R Recensione

6/10

Lacrosse

Bandages for the Heart

Parlando di pop “made in Sweden” vengono alla mente decine di artisti e band, che negli ultimi anni hanno fornito un contributo, non necessariamente di importanza fondamentale, alla musica contemporanea. Generalmente si è trattato di un pop vitale e frizzante con melodie spesso piuttosto accattivanti. Tuttavia, se si escludono i dischi di Jens Lekman (tanto per fare un nome, che in questo caso è quasi inevitabile) e poco altro, i risultati, per quanto spesso apprezzabili, sono stati solo raramente memorabili.

Analoga premessa e conseguente giudizio rispecchiano appieno i Lacrosse, che giungono in questo 2009 al secondo disco (“Bandages For The Heart”), che segue di due anni l’apprezzabile esordio intitolato “This New Year Will Be For You And Me”. Dal ritmo leggermente più frenetico rispetto a quest’ultimo, “Bandages For The Heart” si limita a confermare solo alcuni pregi del disco d’esordio, senza andare oltre.

Purtroppo solo alcune delle tracce risultano essere davvero coinvolgenti. Per quanto carenti in originalità, i Lacrosse riescono ad azzeccare una serie di melodie (“We Are Kids”, “I See A Brightness”, “Come Back Song #1”), sebbene solo raramente siano davvero trascinanti e solo in un’occasione, ovvero in “Song In The Morning”, incalzante marcetta pop con crescendo finale, risultino quasi irresistibili.

Le altre, invece, manifestano una certa stanchezza nella creatività ed evidenti limiti nella tecnica, come le chitarre da punk-revival di “All The Little Things That You Do”, l’annacquato, “finto” dream-pop di “Bandages For The Heart”, la poca incisività di “It’s Always Sunday Around Here” e il clapping di “All The Little Things That You Do” e di “My Stop”. Laddove possibile, tuttavia, queste canzoni riescono addirittura a risultare migliori rispetto a quei momenti in cui la band decide di rilassarsi, azionando i freni e rallentando il ritmo, come in “Excuses, Excuses” e “What’s Wrong With Love?”, ovvero due canzoni mediocri, o poco più.

In definitiva, un album discontinuo e carente di originalità, che sfiora la sufficienza, puntando tutto su ritmi e melodie trascinanti, che purtroppo vengono realmente azzeccati solo in poche circostanze.

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