R Recensione

5/10

Jesse Sykes

Like, Love, Lust & The Open Halls of the Soul

A più due anni di distanza dal tanto apprezzato Oh, My Girl ecco la nuova opera di una della cantautrici più stimate dagli addetti ai lavori degli ultimi anni: Jesse Sykes, accompagnata dagli ormai fedeli compari Sweet Hereafter (capitanati dall’ex chitarrista dei WhiskeytownPhil Wandscher) .

Non senza indugi, la Sykes in quest’occasione, decide di cambiare rotta allontanandosi, almeno in parte, dalle strade che l’avevano portata così vicino ai quei territori di frontiera oscuri e malinconici che aveva saputo magnificamente attraversare nei primi due lavori. Niente rivoluzioni ma un’apertura sostanziale, un album dai contenuti più vasti che si avvicina in più di un episodio (You Might Walk Awy, I Like The Sound) al rock made in Usa classico.

Proprio il suono della chitarra di Wandscher ed un uso versatile e vagamente blues della voce di Jesse Sykes sono gli elementi di maggiore novità che dimostrano la volontà di fare un tentativo… verso che cosa però è difficile capirlo. Se alcuni episodi (Eisenhower Moon, Spectral Beings, Station Gray), seppur con approcci diversi, riescono a mantenere quelle atmosfere intime e suggestive a cui la sofferta ed incantevole voce della Sykes ci aveva abituati, questo Like Love Lust & the Open Halls of the Soul perde un po’ di forza seducente e di composta e cupa melodia. Tenta di rilanciarsi solcando terreni nuovi, scindendosi in differenti strade, ma non tutte convincono o comunque meritano un ascolto più attento: un disco meno denso e struggente dei precedenti, ancora in grado di far filtrare un certo stile, ma nell’insieme contrastante; provate a dargli più di una chance, comunque…non sarà un peso eccessivo…

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