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R Recensione

8/10

Mezzala

Irrequieto

A centrocampo, l’interno, o mezzala, è il giocatore che si dedica alla fase di spinta ma anche a quella di interdizione. Praticamente su lui grava buona parte del calcio moderno, ed è responsabile del bel gioco della sua squadra. Il nostro Mezzala, all’anagrafe Michele Bitossi, è un cantautore genovese: su queste due parole non mi soffermerò oltre poiché potremmo star delle ore a parlare di De André, Bindi, Lauzi, Endrigo, Paoli, Tenco. “Irrequieto” rappresenta il secondo disco solista del Bitossi, eppure quella voce così giovanile, quando ho ascoltato “Le tue paure” per la prima volta, mi è sembrata subito familiare. Lapsus profondo, lacerante: non sono riuscito a ricordare dove l’avessi già ascoltata. Alla fine ho dovuto chiedere a Google. Spiluccando il sito personale dell’artista ho scoperto – somma gioia! – che Mezzala altri non è che il 50% dei Numero6, band che amo sin dai tempi di “Iononsono” (2003).

Faccia da bullo di quartiere, cuore da cane di san Bernardo, Mezzala ha scritto dodici brani belli ed ironici. “Irrequieto” è una miscellanea di melodismo all’italiana (“Sei l’unica ferita”), pop d’autore (“Biodegradabile” e “Se mi accontentassi”), ballate rock (“La prima volta”, “Fino a Liverpool” e “Capitoli primi”), deragliamenti rap (“La classifica”) e folk (“Chissà”, feat. Zibba), concessioni all’elettronica (“Constatazione amichevole”) e déjà-vu indie (“A chi non vuol giocare”, “Mi lascio trasportare” e “Ancora un po’ bene”), che mettono in risalto il cammino sinora effettuato dal nostro. Mirabile l’utilizzo massivo dei fiati, dal sax al trombone, al flicorno; altrettanto encomiabile il suo gusto per il classicismo, provato dal trio d’archi. Insomma, Mezzala è un artista senza grilli per la testa, uno che riesce ad andare dritto al cuore della musica (italiana) senza inerpicarsi per i sentieri dell’ermetismo e dello sperimentalismo. “Irrequieto” è fatto di canzoni semplici e bellissime, ed è difficile, anzi impossibile, non trovare almeno un brano indimenticabile.

Cosa aggiungere a un disco così ben riuscito? “Irrequieto” entra a pieno titolo nella top-ten 2015 di musica italiana, accanto ad “Abbi cura di te” di Levante, “Amore e furto” di Francesco De Gregori, “Egomostro” di Colapesce, “Endkadenz” dei Verdena, “La scomparsa di Majorana” di Flavio Giurato, “Imperfezione” di Meg, “Protestantesima” di Umberto Maria Giardini, “Die” di Iosonouncane e “Un paese ci vuole” di Dimartino. Un anno piuttosto importante per la nostra musica.

V Voti

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