V Video

R Recensione

7/10

Edward Ka-Spel, Philippe Petit

Are you receiving us, Planet Earth?!

Nel Novecento lo spazio è diventato più che un un’utopia: si è infatti trasformato in realtà grazie alle missioni sovietiche, americane ed europee. Tutti i generi artistici si sono occupati dello spazio e la musica non ha fatto eccezione, occupandosi spesso delle sfere celesti, dall’invenzione di filoni ispirati al cosmo (kosmische musik) fino a vere e proprie incursioni in orbita (“Rendez-vous” di Jean Michel Jarre). Svanita la competizione per la conquista dello spazio, non resta che un nodo filosofico, ben snocciolato dalla nuova release del francese Philippe Petit in collaborazione col britannico Edward Ka-Spel, leader dei Legendary Pink Dots.

I due folli musicisti si immaginano sul pianeta Glurg (che potrebbe essere la Luna) non intenti a saltellare sul suolo selenico bensì a tentare di comunicare col pianeta Terra. La comunicazione immaginata dai due non è quella puramente logistica che ci si aspetterebbe da un Neil Armstrong qualunque ma si prefigura come un vero e proprio quesito esistenziale: «Planet Earth , are you receiving us? It’s been a while… Planet Earth, are you, in fact, still there?». Insomma, ci sono ancora esseri umani su questo globo? La domanda, priva di risposta, rappresenta il nucleo centrale di questo disco, basato su droni, loop, effetti, filtri, automazioni, turntablism, infiltrazioni, suoni concreti e sample. Da un lato c’è Ka-Spel col suo mimetismo live, dall’altro Petit con la sua estrema perizia alle macchine analogiche.

L’allunaggio musicale ha inizio con “Subterranean, homesick”, traccia tenebrosa ed opprimente, con Ka-Spel che canta a mo’ di kyrie eleison un allucinogeno ed intermittente proclama. Se qui il suono è perlopiù in mano alle basse frequenze, scandito matematicamente da sonagli e sferragliamenti, nella lunghissima successiva “Giant steps post” il metronomo va a farsi friggere e la consueta vena avanguardistica di Philippe Petit viene fuori in tutta la sua furia, accasandosi col background di Edward Ka-Spel, fatto di tanto, troppo, noise. I rumori della volta celeste sembrano darsi appuntamento in questo brano, tra fotoni impazziti e composti satelliti, asteroidi ghiacciati e immondizia spaziale.

La techno aerea e ricercata di Jeff Mills appare in “Needles IV” e in “Where does the sound go?”, col suono che si fa glitchoso, granulare, sporico. Gli interventi dei due musicisti sulla linea di modulazione portante, pur restando improvvisi e spaventevoli, sembrano esser meno invasivi e traumatizzanti. La voce fuori campo di Ka-Spel, lenta ma ferma, tanto profonda e sostenuta, ci sveglia dal coma. Eppure, nei versi declamati c’è una vena di disillusione, un che di frustrazione, come di qualcuno che parla sapendo di non essere ascoltato. Il disco si va a concludere nella bonus track “Bad night”, breve pleonasmo a quanto detto sinora.

Ascoltando “Are you receiving us, Planet Earth?!” si noteranno moltissime influenze provenienti da Throbbing Gristle, Faust, Can, Iannis Xenakis, Karlheinz Stockhausen, Brainticket, The Residents e persino David Bowie. Ma dopo tre quarti d’ora d’ascolto il vero quesito rimarrà irrisolto: su questa palla azzurra c’è ancora qualche essere umano degno di tale definizione?

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.