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R Recensione

7/10

Ottone Pesante / Sudoku Killer

Subsound Split Series #8

Valutate la classe di una donna dagli abbinamenti che propone: popcorn e blockbuster, pollo e salmone oppure, come suggerisce Caterina Palazzi, nientemeno che Hannibal Lecter e Anton Chigurh. Game over: non è proprio un paese per vecchi (né tantomeno per vecchie). L’occasione per prestare attenzione ai gusti di Caterina è ghiotta e, come sempre in questi casi, piuttosto unica: l’ennesimo split in 12” della ricca serie targata Subsound, per la precisione l’ottavo, che vede i Sudoku Killer capitanati dalla contrabbassista romana incontrarsi e scontrarsi con un trio d’eccezione, gli Ottone Pesante. L’esperimento è particolarmente interessante: due visioni non convenzionali del jazz, due raggi d’azione che si lambiscono nel pescoso stagno dell’underground heavy tricolore (qualunque cosa questa formula voglia dire), due ultime prove (“Asperger” per gli uni, “Apocalips” per gli altri) particolarmente centrate. Domanda velenosa del solito scettico: fu vera gloria?

Entrambe le formazioni si riscoprono fedeli ad un dettame comune: riprendere le fila del discorso da dove era stato interrotto. Ai Sudoku Killer tocca un’altra suite polifonica di un quarto d’ora, modellata sulla frase portante della ghost track della vecchia “Medusa”, che alle puntuali incursioni noir-grunge della chitarra di Giacomo Ancillotto oppone da una parte il sanguigno fraseggio del sax di Antonio Raia, qui ai saluti finali (capace anche di notevoli afasie free jazz nella fase di scarico) e dall’altra le schiumanti ragnatele impro tessute, con plastiche pose performative, dallo strumento della bandleader. Gli Ottone Pesante replicano con quattro buoni inediti: “In The End Silence Under The Snow” allunga l’onda lunga del carosello balcanico con un sulfureo melodismo quasi black metal, “Weak” ha il respiro titanico di una produzione power-heavy vecchio stile (il ritornello, forse per eccessiva autosuggestione?, mette assieme Angel Witch e Iron Maiden), “Zinculate” gioca sul filo di scudisciate hardcore in perenne rilancio (e tuttavia ben gestite anche a livello ritmico, a differenza anche del recente passato) e “The Slow Rise To The Abyss” completa il lotto con un lento crescendo doom dall’imponenza teatrale.

Non è il miglior episodio della serie, ma una collaborazione di alto livello sicuramente sì. Da seguire rigorosamente in movimento: una pistola ad aria compressa è sempre pronta a far capolino da dietro l’angolo…

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