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R Recensione

6,5/10

Qualunque

Mafalda, il meteo e tutto il resto

Non esistono più le mezze stagioni, in Russia il comunismo è stato mal applicato, nei ristoranti in cui vanno i camionisti si mangia bene, in Italia ci vorrebbe un dittatore, la Dc ha mangiato per mezzo secolo, aiutiamo gli immigrati a casa loro: tutto becero qualunquismo. Ma ora abbiamo questo Luca Milani che l’uomo qualunque sembra voglia rappresentarlo in tutta la sua bonaria ingenuità, sin dal moniker. Italiani brava gente, insomma. La verità è che Qualunque è un emo che non si taglia, è un gay che non va al pride, è un rumeno che non ruba, è un camionista che non va a troie. Egli ostenta qualunquismo per distaccarsene il più possibile, invitandoci forse alla riflessione prima che il solito chiacchiericcio casalingo, fatto di luoghi comuni, stereotipi e salvinate, prenda il sopravvento.

Il disco si intitola “Mafalda, il meteo e tutto il resto” e, come i vecchi long playing, contiene otto pezzi (e una traccia fantasma), per trentacinque minuti di durata. Qualunque ammette che la sua opera prima è un disco di pioggia – poiché «c’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo» – ma è pure un disco di neve e ghiaccio, ché «quando il buio si avvicina vorrei rapire il freddo in un giorno di sole». In questo senso, “Siberia” e “Domenica” sono due brani emblematici di questa tensione verso le basse temperature: in entrambi c’è una sorta di raffreddamento del desiderio, di annichilimento della volontà, una fase down come dopo l’irruzione in vena della merda marrone («non ci smentiamo mai, / amico mio sono vent’anni che / morire assieme è comodo e funzionale a qualche tipo di clichè / morale»). Qualunque canta male, la voce gli trema e la chitarra crea mulinelli di rock graffiante e postatomico: mi sento di poterlo assimilare al Bugo lo-fi dei primordi. Testi noir da fallito di prim’ordine in “Nove maledetti millimetri” e “La pioggia sul divano”, brandelli di cuore strappato ne “Il sole tramonta a casa tua”, “Centomila leghe” e “Libellula”. Infine il cardiopatico post rock di “Iceberg”, da cui si evince l’idea musicale di Qualunque: uscire vivi dagli anni ’90 – marchiati a fuoco da Slint e Nirvana – per vivere con disincanto questi adolescenziali e nauseabondi anni ’10.

Mafalda, il meteo e tutto il resto” è quindi uno scarico di fredda acqua piovana, un doccione gelato sotto cui riprendersi dopo il coma dei 90s. E in una giornata di sole, su di un viottolo di campagna, Luca se ne sta sotto l’ombrello con quell’inguardabile acetato. Insomma: a Qualunque piacerebbe essere un uomo qualunque, ma proprio qualunque non è.

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