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R Recensione

7,5/10

Chat Noir

Nine thoughts for one word

All’edificio si arriva attraverso un lungo viale, contornato da alti alberi. Dentro, attraversando le ampie stanze poco illuminate, che non mostrano alla vista tutto il proprio contenuto, la tensione per l’incognito si  alterna ad una rassicurante sensazione di familiarità. Luci ed ombre, insieme a particolari ordinari, giochi di bimbi, una tavola ancora apparecchiata, libri poggiati su una poltrona. Sulla porta d’ingresso della cantina un neon lampeggia, lanciando bagliori intermittenti. Il percorso interno termina con l'apertura di una grande vetrata che porta al giardino, immerso nella piena luce del giorno, avvolgente e ricco di profumi floreali.

 

Benvenuti alla nuova casa Chat Noire, progettata e realizzata dagli architetti sonori Michele Cavallari, Luca Fogagnolo e Jan Peter Schwalm.

La casa si chiama “Nine Thoughts For One Word”, ed è il quinto album di un ensemble nato come trio di impronta euro jazz ed oggi, dopo l’abbandono del batterista  storico Giuliano Ferrari (che rimarrà presente nelle performances dal vivo) e l’ingresso dell’artista tedesco, trasformatosi in laboratorio di musiche possibili arredato da prog, elettronica, trip hop, una forma di canzone non convenzionale, ed aromi orientali sparsi con discrezione.

Ancor più che nel precedente “Elec3Cities”, nel nuovo lavoro si avverte il desiderio di emancipazione dai riferimenti che hanno guidato fino a qui il cammino dei musicisti, al punto di  evaporare in pochi accenni le tracce del linguaggio jazz, insieme ad un’ inedita voglia di sperimentare, tramite i suoni e l’elettronica, processi e dinamiche compositive inedite. Il recente “The beauty of disaster”, pubblicato da Schwalm per la stessa RareNoise qualche mese fa, è un significativo predecessore di questo lavoro, che declina la sintassi dark ambient del musicista tedesco in un contesto più caldo, accogliente, ed attento alla componente melodica. 

Prevale, all’interno di otto composizioni che potrebbero essere altrettanti microracconti o stanze da attraversare, una vena espressionista da cui sgorgano momenti carichi di ritmo, (le fitte trame elettroniche di “Blinking neon”, il girotondo techno di ”Uneven” ) oasi di tranquillità (il moto processionale iterativo dell’iniziale “Eternal tranquil light”, gli articolati “racconti” del pianoforte di “Fundamental mind”, le malinconiche cadenze di “Detuning leaves”, avvio che ricorda i Japan e sviluppo libero fino al rumore), e spazi per la creatività lasciata libera di prendere le forme più idonee (“Momentary continual” una wave song cantata, con timbriche marziali e taglienti, da Alessandro Tomaselli, e condotta dalle chitarre di Daniel Calvi, “Soft ground”, ambient, world e psichedelia sedimentati nel giro di pochi minuti).

Crystallized flow” chiude il disco con la melodia più bella, quasi una preghiera condotta dal pianoforte, che fa immaginare cieli azzurro violento e prati senza confini, mentre nel sottotesto un synth prestato da Eno rimesta echi circolari.

Dopo “Nine thoughts for one word” non si può che nutrire curiosità ed interesse per il futuro percorso del Gatto nero: per ora il diletto sta nel tornare ad esplorare con calma, ripetutamente, un disco / casa, con i sensi allertati a caccia della sorpresa, che può essere in agguato dietro ad ogni angolo.

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