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R Recensione

7/10

Jovine

Sei

Sesto disco per la band napoletana guidata dalla voce di Valerio Jovine, attualmente  seconda voce dei ritrovati 99 Posse, in cui milita anche il fratello Massimo JRM Jovine, la cui presenza aleggia in tutto il disco (tanto che nelle note di copertina viene citato come “il guru su ogni traccia”). Oltre a JRM della posse napoletana troviamo anche Luca O’ Zulu Persico (la voce dei 99 Posse), e poi due ottimi featuring ad opera del ritrovato Speaker Cenzou e di Dope One. Ma ciò che spicca di più è la voce di Valerio Jovine, sempre in primo piano, una voce convincente, sia quando usa il suo napoletano, sia in italiano, qui usato quasi in prevalenza sull’idioma dialettale.

Lo si potrebbe definire un disco multiculturale, per come sa unire le due lingue (italiano e napoletano), ma anche per come riesce a mischiare i suoni di provenienza caraibica in tutte le sue sfumature (reggae, ragamuffin, rocksteady, roots) alla tradizione melodica napoletana, creando una musica solare, pop nell’accezione migliore del termine.

Convincono da questo punto di vista brani quali Me’ so’ scetat’ e tre, un reggae ragamuffin giocato sul continuo mischiare indifferentemente italiano e napoletano, con un ritornello pop che si fischietta al volo dopo il primo ascolto, o La matematica e Canto, brani cantati in italiano, allegri, tra reggae e pop, sulle orme di quanto fatto negli anni da Roy Paci. Il risultato è una musica solare e allegra, con testi semplici e diretti. O ancora il brano che dà il titolo al disco, Sei, un reggae lento che sconfina nella canzone d’autore, il cui ritornello fa l’occhiolino al pop venato di soul. Riuscito anche l’incrocio tra rocksteady e pop di Ci sono regole?, dove troviamo ancora una volta un ritornello che occhieggia alla melodia facile con un testo in realtà molto serio (ci sono un centinaio di religioni differenti, un mondo diviso tra potenti, tre case discografiche due radio ufficiali, una cinquantina di cantanti tutti uguali).

Serio, se non propriamente politico, è pure il testo di Non mi rappresenta, un roots reggae slow in italiano. Non mancano infatti brani più roots, come La Rivoluzione, con le sue chitarre in levare, cantata in napoletano e italiano, ed un ottimo testo sulla realtà quotidiana, tra primavere arabe, crisi economiche, banche e lavoro. Roots reggae anche per My music, brano cantato in italiano sul potere della musica, con un gran featuring di Speaker Cenzou (una delle voci rap napoletane più belle e convincenti di sempre).

La rivendicazione dell’identità napoletana, e anche dell’essere contemporaneamente cittadini del mondo, arriva con Napulitan, un reggae con tinte rocksteady, il cui intento è la volontà di abbattere le barriere geografiche create dall’ignoranza (so jamaicano africano so’ nat’ a milano, so’ napulitan, so’ pakistano palestinese albanese, di torino, cittadino do’ munn’ napulitan) con tanto di fiati, chitarra, tastiere ed una gran produzione, nonché uno splendido featuring di Zulù, uno dei brani di punta del cd, dotato di un ritmo trascinante.

Napoli città davvero multietnica, così come viene descritta in Napl’ sona, un roots reggae in napoletano, con un bel featuring di Dope One, una sorta di inno per questa città di musicanti e sognatori, il cui suono è il risultato delle varie dominazioni che si sono stratificate sul tessuto culturale della città (bizantine, normanne, arabe, francesi, spagnole) fino ad arrivare alla classica canzone napoletana (da Sergio Bruni a Mario Merola).

Perfettamente riusciti anche Di notte, con le tastiere reggae a tenere il ritmo, un brano che si apre a incursioni elettriche, con il ritmo che aumenta e un suono che richiama i Subsonica e i Massive Attack più dance, grazie all’intervento di Marco Messina dei 99 Posse, e I Got, un roots reggae dove il napoletano si mischia all’inglese, e la voce di Valerio a quella del percussionista della band, Paolo Batà Bianconcini.

Disco a suo modo coraggioso, nel mantenere ferme le basi del suono dei Jovine, cioè il reggae ed i suoi cugini prossimi, senza paura però di aprirsi al pop, creando un suono accattivante e orecchiabile che poterbbe ottenere i meritati consensi oltre la cerchia degli appassionati del genere.  

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