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R Recensione

7/10

Andrès Garcia & the Ghost

Haunted Love

Haunted Love è un album dietro al quale si muove il nome pesante di Andrès Garcia, grande produttore di musica elettronica e in particolare di minimal techno. Ma la sua musica è anche uno spazio sonoro del quale si riempiono sale da ballo come palchi teatrali o schermi cinematografici. Qui infatti ha qualcosa dietro, come un’ombra, come un fantasma: si tratta della presenza di Guilherme Botelho e Laurent Valdes. Il loro apporto a Haunted Love ha un peso fortemente figurativo che ha trasformato questo album in un vero e proprio show, grazie all’audacia coreografica del primo e alla visualità sconcertante del secondo.

La profonda e sicura voce che recita in francese in “Sur les wagons” crea un’atmosfera di complicità nouvelle vague ricamata di intarsi elettronici. Qualcosa che sembra straordinariamente scomparire in “Wavelenghts passions”, dove la voce diventa un sussurro alla Gotye e gli effetti elettronici scivolano in un’atmosfera indie-folk aprendosi a contrappunti vocali e lievi cori che ne fanno un vero gioiello. Il dedalo di atmosfere non rivela mai una conseguenzialità logica, così dal brano indie si passa senza mediazioni ad un sound elettronico anni ’80 molto vicino all’ Herbie Hancock di Future Shock, con accenti funk e fughe lounge di cui “Believe” è la realizzazione. Sade è dietro l’angolo: una sensuale voce femminile sospira un inglese dal forte accento francese, mentre una base dub accompagna quasi invisibile un coro e un assolo di synth, prima di chiudere con la risposta francese articolata da quella stessa voce maschile già ascoltata in precedenza. È così che con questa “I’m no longer” sembra allora possibile rintracciare una linea di continuità dell’album, qualcosa che nella seguente “Deep down” prosegue inseguendo una linea house-jazz dove un’armonica dirige un soffio leggero rubato al fantasma ingombrante di una tromba. È un jazz sostenuto da una base dub che non ingombra, che non sovrasta mai le splendide architetture sonore composte con strumenti raffinati. In “Still your tropics” questa armonia si esalta nella sezione vocale in cui tonalità britanniche non arrivano mai a contrastare con la loro forza tonale le raffinate tonalità francesi che le intrecciano.

Questo connubio tra elettronica e jazz, tra dub e soul, tra funk e lounge, sta alla base della grandezza nascosta di Haunted Love, qualcosa che lo rende un gioiello nascosto, apparentemente inaccessibile a chi non sappia apprezzare un determinato genere ricercato e invece in grado perfettamente di colpire l’ascoltatore con la sua amalgama perfetta di atmosfere. La conclusiva “Suite” è forse la sintesi perfetta di questo lavoro: la base dub si trasforma in un ritmo tribale che sa alternare momenti sostenuti a divagazioni chill-out tra le quali un pianoforte, una voce, un’armonica e decine di altri suoni, effetti elettronici, celebrano la loro coesistenza armoniosa per provocare l’emozione sensitiva di chi li stia ascoltando.

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