ come nell’ultimo Wild Nothing, di passare via con piacere ma senza picchi melodici degni di nota. Di “Nausea” si apprezzano soprattutto certe rifiniture nell’arrangiamento (da “Komorebi” ai morriconismi di “Twirl”), certe percussioni tropical riprese dall’ultimo Washed Out, in un clima da torpore estivo (“Dwindle”) e ammicchi latini ("Laughing For My Life") che solo l’ultima “Breaking the Angle Against the Tide” lava via con un riff incisivo che spicca.

Pop addormentato.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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